Formula 1. Sprofondo Rosso, le Ferrari mai così in basso come al Gp del Belgio

Vettel e LeClerc chiudono dietro perfino all'Alfa di Raikkonen. In vista del gran premio di Monza la situazione è davvero desolante

Passano gli anni, cambiano le vetture, i regolamenti, si avvicendano i piloti eppure per la Formula 1 questo è il momento più atteso: il Gran Premio del Belgio, sul circuito di Spa-Francorchamps.

Situato tra i boschi delle Ardenne, con i suoi 7004 metri, questo viene unanimemente considerato l’università delle formule grazie alla sua successione di curve (su tutte la compressione dell’Eau Rouge-Raidillon), ai suoi lunghi rettilinei e al meteo, spesso incerto, tutte caratteristiche che richiedono un assetto molto preciso della vettura e che esaltano le doti di guida dei piloti.

La vigilia

Non è un caso se questi si presentino carichi al massimo, cercando la prestazione fin dal venerdì mattina; eppure, resta ancora lo spazio per alcuni fatti di cronaca: in particolare, fa scalpore la rinuncia della Renault a ricorrere in giudizio contro la Racing Point per il presunto passaggio illecito dei progetti Mercedes verso la scuderia inglese (dunque la Ferrari resta la sola scuderia a proseguire la battaglia legale).

Viene inoltre definito il calendario 2020, annunciate le tappe della Turchia (che torna a nove anni dall’ultima corsa ad Istanbul Park), del doppio Bahrain (gran premi del Bahrain e di Sakhir tenuti sulla stessa pista ma su due configurazioni diverse, visto che per il secondo si è scelta una conformazione “quasi ovale” che sta già facendo storcere la bocca a molti appassionati) e la chiusura ad Abu Dhabi il 13 dicembre 2020.

Vi è poi lo spazio per un momento molto toccante, al giovedì, con il commosso ricordo che il circus dedica ad Anthoine Hubert, lo sfortunato pilota di F2 classe 1996, deceduto lo scorso anno a causa di una terribile carambola in uscita dal Raidillon durante gara 1 (presente alle celebrazioni è anche Juan Manuel Correa, l’altro sfortunato pilota coinvolto che sta ancora affrontando una lunga e dolorosa riabilitazione) e non è un caso che un mazzo di fiori venga deposto sulle barriere protettive, nel punto esatto dell’incidente, dall’alfiere dell’Alpha Tauri Pierre Gasly, anche lui classe 1996 e cresciuto nella vita, come nelle corse (come per altro Charles Leclerc, di un anno più giovane e che infatti gli aveva dedicato la sua prima vittoria un anno fa esatto, proprio a Spa) assieme al giovane francese, di cui era un carissimo amico; sicuramente neanche la visiera abbassata sarà riuscita ad affievolire questo ingombrante fardello.

Le prove

Nella tappa belga è ancora possibile utilizzare la specifica mappatura da qualifica del motopropulsore (il “Party Mode”), perciò nelle libere i piloti possono concentrarsi nella ricerca della prestazione e nelle prove sul passo gara; per altro, almeno il venerdì non ci sono rovesci temporaleschi: FP1 e FP2 sono primeggiare da Bottas e Verstappen (rispettivamente in 1’44”493 e 1’43”744); malissimo le Ferrari (Leclerc e Vettel sono 14°e 15° al venerdì mattina, 15°e 17° nelle FP2), alle prese con la ricerca di un assetto fortemente scarico, volto all’aumento delle velocità di punta ma inefficace e costrette a rincorrere nelle retrovie.

Le terze libere, che fanno da preludio alle qualifiche ufficiali, vedono ancora le Mercedes davanti, nonostante una pioggia leggera e intermittente, grazie all’1’43”255 di Hamilton; prosegue ancora l’odissea delle Ferrari, 17° e 20°.

Le qualifiche

Il sabato pomeriggio il meteo è buono, fatte salve alcune nuvole passeggere: soltanto in casa Ferrari sembra continui a piovere sul bagnato, visto che in Q1 Vettel è 13° e Leclerc 15° (qualificatosi su Raikkonen per soltanto 87 millesimi) ma lo sprofondo rosso arriva con la prestazione della Q2 cui consegue la mancata qualificazione in Q3: le Rosse ottengono soltanto la settima fila, 13° Leclerc (1’42″996) e 14° Sebastian Vettel (1’43″261).

Nulla di simile in casa Mercedes, primeggianti in tutte le manches grazie ad Hamilton e qualificatesi (come per altro Max Verstappen) con la mescola media; Hamilton fa il cannibale ed è primo in Q1 (1’42”323), Q2 (1’42”014), prendendosi la 93esima pole della carriera grazie all’1’41”252 finale (miglior secondo settore di giornata) che migliora il suo precedente 1’41”451, ottenendo contestualmente  il nuovo record del circuito.

Alle sue spalle si piazzano il compagno Bottas, staccato di 511 millesimi e Verstappen (a soli 15 millesimi dal finlandese), mentre ottimo quarto è Daniel Riccardo, davanti ad Albon, con Ocon sesto.

Chiudono la Top 10 Sainz, Perez, Stroll e Norris.

La copertina del giorno però va ancora una volta alla Scuderia Ferrari, grazie ad una inquadratura rubata dalle telecamere che intercettano i due piloti mentre stanno andando via dopo l’eliminazione, all’uscita del retro box: Vettel indossa ancora il collare Hans, Leclerc ha già il cappellino in mano e i loro sguardi si incrociano, perdendosi in un amaro e rassegnato sorriso, al limite dello sconforto; ecco, se c’è un’immagine simbolo del sabato, questa è anche la migliore per descrivere, senza troppi giri di parole, l’imbarazzante momento che la squadra italiana sta attraversando.

 

La gara

Nel pre-gara c’è il tempo per una nuova cerimonia in ricordo di Hubert ma per Carlos Sainz la domenica termina praticamente qui visto che, prima di schierarsi in griglia, lo spagnolo accusa un problema allo scarico che lo esclude ancora prima del via: i partenti dunque sono solo diciannove.

Allo spegnimento dei semafori Hamilton mantiene la testa, mentre Bottas è bravo a difendersi su Verstappen lungo il rettilineo del Kemmel, lasciando l’olandese nelle grinfie di Ricciardo dal quale riesce comunque a difendersi, non senza aver mostrato i muscoli per un lungo tratto del primo giro, che al suo volgere vede Leclerc addirittura ottavo (dopo aver passato tre vetture al via e Perez alla chicane della Bus Stop) e Vettel tredicesimo.

I primissimi giri di gara vengono infiammati da Pierre Gasly, partito con le Hard: il francese prima passa Perez per la nona posizione, dopo aver tenuto giù il piede in discesa all’Eau Rouge e nonostante il messicano praticamente lo schiacci contro il muro, poi si sbarazza di Leclerc, dandogli venti chilometri orari (a parità di ala mobile aperta) in fondo al Kemmel; il monegasco, apparso in difficoltà con la vettura già dopo la partenza, si fa poi passare anche da Perez e da Norris, soffrendo ogni volta l’impostazione del Raidillon e subendo anche il soprasso di Kvyat.

All’undicesimo giro il primo colpo di scena: Giovinazzi, affrontata la curva Les Fagnes, perde la macchina su un cordolo e va a sbattere, coinvolgendo anche Russell; deve così entrare la Safety Car e la maggior parte dei piloti ne approfitta per riparare ai box e cambiare gli pneumatici, montando le dure.

La corsa riprende nella sua valenza agonistica al quindicesimo giro e Hamilton ne approfitta per scappare; al diciannovesimo giro c’è un sussulto Ferrari, con i due piloti in lotta per la 12esima e 13esima posizione: il monegasco attacca a Les Combes ma Vettel lo respinge abbastanza ruvidamente. Si segnala anche Ricciardo, risalito quarto dopo la sosta, sopravanzati Perez e Gasly, che in difficoltà per la mescola usurata (non essendosi fermato durante la neutralizzazione) deve lasciar sfilare anche Albon e poco dopo Esteban Ocon; il pilota dell’Alpha Tauri si ferma finalmente dopo ventisei tornate (medie per lui).

Al ventiquattresimo passaggio, Leclerc si riferma, montando le medie (inoltre i meccanici iniettano aria nel sistema pneumatico del motore) e rientrando diciassettesimo; davanti a lui, Gasly ricostruisce la sua gara e al trentaduesimo si mette alle spalle Vettel, similmente a quanto la tornata successiva fa Perez su Raikkonen, rispettivamente per la dodicesima e decima posizione; poco dopo il finlandese deve anche subire un nuovo sorpasso di Gasly che organizza il proprio finale di gara tutto al contrattacco, come del resto anche Perez che si issa nono dopo aver passato Kvyat (il quale poco dopo lascia passare il compagno per via delle gomme molto più fresche) all’esterno di Les Combes: è il giro 36; successivamente, ai meno cinque le telecamere inquadrano di nuovo Gasly che si prende la nona posizione su Sergio Perez (e migliorandosi ulteriormente issandosi ottavo al penultimo passaggio grazie all’attacco riuscito su Stroll).

Gli ultimi giri si caratterizzano per il trenino infuocato di Albon, Ocon e Norris, in lotta per la quinta, sesta e settima posizione ma il primo attacco portato al Kemmel di Ocon viene respinto, perchè Albon è bravo a difendersi tirando la staccata più del francese, permettendo a Norris di avvicinarsi ai due; alla fine il francese ce la fa proprio all’ultimo giro, col più classico dei sorpassi perfezionati a Les Combes.

Per ulteriori stravolgimenti non c’è più tempo, perché dopo 44 giri tutti condotti al comando, Hamilton vince il Gran Premio del Belgio (89esima vittoria in carriera, dedicata all’attore Chadwick Boseman), completando con Bottas l’ennesima doppietta Mercedes; con loro sul podio sale un solidissimo Verstappen.

Punti iridati per le due Renault di Ricciardo (che si prende anche il punto bonus, grazie all’1’47”483 fatto segnare proprio al 44esimo e ultimo passaggio) e Ocon, per Albon, Norris, l’ottimo Gasly (eletto dal pubblico “pilota del giorno”), Stroll e Perez.

Le Ferrari concludono un fine settimana deludente in 13esima e 14esima posizione, arrivando entrambe addirittura dietro all’Alfa-Sauber dello stoico Kimi Raikkonen.

Il commento

Lo Sprofondo rosso poteva già ben esser simboleggiato dai sorrisi amari dei suoi due piloti, eliminati dalle prime dieci posizioni nelle qualifiche di sabato; eppure, forse potrebbe esserci un’immagine ancora più forte che ben si presta a questo compito, ovvero i numerosi giri (all’incirca una decina) impiegati da Leclerc dietro Grosjean, con gomme più fresche, a parità di motore e con il DRS spalancato, prima di riuscire a passarlo all’ultimo giro, portando ogni volta il motore al limitatore ma non riuscendo negli allunghi neanche ad avvicinarsi.

Certo che pensando alle prossime due gare, Monza e Mugello, per la tifoseria ferrarista non v’è nulla da sperare, ed è forse questo l’aspetto che più di tutti fa male, anche perché se nelle posizioni di testa il dominio Mercedes è sempre più netto, nello stesso tempo la crescita delle Renault, la conferma di Verstappen come terzo incomodo, nonché delle Racing Point e delle McLaren come vetture da zona punti, rendono il podio un miraggio e i punti una conquista da ottenere con delle lotte serratissime.

La settimana prossima, come già detto, si va a Monza e le possibilità che qualcosa possa cambiare sembrano ridotte al lumicino; chissà però che le mille variabili e la particolare conformazione del circuito brianzolo, non possano essere a loro modo decisivi nel disegnare scenari impensabili.

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

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