Formula 1. In Austria batte il cuore Leclerc, grande delusione Hamilton

Il ferrarista aspetta 64 giri per lanciare la zampata che lo porta a podio, vince Bottas

E così, dopo 217 giorni e 31 domeniche, i motori della Formula 1 sono tornati a ruggire in quel di Spielberg, sulle verdi colline Stiria, in Austria.

Certo, visto il clima generale non era facile ricominciare, non soltanto per la situazione globale ma anche e soprattutto per lo spaventoso incidente che ha colpito uno degli ultimi eroi omerici del nostro tempo, quell’ Alex Zanardi che in Formula 1 di punti ne aveva colto soltanto uno, quando guidava per la Lotus, ma che tutti noi sappiamo di che pasta sia fatto, e non soltanto quando conduce un mezzo su ruote (due, tre o quattro non hanno mai fatto la differenza).

In più, e questo era un altra grande variabile, la chiusura delle fabbriche non aveva consentito grandi sviluppi alle monoposto che praticamente vengono portate nelle versioni aggiornate agli ultimi test in Spagna o al massimo alla prima gara che si sarebbe dovuta tenere in Australia; tutte queste incertezze, unite al calendario ancora da ultimare e con le gare doppie, sugli stessi circuiti e a distanza di una settimana, vengono però cancellate, almeno momentaneamente, quando avviene la prima accensione.

Se per citare Enzo Tortora qualcuno si fosse chiesto dove eravamo rimasti, la risposta che emerge dalle prime tabelle cronometriche non poteva che essere ovvia: Lewis Hamilton mattatore nelle libere e primo sia al venerdì che al sabato mattina (in 1’04”816; 1’04”304 e 1’04”130), alla guida di una Mercedes (con la nuova livrea nera, a sostegno della campagna per la giustizia razziale) fortissima anche sul passo gara.

 

Il prologo

Al sabato non cambia molto, non fosse che primo in Q1 è Verstappen (1’04”024) e Bottas in Q2 (1’03”015).

Per la prima grande sorpresa dell’anno, non c’è molto d’attendere: appena una sessione di qualifica e Vettel resta invischiato in undicesima posizione, fuori da quella Q3 dove Leclerc si inserisce per il rotto della cuffia, arrivando alla fine ad un sudatissimo settimo posto finale sulla griglia: la Ferrari sembra denunciare gravissime deficienze di motore, pagando scotto sugli allunghi della pista austriaca.

La pole comunque se la prende Bottas, cui basta il primo tentativo in 1’09”939, visto che al secondo il finlandese arriva largo, esce e causa le bandiere gialle delle quali Hamilton non si avvede, segnando comunque un tempo più alto del compagno di 12 millesimi.

Convocato soltanto il giorno dopo dai commissari, il campione è alla fine penalizzato di tre posizioni, lasciando avanzare Verstappen in seconda, Norris (alla miglior qualifica in carriera) in terza e Albon in quarta. Sesto è Perez, davanti a Leclerc.

Malissimo le Alfa-Sauber, eliminate in Q1 e soltanto diciottesima e diciannovesima.

 

La gara

Alla domenica il tempo è buono e si respira “aria di casa” e specialmente quando le vetture vengono schierate, c’è in parte la sensazione di riprendere un discorso interrotto troppo bruscamente.

Alla fine comunque, non fosse per gli spalti vuoti e per i pochi meccanici in griglia, tutti rigorosamente muniti di mascherine, questo vuoto si dematerializza ed è come se si fosse tornato a correre dopo una settimana.

Al via Bottas tiene bene la testa, con Verstappen che deve guardarsi da Norris e Leclerc rintuzzato da Perez. Alla fine del primo giro Hamilton è quinto, Leclerc sesto e Vettel decimo; Norris, perde però subito due posizioni, a vantaggio prima di Albon e poi dello stesso Hamilton, tra il terzo e il quarto passaggio: l’inglese si mette così subito sulle tracce del pilota della Red Bull e lo bracca, prendendosi poi autorevolmente la posizione alla curva 4.

Sembra a quel punto esplodere l’imminente e attesissima battaglia tra Verstappen (l’unico tra i primi a qualificarsi e a partire con le medie, dunque potenzialmente favorito nella gestione della gara) e il 44 ma all’undicesimo giro ecco il primo grande colpo di scena: Verstappen inserisce la vettura nella prima curva, la “Niki Lauda Kurve”, ma quando ne esce, la macchina non accelera più; e così, dopo aver percorso tutto il circuito a passo d’uomo, l’olandese va mestamente a ritirarsi nel suo box, a causa di un guasto elettrico.

Stessa sorte tocca poco dopo anche a Ricciardo, che si ferma con del fumo che esce dal retrotreno della sua Renault, proprio quando Vettel passa Stroll, anche lui in difficoltà col motore.

Il canadese della Racing Point, in deficit di potenza, viene per questo passato anche da Gasly e per poi dover abbandonare.

 

L’errore

Al giro 26 è l’errore di Magnussen a causare scompiglio: questi, dopo un tentativo di resistere ad Ocon, va in testacoda e causa l’ingresso della prima Safety Car dell’anno: tutti ne approfittano per effettuare la prima sosta, lasciando invariate le posizioni: l’unico brivido, per un corpo a corpo in corsia box tra Norris e Perez.

Dopo cinque passaggi la gara riprende nella sua valenza agonistica: Sainz ci prova al tornantino Remus ma Leclerc non si scompone e mantiene la sua traiettoria, lasciando che Vettel si butti all’interno dello spagnolo. Lo spazio però non c’è e i due si toccano: la sorte peggiore tocca al tedesco che si gira e si ritrova in fondo al gruppo.

Appena davanti Perez (l’unico a montare gomme medie nella prima sosta) passa Norris e si prende la quarta posizione: siamo al giro 33; contestualmente  Hamilton comincia a mettersi sulle tracce di Bottas che però lo tiene a distanza.

La corsa, dopo alcuni giri di stasi, si riaccende a venti dalla fine quando il ritiro di Russell, che segue di poco quello di Grosjean (entrambi per motivi tecnici), lascia la vettura dell’inglese in un punto pericoloso e causa una nuova neutralizzazione: ne approfittano Albon (per delle gomme nuove soft), Leclerc, Norris, Vettel e Sainz che si fermano per le rispettive seconde soste.

 

Sogno sfumato

Si riparte con il giro 55 e subito Albon passa Perez, a causa di un errore di questi al tornantino Remus ma non serve a nulla, perché poco prima della ripartenza Kimi Raikkonen perde incredibilmente lo pneumatico anteriore destro e deve parcheggiare la sua vettura: il risultato è la terza Safety Car di giornata.

Il pilota della Red Bull restituisce così la posizione per non rischiare nulla ma viene poi lasciato ripassare.

Finalmente dopo altri sei giri si riparte e Albon, sfruttando le gomme morbide nuove s’incolla al retrotreno di Hamilton e lo attacca all’esterno della quarta curva.

Il pilota Mercedes non molla di un centimetro, tiene la sua linea e il risultato non può che essere uno solo: i due si toccano (in una mesta ripetizione di Brasile 2019) e Albon precipita in ultima posizione. L’anglo-tailandese si ritirerà poi, mestamente, a meno tre dalla fine, chiudendo così un amaro e molto illusorio fine settimana per la squadra austriaca.

La rimonta

Al sessantaquattresimo giro si sveglia anche Leclerc che passa Norris e va a caccia di Perez, passandolo di forza al tornantino due giri dopo, proprio quando arriva l’annuncio della penalità di 5” ad Hamilton per la collisione precedente, mentre continua la battaglia insistita tra i due McLaren.

Al sessantottesimo giro arriva anche la penalità di 5” per Perez, reo di aver superato i limiti di velocità in Pit Lane ma a Norris non interessa e lo attacca comunque, ruota a ruota, passandolo lo stesso.

Intanto Vettel si era preso su Kvyat l’ultima posizione a punti, poco prima che anche il russo andasse fuori, a causa di una foratura.

L’ultimo giro è da cardiopalma: va a vincere Bottas davanti a Hamilton che però –causa penalità- scivola dietro a Leclerc, bravo ad aspettare che la gara gli venisse incontro, arrivando ad un secondo posto inasperato ma soprattutto anche alle spalle di Lando Norris che come in una crono ciclistica, spinge al massimo fino alla fine, metro per metro, e fa così segnare il giro più veloce proprio all’ultimo passaggio (in 1’07”475 ottenendo così anche il punto in più); per il pilota della McLaren arriva così soprattutto il primo podio della carriera, relegando l’inglese della Mercedes al quarto posto, per soli 198 millesimi.

Alle spalle di Hamilton, il più deluso di questa giornata, arrivano Sainz, Perez, Gasly, Ocon, un buon Giovinazzi e Vettel. Chiude la classifica l’unico esordiente dell’anno, Latifi sulla Williams, autore comunque di una buona gara che ha però visto sole undici vetture arrivare al traguardo.

Insomma, come prima gara dopo un lungo digiuno, gli appassionati non hanno di che lamentarsi, visto che lo spettacolo e l’agonismo non sono certamente mancati; certo, molto hanno influito le tre neutralizzazioni  che hanno ricompattato un gruppo che altrimenti sarebbe stato molto più sgranato.

Prossimo appuntamento, tra una settimana, sulla stessa pista, per il Gran Premio della Stiria.

 

 

 

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

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