Formula 1. A Monza svetta il tricolore ma è quello dell’Alpha Tauri

Nel disastro Ferrari, il francese Gasly vince il gran premio d'Italia al volante della ex Minardi e firma una vera impresa

La Formula 1 non ha tempo di fermarsi e torna subito in pista, per un altro dei suoi eventi più attesi, il Gran Premio d’Italia a Monza, il “Tempio della velocità”.

In attesa di una Ferrari che torni nelle posizioni che le competono, i discorsi degli addetti ai lavori vengono essenzialmente monopolizzati da due argomenti: l’entrata in vigore delle limitazioni in materia di mappature motore (viene definitivamente abolito il party mode) e la cessione della storica scuderia Williams (fondata da Sir Frank Williams nel 1977 e che poteva attualmente contare sulla figlia Claire in qualità di vice presidente e vice Team Principal) alla  società Darlinton Capital, datata 21 agosto 2020: la gara monzese è perciò l’ultima della famiglia che lascia al termine della stessa, dopo 114 vittorie, 128 pole, nove campionati costruttori e sette piloti.

Le prove libere

Al venerdì i piloti sono costantemente impegnati nel cercare l’assetto migliore, visto che la pista brianzola, pista di motore e dalle elevate velocità di punta, richiede ali piuttosto scariche e non di rado rende necessario l’utilizzo delle scie per migliorare i riscontri cronometrici: da qui spiegati i problemi di traffico cronico che caratterizzano le sessioni di qualifiche.

Tutte e tre le sessioni di libere vengono, come da consuetudine, primeggiate dalle Mercedes anche se sul passo gara le Red Bull, e in particolare Verstappen (autore anche di un incidente senza conseguene alla Curva Ascari durante la sessione del venerdì mattina) sembrano possano dire la loro: le FP1 le conquista Bottas in 1’20”703, le FP2 Hamilton in 1’20”192 e le terze libere ancora Bottas, in 1’20”089.

Le qualifiche

Le protagoniste più attese restano senza dubbio le Ferrari, nonostante un altro venerdì difficile; eppure, neanche questa volta il miracolo riesce, visto che Vettel rimane imbottigliato nel traffico del Q1, primeggiato da Hamilton in 1’19”514 e non riesce a migliorare l’1’21″151, piazzandosi 17° e venendo eliminato per soli 47 millesimi, mentre Leclerc è soltanto tredicesimo, col suo 1’20”273.

Il Q2 vede la prima posizione di Bottas in 1’18”952, preludio all’ennesimo dominio delle Frecce Nere nel Q3, pur non servendosi delle scie, monopolizzando la prima fila: l’1’18”956 (miglior settore centrale più veloce) regala a Hamilton la 90esima pole della carriera, impreziosita dalla media oraria di 264.362 km/h che lo rende il giro più veloce nella storia della F1; l’inglese si mette alle spalle Bottas, l’ottimo Sainz, Perez e Verstappen (staccati, rispettivamente, di 69, 808, 833 e 908 millesimi); a chiudere la Top 10 Norris, Ricciardo, Stroll, Albon e Gasly

La gara

La domenica mattina si apre con l’ufficializzazione del cambio di denominazione della Renault che dall’anno prossimo correrà sotto le insegne Alpine, il suo brand di vetture sportive.

Allo spegnimento dei semafori Hamilton non ha problemi, a differenza del compagno Bottas che parte al rallentatore e si fa subito passare da Sainz e da Norris (dopo un duro corpo a corpo alla Roggia), per poi venir sopravanzato anche da Perez e Ricciardo; a centro gruppo, Gasly tocca Albon che si scompone, deve tagliare la prima chicane e scivola 14esimo, come per altro male anche Verstappen, scavalcato da Norris ma anche da Stroll ma sul quale è lesto a riprendersi il settimo posto.

La desolante gara di Sebastian Vettel dura appena sei giri, costretto al ritiro per la rottura dei freni (il disco incandescente posteriore sinistro che brucia rinvia la memoria dei ferraristi al nefasto ritiro di Alesi nel 1995, per un problema dagli effetti similari), mentre Leclerc non riesce a schiodarsi dalla tredicesima posizione iniziale, lasciandosi addirittura superare al 18esimo giro da Albon e scegliendo quindi di rientrare subito ai box per montare la mescola Hard, giusto poco prima del ritiro di Kevin Magnussen che parcheggia la vettura nei pressi dell’ingresso box, costringendo la Safety Car ad uscire: la situazione delicata rende necessaria la chiusura della corsia delle soste; Hamilton (complice un clamoroso fraintendimento con il muretto) e Giovinazzi però non se ne avvedono e rientrano immediatamente, a differenza degli altri che invece attendono (nel valzer dei cambi gomma ne approfitta Bottas che grazie alla confusione sopravanza Perez e Ricciardo) e vedendosi per questo comminati entrambi uno Stop and  Go di 10”.

La neutralizzazione, di cui beneficiano coloro i quali si erano già fermati, stravolge la classifica che alle spalle di Hamilton vede Gasly (15° prima della neutralizzazione), Stroll e le due Alfa, rendendo elettrizzante la ripartenza della gara che avviene al giro 24: subito Leclerc effettua un doppio sorpasso ai danni delle Alfa-Sauber e si mette quarto, salvo poi rendersi protagonista di un grande spavento: il monegasco perde la vettura alla Parabolica, scivolando sulla riga bianca e va a sbattere pesantemente contro le barriere, danneggiandole e costringendo la direzione gara ad esporre la bandiera rossa, fermando la gara che viene poi rivitalizzata con partenza da fermo.

La seconda partenza di giornata vede Hamilton scontare subito la penalità, sprofondando così in diciassettesima posizione: Gasly si ritrova in testa, mentre la gara perde subito un altro dei suoi protagonisti, visto che Verstappen si ritira per un problema al motore.

Al 34esimo passaggio Sainz (che al ventinovesimo passaggio aveva passato Stroll) di forza si prende la seconda posizione su Raikkonen alla prima chicane, imitato da Stroll nel giro successivo alla Variante della Roggia: per il finlandese la decadenza degli pneumatici sarà fatale e lo spingerà fuori dalla zona punti.

Dietro, Hamilton deve lottare nella sua rimonta, facendo i conti con un motore che non può esprimersi al massimo e resta dietro ad Albon per parecchie tornate, prendendosi la quattordicesima posizione al giro 40, sfruttando la maggiore velocità in virtù di un leggero errore del pilota Red Bull, per poi infilare in successione Russell, Grosjean e Latifi.

In testa il proscenio è tutto per il duello Sainz, Gasly, combattuto sul filo dei decimi; Hamilton entra in zona punti al giro 47, dopo il sorpasso su Raikkonen ed  è nono su Perez al 49, per poi passare ottavo ai meno tre dalla fine e settimo all’ultimo giro, concludendo così uma domenica inusuale ma tutto sommato limitando i danni (ai sei punti del settimo va aggiunto quello del giro più veloce, fatto segnare alla 34esima tornata in 1’22”746).

Sainz rompe gli indugi ai meno tre dall’arrivo ma non riesce ad arrivare che a 416 millesimi, il distacco minimo che alla fine lo separa sulla linea del traguardo da Gasly (bravo ad allungare nei tratti meno rettilinei del circuito) che dopo una domenica incredibile, si prende così la prima vittoria in Formula 1 (109° diverso vincitore della F1 a conquistare almeno un GP) e riporta la Francia sul gradino più alto del podio dopo ventiquattro anni, ovvero dal successo di Olivier Panis nell’incredibile Gran Premio di Montecarlo 1996.

Con lui, sul podio, la McLaren (al miglior risultato da Australia 2014 e al secondo podio dell’anno) di Sainz e la Racing Point (al primo podio) di Stroll, che torna a stappare lo champagne dopo più di tre anni, visto che non alzava una coppa da Baku 2017.

Punti iridati per Norris, Bottas, Ricciardo, Hamilton, Ocon, Kvyat e Perez; peccato per le Alfa Sauber, mentre i Williams si congedano, tra i commossi ringraziamenti dei loro piloti via radio, con l’11° piazza di Latifi e la 14° di Russell.

Il commento

Il Gran Premio d’Italia 2020 assurge a mitopoiesi, a storia che si fa viva: a dodici anni dal primo successo di Sebastian Vettel, quando all’epoca la squadra si chiamava Toro Rosso, l’Alpha Tauri di Faenza motorizzata Honda, si prende un successo che ha dell’incredibile e che fa onore al nostro automobilismo, tenendo alta la bandiera italica, pur di fronte all’ennesimo diniego Ferrari (che intanto ha anche lei annunciato di ritirare il ricorso in appello contro la Racing Point).

Al netto delle penalità e di tutti gli stravolgimenti (senza i quali Hamilton avrebbe nettamente dominato), va riconosciuto a Pierre Gasly di aver guidato da campione, mentendo sempre la calma e conducendo magistralmente il mezzo nell’ultima parte di gara, senza scomporsi neanche di fronte all’impetuosa rincorsa di Sainz (che senza la bandiera rossa avrebbe probabilmente vinto) che pure aveva dato la sensazione di guidare una vettura più performante e dalle migliori velocità di punta; al francese classe 1996 (abbracciato subito dall’amico Leclerc) va anche riconosciuto, dopo la burrascosa parentesi in Red Bull e la retrocessione dell’anno scorso, di aver saputo ricostruire la propria carriera e di aver sempre creduto nella squadra e nel lavoro, senza alcuna esitazione.

Un convinto applauso va pure a Carlos Sainz, il quale oggi davvero aveva la possibilità di vincere, se non fosse stato per la bandiera rossa e la seconda partenza; più in generale, come ogni qualvolta che l’adrenalina sembri scemare, è la stessa F1 a riconciliarci con sé stessa, dopo aver offerto una gara degna di esser messa tra le pietre miliari di questo sport.

Vedremo se domenica prossima, sulla pista del Mugello, il GP di Toscana Ferrari 1000 ripristinerà lo status quo o se magari qualche altro jolly potrà esser giocato, sempre in attesa che a Maranello si trovi la giusta quadra, quantomeno per ben figurare, dato che per altro si corre su una pista di proprietà proprio della Ferrari.

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

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