L’intervista. L’attore Stefano Angelucci Marino: “Non c’è teatro con il distanziometro”

Stefano Angelucci Marino

Artista, attore, anima della libreria Vasto in Abruzzo,Stefano Angelucci Marino è un   ricercatore di libertà e eresie come noi di Barbadillo. Qui una sua intervista su come vive da artista la quarantena per “il Centro”.

Stefano Angelucci Marino, come stai affrontando la Quarantena?

Onestamente con grandi ansie e preoccupazioni. Abbiamo chiuso il Teatro Studio Lanciano e Teatro Studio Vasto e bloccato gli spettacoli del Teatro del Sangro, tutte le attività sono ferme e noi dipendiamo economicamente da quello che facciamo. Non abbiamo paracaduti. Soprattutto la Scuola di Teatro ci crea timori e interrogativi, non sapere se e quando si potrà riaprire è terribile.

Conosciamo i tuoi rapporti con gli abruzzesi all’Estero. Sei in contatto con loro? Come vivono questo momento?

Ogni giorno ci sentiamo con Marcelo Castello in Argentina, Fernando Pizzuti in Uruguay e Anna Fantilli Cirulli in Paraguay. Lì la situazione è diversa, rispetto al coronavirus loro sono in “ritardo” di quattro settimane sull’Europa. In Argentina c’è una quarantena preventiva obbligatoria, in Uruguay e Paraguay ad oggi la quarantena è volontaria. In generale il Sudamerica vive con grande apprensione lo sviluppo dei contagi, l’economia in quei paesi già ballava, adesso con il virus…

Portare il teatro all’Estero cambierà?

Questa è una ferita viva. Il nostro nuovo spettacolo teatrale, “Familia Paone” (prodotto dal Teatro Stabile d’Abruzzo), in teoria dovremmo allestirlo a luglio in Uruguay per poi iniziare a fare le recite in Argentina, Paraguay e Uruguay ad agosto/settembre. Non credo in realtà che riusciremo per questo 2020 a fare un progetto così importante. Prevedo nel 2020 grandi difficoltà a viaggiare. Andrà ripensato “Familia Paone”, probabilmente faremo l’allestimento in Italia questa estate e la tournèe in Sudamerica nel 2021. 

A cosa state lavorando ora?

Rossella sta lavorando a distanza con i ragazzi della Scuola di Teatro del Teatro Studio Lanciano/Vasto. Ha inventato una pagina facebook che si chiama “Teatro Studio da Camera”. Lì chiama a raccolta tutti i nostri allievi-attori, proponendo lavori da fare a casa per poi condividere questi esperimenti in rete. “Teatro Studio da Camera” è anche un contenitore di spettacoli da vedere, Rossella seleziona video noti e meno noti di/sul teatro e li propone cercando dibattito, analisi e riflessioni dei ragazzi. Si prova a fare tutto quello che è nelle nostre possibilità “virtuali” per tenere alto il rapporto. ”Teatro Studio da Camera” nasce per provare a tenere insieme una piccola comunità, e cresce dentro la necessità e i bisogni dei singoli. Un esperimento riuscito lo abbiamo chiamato “Teatro a distanza”. In collaborazione con Digitart Multimedia abbiamo messo in video “Il Fantasma di Canterville” da Oscar Wilde. Ogni giovane attore ha recitato in casa la sua parte. Poi al montaggio li abbiamo “riuniti” e hanno recitato insieme. Lo sforzo è commovente. 

Io invece sto lavorando sulla drammaturgia del nostro nuovo spettacolo, “Familia Paone”. In scena saremo solo io e Rossella. La trama è semplice: in una famiglia italoargentina di oggi, Peppe e Lella hanno tre figli maschi (Juan, Sergio e Pablo). I figli si sposano, solo Sergio riesce ad avere un figlio (Emanuele). In una girandola di incontri e scontri familiari, ognuno proverà a convincere Emanuele Paone ad accettare una importante offerta di lavoro ricevuta. I componenti del “clan” abruzzese Paone raccontano e vivono le tensioni tipiche di una certa italianità in Latinoamerica. Nove maschere antropomorfe che permettono la trasfigurazione. Un particolare codice espressivo nato dalle suggestioni create dai murales e dai “bamboloni” della Boca a Buenos Aires, il celebre barrio porteño contraddistinto da una forte impronta italiana. L’utilizzo di diversi linguaggi, l’Italiano, l’Abruzzese, lo Spagnolo e il Cocoliche (lo spagnolo italianizzato degli emigranti), a confermare gli incontri-scontri culturali e territoriali. Dialoghi semplici, diretti, scarni. Questi gli elementi formali scelti per raccontare una storia di italiani senza Patria. 

Come affrontate tu e Rossella questo periodo?

Io e Rossella Gesini siamo una coppia nella vita e nell’arte. Francamente è complicato alzarsi tutte le mattine e praticare strategie di recupero (o tenuta) dei rapporti con tante persone, a tutti i livelli. Siamo chiusi in casa e siamo h24 proiettati sull’esterno, sugli altri. Una condizione frustrante e, a tratti, sconfortante. Poi ci facciamo forza e partiamo di nuovo all’attacco. Non abbiamo garanzie, stipendi, cuscinetti. Niente. Tutto quello che abbiamo è in mezzo alle persone, lavoriamo da casa per mantenere i legami e accorciare le distanze. 

Come state preparando la ripresa?

Per la Scuola di Teatro, arrivati a questo punto e in mancanza di un miracolo, riteniamo che una riapertura è ipotizzabile per settembre. La grande questione sono le cosiddette “distanze di sicurezza”. Non credo infatti che si possa fare teatro (o attività nelle palestre, per capirci) con le distanze da rispettare o, peggio ancora, con mascherine e guanti. In assenza di soluzioni farmacologiche non vedo soluzioni per la nostra attività. Per gli spettacoli invece la cosa potrebbe essere diversa; la distanza in platea tra spettatori (una poltrona vuota tra due persone) può per un periodo consentire la riapertura dei teatri. Anche qui però non riesco a immaginare tempi e modi. Noi continuiamo a lavorare sullo spettacolo nuovo. Quando ci diranno come fare saremo pronti. 

Cosa fai, cosa leggi e cosa consigli? 

Leggendo vari commenti in rete ho scoperto che non capita solo a me (che leggo tantissimo) di non riuscire a leggere in questi giorni. Una disaffezione dovuta anche alla bulimia di informazioni sull’attualità, all’ansia del presente che ci ha travolto nella fase più acuta della crisi. Diventa arduo trovare la distanza necessaria per farsi risucchiare dall’altrove del libro. Consiglio i classici da leggere, per tutti. Un classico è l’antivirus per eccellenza, da sempre. 

Come trovi la programmazione di RaiPlay sul teatro?

Devo dire che è ben strutturata, tra prosa e teatro contemporaneo di qualità. Certo, il teatro si fa a teatro. Il teatro non è un video. Il teatro è carne e sangue. (da Il Centro)

@barbadilloit

Jolanda Ferrara

Jolanda Ferrara su Barbadillo.it

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