Destre. A Orvieto tra la concretezza di Storace e la forza della trasgressione che manca

donna assunta storaceAncora tu / non mi sorprende lo sai

ancora tu / ma non dovevamo vederci più

e come stai / domanda inutile

stai come me / e ci scappa da ridere

Nel tentativo di tracciare l’auspicato percorso  unitario,  dopo Milano, Lecce e Palermo è toccato a Francesco Storace convocare, ad Orvieto, insieme al Comitato Centrale del suo partito, gli spezzoni della destra italiana. Anche ad Orvieto nomi noti e già visti, nei vari appuntamenti, rappresentanti insieme a la Destra, di Fdi, Fli, qualche esponente del Pdl, Io Sud, Magdi Allam, Coesione Nazionale, Azione popolare, la Fiamma tricolore. Molti auspici. Buone volontà di ripartenza. Stessa oggettiva stanchezza di chi ne ha viste tante e, proprio per questo, magari  dovrebbe fare qualche autocritica in più.

A Storace bisogna riconoscere, con la concretezza che lo contraddistingue, di avere dato la linea, se non altro fissando una data (28 settembre) per una grande manifestazione, in grado di consacrare, a livello popolare, la Costituente del nuovo soggetto unitario. Ad alcuni   intellettuali “di area”, il compito di fissare, in un manifesto, già diffuso,  i “principi ideali”, intorno a cui  chiamare a “raccolta tutti coloro che vogliono scrivere insieme una storia”. Punti cardine:  la sovranità nazionale,  la rivoluzione meritocratica, la riforma delle istituzioni, l’Europa dei popoli, la società partecipativa, la centralità della famiglia, la difesa della cultura nazionale ed europea, il senso della Tradizione.

Fin qui i fatti, “separati dalle opinioni”. Al di là della “road map” di Storace e della sintesi degli “intellettuali”, l’incontro sa di già visto, segno che, in questi mesi, malgrado gli auspici,  di strada non ne è stata fatta.

Pesano sull’operazione non solo gli inevitabili rancori d’ambiente (per i quali Storace ha chiesto il superamento) ma soprattutto la presenza di quegli “apparati”, intorno a cui ogni gruppo è arroccato. In mancanza di un leader riconosciuto e riconoscibile, difficile pensare che ognuno faccia un passo indietro.

Manca poi un minimo trasporto emotivo. Sarà l’età delle prime file e l’inevitabile  disincanto, ma di “cuori-oltre-l’ostacolo” nessuna traccia. A meno che non ci si accontenti di “ricapitolare”,  questo in un movimento nascente è già un handicap.

Così come è un limite di fondo non calcare la mano sull’individuazione del “nemico” o dei “nemici” (qualcuno si ricorda ancora della distinzione schmittiana ?).

Per carità, qui nessuno vuole offrire facili ricette.

Piuttosto, vogliamo – proprio in ragione di una necessaria – “discontinuità” provare a “farlo strano” ? E allora – alla prossima occasione – perché non cominciare a dare la parola ai giovani under trenta ? Perché non dare spazio al mondo dei blogger d’ambiente  e con loro all’associazionismo  “d’area” ?

E poi la “comunicazione”. Solidarietà a Storace che ha lamentato l’assenza dei Tg e – diciamo noi – della grande stampa. Ma per creare attenzione e coinvolgimento emotivo, c’è bisogno di atti simbolici, di facili parole d’ordine, di choc comunicativi. Può una destra che vuole rinascere nuova e creatrice di una “nuova storia”, non misurarsi su questi crinali della modernità, provando a coniugare   tradizione e futurismo ? Di “moderati”, sempre in ritardo – come diceva qualcuno – sui grandi appuntamenti ed assertori dello status quo la gente ne ha piene le tasche. Qui – per dirla con Beppe Niccolai, peraltro evocato da Storace – “Ci vuole la forza della trasgressione che è in tutta la nostra storia”. Non è un’impresa facile. Fatti i distinguo del caso, vale però la pena provare. Per un rispetto delle idee e nei confronti di quanti, nel passato le hanno incarnate, con grandi sacrifici.

Mario Bozzi Sentieri

Mario Bozzi Sentieri su Barbadillo.it

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