Giornale di Bordo. Correre davanti bottiglia della vita

L'allegoria ludica del bassotto che gioca con la plastica confezione per le acque minerali

Cane da riporto

Portare un cane sulla spiaggia in Liguria è sempre stato un problema. D’estate è proibito, a parte alcune aree o troppo anguste o a pagamento. Fuori stagione è consentito, ma c’è un inconveniente. Nelle spiaggette di sassi il divertimento principale per i bambini, che non possono costruire castelli, è tirare ciottoli nell’acqua. Il mio bassotto, che era ancora un cucciolo e aveva l’istinto del cane da riporto, si tuffava subito per riprenderli, ma ovviamente un sasso non galleggia.

Per evitargli la delusione, e anche il rischio di spingersi troppo al largo alla ricerca del ciottolo perduto, m’inventai un pomeriggio d’autunno un nuovo gioco. Raccolsi una bottiglia di plastica abbandonata, la tappai e gliela tirai. Il successo fu immediato e da allora anche in casa, ogni volta che finiamo una bottiglia d’acqua, reclama con insistenza quello che, insieme alla rincorsa delle palle da tennis, è il suo gioco preferito. Prima si diverte a togliere il tappo (ora che ha i denti un po’ usurati lo avvito senza stringere troppo, per facilitargli l’estrazione rafforzando la sua autostima), poi l’addenta e mi chiede di lanciargliela. Naturalmente è un gioco un po’ rumoroso e mi ha fatto perdere più d’una battuta nei dibattiti televisivi. Ma, visto il basso livello di molti fra questi dibattiti, non è detto che sia stato un male.

Naturalmente, se dovessi conservare tutte le bottiglie, la casa diventerebbe inagibile. Per questo, approfittando della sua assenza, prima o poi le raccolgo e le butto nel sacco della differenziata. Lì per lì ci rimane male, ma poi si rassegna, tanto più che gliene lascio sempre una, quella che di solito colloca davanti alla cuccia, conservandola orgoglioso come di un trofeo di caccia.

Ogni tanto mi viene da sorridere del misto di ingenuità e di entusiasmo che lo spinge ad accorrere festante ogni volta che mi accingo a lanciargli una nuova bottiglia, pur sapendo che prima o poi gli sarà sottratta, destinazione cassonetto. Ma, a pensarci bene, è un sorriso stupido, perché, arrivato ben oltre il mezzo del cammin di nostra vita, mi rendo conto che il mio atteggiamento nei confronti di quest’ultima non è stato e non è poi molto diverso da quello del mio bassotto nei confronti delle bottiglie di plastica.

Tante volte ho lottato per raggiungere qualcosa – negli studi, nell’amore, nel lavoro, in politica, nelle amicizie, – tante volte ho fatto salti di gioia per averlo ottenuto, tante volte mi è stato sottratto, e tante volte sono tornato a battermi per qualcosa con cui sostituirlo. Il mio sorriso sul dolus bonus con cui derubo il mio cane dei suoi trofei è dunque un sorriso non solo stupido, ma triste, perché so che la mia sorte non è stata e non sarà diversa dalla sua, finché sarò capace di correre dinanzi alla bottiglia della vita.

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Enrico Nistri

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