Libri. “Jung e la storia del nostro tempo” di van der Post: l’uomo e l’opera scientifica

La copertina del volume su Jung della Mimesis

Tra le grandi personalità del Novecento spicca sicuramente quella di C. G. Jung, medico psichiatra svizzero che, assieme a Freud, fu uno dei pionieri della psicologia nel Ventesimo secolo. La sua azione, però, si estese ben oltre la sfera medica e dei pazienti trattati, come dimostrano i moltissimi artisti, scrittori e intellettuali che furono influenzati dai suoi scritti o dall’incontro personale con lui. Tra coloro che conobbero e frequentarono l’inventore della psicologia analitica ci fu Laurens van der Post, uno scrittore ed esploratore sudafricano le cui opere, tra l’altro, ispirarono il regista Nagisa Oshima per il suo film Furyo  (in originale Merry Christmas Mr Lawrence). Pur incontrando Jung solo quando questi era già anziano, van der Post strinse con lui una profonda e proficua amicizia, raccontata nel saggio Jung e la storia del nostro tempo, appena pubblicato da Mimesis (pp 320 €24). Il libro non è, e non vuole nemmeno essere, una biografia scientifica del medico e psicologo, come del resto ce ne sono molte, e neppure un’analisi critica della sua opera, come i suoi allievi e i suoi detrattori hanno già provveduto a scriverne: il saggio, come indicato dal titolo, è un tentativo di legare l’uomo e l’opera alla sua epoca, grazie all’esperienza dell’amicizia tra lo scrittore e lo psicologo. Uniti dall’amore per il mondo non civilizzato, nonostante la differenza di età i due trovano immediatamente una sintonia che li unirà fino alla morte di Jung, sintonia che permette allo scrittore di ripercorrere, assieme alla vita e le opere, tutto il pensiero dello psicologo svizzero. I concetti di Ombra, Anima/Animus, Archetipo, Complessi, tutte idee elaborate da Jung diventate ormai patrimonio comune della lingua e della cultura occidentale, sono qui raccolte e spiegate in modo accessibile anche al lettore non specialista, che potrà quindi accostarsi più facilmente alle fonti dirette. Nel contempo, sono esposte in modo scorrevole anche tutte le vicende biografiche più importanti, dall’infanzia introversa e il difficile rapporto col padre pastore protestante fino alla morte affrontata serenamente, passando per le pagine controverse relative ai suoi rapporti con la Germania nazionalsocialista.  Com’è ovvio, però, trattandosi dell’opera di un amico, non trovano spazio sufficiente i lati critici, o meglio, “oscuri”, che comunque il libro non nasconde, a partire dalla poligamia fatta subire, per quanto lo si voglia negare, all’amata moglie  Emma, che dovette dividere il talamo nuziale con altre donne, soprattutto con Toni Wolff. Altrettanto controverso fu il rapporto di Jung con Dio e con la religione cristiana: sicuramente, come scrive van der Post, “la vita di Jung fu profondamente religiosa, vissuta con una finalità religiosa”, ma ci lascia molto perplessi quando arriva a sostenere che “il Nuovo Testamento ci ha esortati a non opporre resistenza al diavolo perché a rigor di logica il Sé oscuro alla fine trionfa ed emerge a instaurare una nuova dittatura” o quando pretende di imitare il Cristo del XX secolo…  

A conti fatti, l’eredità di Jung è ancora ingombrante e complessa, utile sicuramente a decifrare lo spirito del Novecento, ma non sufficiente a dichiararla scevra di lati oscuri, come del resto il teorico dell’Ombra aveva serenamente dichiarato.

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Luca Gallesi

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