Poesia-Coronavirus/2. Dal doloroso isolamento alle nuove visioni

Il mulino, di Albrect Durer

”E la gente rimase a casa
e lesse libri e ascoltò
e si riposò e fece esercizi
e fece arte e giocò
e imparò nuovi modi di essere
e si fermò
e ascoltò più in profondità
qualcuno meditava
qualcuno pregava
qualcuno ballava
qualcuno incontrò la propria ombra
e la gente cominciò a pensare in modo differente
e la gente guarì.
E nell’assenza di gente che viveva
in modi ignoranti
pericolosi
senza senso e senza cuore,
anche la terra cominciò a guarire
e quando il pericolo finì
e la gente si ritrovò
si addolorarono per i morti
e fecero nuove scelte
e sognarono nuove visioni
e crearono nuovi modi di vivere
e guarirono completamente la terra
così come erano guariti loro”
L’ultimo di isolamento non può significare fine se vogliamo un nuovo inizio, un lavoro, una passeggiata solo per farla, un bacio, forse due, anzi tre. Senza contare.
Giorno dodicesimo. Poesia.

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Augusta Montaruli

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