Cultura. Come ho scoperto (da sinistra) i libri delle edizioni di Ar

Sole e acciaio di Nicholas Roerich

Qui quarantena.
Qui sud Italia, o Ellade occidentale, cuore del Mediterraneo, ombelico del mondo – dipende dai punti di vista.
Piove, il fuoco scoppietta nel camino, ma gli astri dicono che è primavera.
Quelli bravi, quelli che comandano, ci hanno detto che siamo in guerra, contro un nemico tanto piccolo da essere invisibile, ma tanto aggressivo da costringerci alla segregazione.
Ognuno si organizza come può, ciascuno dalla propria trincea, con le proprie armi.
Sullo scrittoio, un bel libro sugli Indoeuropei*: «Non di una semplice area linguistica occorre parlare, ma di una vera e propria comunità etnica indoeuropea, che prende forma in epoca preistorica […] Sulla scorta dei fondamentali contributi […] sull’ideologia della tripartizione funzionale e sulle quattro cerchie dell’appartenenza sociale, lo studioso francese si propone di restituirci, nelle dimensioni di una Weltanschauung indoeuropea, le idee e i significati che hanno generato le istituzioni religiose, giuridiche e socio-economiche di quella comunità primordiale».
C’è tutto – forse anche di più – quel che serve ad affrontare una clausura: radici da coltivare.
Radici storiche, etniche, culturali, linguistiche. Proprio una di queste ultime, un radicale linguistico indoeuropeo, dà il nome alla casa editrice che pubblica quel libro (uno dei tanti): AR.
Archè, aretè, áristos… tutti i termini “che indicano la vigoria fisico-morale” possiedono quella radice. Tutto il catalogo delle Edizioni di Ar, ogni pagina, di ogni volume, contiene, custodisce, preserva quell’essenza, quell’idea.

Ar
Il sodalizio di Ar nasce nel 1963. Primo titolo uscito dai torchi: Saggio sull’ineguaglianza delle razze umane, del conte De Gobineau. Da lì in avanti, tanti volumi “controcorrente”, provocatori, roba da proscritti: Julius Evola su tutti, ma anche Mussolini, Codreanu, Degrelle, persino Hitler, re di questo “cattiverio” fisico e ideale. Molto spazio è dunque dedicato ai fascismi, alla questione ebraica, a quella razziale, persino al cosiddetto revisionismo – Sacrilegio!
Presente, in prima linea, il più grande filosofo dell’Ottocento, Nietzsche, con una collana tutta per sé, che ce lo restituisce integralmente, così com’è, grazie al testo originale tedesco a fronte della traduzione italiana, per ogni volume della collana.
Poi Spengler, Gómez Dávila, Céline, il Giappone tradizionale, persino un po’ di letteratura erotica…
Ma non sta (tutta) qui la “ciccia”. Queste sono le fronde del grande albero della Tradizione; le sue radici ruotano tutte attorno a quel piccolo semantema – Ar – o quasi: l’ideologia dell’origine, le fondamenta della civiltà occidentale. Ecco, dunque, gli studi indoeuropei di cui sopra – en passant, va notato che Ar è l’unica casa editrice che abbia avuto l’acume di ristampare un gigante della linguistica, indoeuropea e non, ovvero Giacomo Devoto, sui testi del quale generazioni di studenti e accademici si sono formati, ma oggi condannato all’oblio delle stampe.
Ecco, ancora, una intera collana dedicata alla sapienza sacra degli antichi: Celso, Porfirio, Sallustio, Libanio, Giuliano Augusto, Teofrasto, Plutarco, Eraclito, Pitagora, Simmaco, Giamblico, Epicuro, Platone…
Platone. Il padre della filosofia, il padre del pensiero occidentale, senza di lui non sapremmo cos’è l’idea, cos’è la forma, cos’è l’utopia politica, forse neanche cos’è la politica.

Un passo indietro.
A sei anni mi innamorai della lingua italiana, mia (unica) lingua madre.
A nove, avevo già l’ansia di conoscere il latino, poiché avevo appreso che da esso l’italiano deriva, e la civiltà greca, giacché ad essa istintivamente associavo ‘la bellezza’.
A dodici anni, a un passo dal ricevere il sacramento della Cresima, il gran rifiuto: il cristianesimo non fa per me.
A sedici, la (lieta) scoperta di Platone, Marx e Che Guevara.
L’infatuazione per la sinistra radicale (e relativa militanza) durò un bel po’; ancor oggi, molti anni dopo, non credo di essermene del tutto liberata.

E poi? Come si approda al più aristocratico ed elitario sodalizio librario destro-radicale, partendo dal socialismo egalitario? Un miracolo? Un’apparizione divina?
Sorpresa: le prime letture di Ar non hanno sortito in me nessuna rivelazione, niente di trascendentale. Il solco tracciato dall’Editore è, sì, sacro, netto e definito, un vero e proprio pomerium; ma non ha nulla a che vedere con un battesimo che abbia a cancellare il peccato originale.
La risposta è: Platone.
Platonicamente, la conoscenza non viene fuori dai volumetti Ar come da un recipiente pieno d’acqua che ne debba empire uno vuoto; piuttosto come una fonte lasciata zampillare in un terreno naturalmente fertile.
L’Editore non è che una levatrice: ti aiuta a partorire. Maieutico, tira fuori qualcosa che hai già dentro – solo che non lo sai: una reminiscenza a tutti gli effetti.
Platone, Plutarco, Campanella, Evola, Nietzsche, Spengler, Leopardi, London… non sono lampadine accese in una stanza buia, ma raggi di sole che irradiano il mondo in maniera naturale.
È platonica, tutta, questa maniera di fare editoria: attenzione spasmodica alla forma, selezione accurata degli autori (e forse anche dei lettori), obiettivo didascalico: seminare tradizione, piantare radici, allevare anime. Non è l’editoria dell’oggi, è più per domani, per il futuro, che va (ri)costruito su basi solide, sebbene a partire dalle rovine di oggi.
E non è solo un fatto di stampare libri: è una missione, una milizia editoriale.

Militia
In un tempo non lontano, qualcuno, coraggioso e spregiudicato, affrontava fughe rocambolesche, l’esilio all’altro capo del mondo, un paio di clausure forzate nell’ultimo posto dove chiunque sceglierebbe di ritirarsi. Senza affetti, senza internet; solo libri.
Per aver stampato libri proibiti, per aver detto no alla democrazia, per aver detto il re è nudo! – che gli uomini sono diversi, m o r f o l o g i c a m e n t e -, per tutti questi peccati, la giustizia borghese ha sentenziato: proscritto.
C’è da levarsi il cappello davanti a questo coraggio, altro che quarantena!
E per capire da cosa esso scaturisca, può forse risultare utile sfogliare, uno dopo l’altro, i libri delle Edizioni di Ar. Non è un invito rivolto solo ai vicini, a chi si ritiene già, idealmente, parte del sodalizio. È un invito per tutti, anche per i più lontani.
L’ideologia dell’origine, il seme tradizionale, le radici del nostro mondo: affare di destra piuttosto che di sinistra? Io dico affare di tutti. Sono idee, e basta. Chiunque vi si può accostare.
“Leggete tutto, e poi ne riparliamo”.

*Jean Haudry, Gli Indoeuropei, Edizioni di Ar, Padova 1999

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Alessandra Iacono

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