Il punto. La “guerra dei vent’anni” tra le toghe e il Cav è in dirittura (anticipata) d’arrivo?

Silvio Berlusconi on television programme 'Porta a Porta'Tra venti giorni “la guerra dei vent’anni” potrebbe concludersi: qualche mese prima – ma significativo – dall’appuntamento fissato tra novembre e dicembre. A Silvio Berlusconi infatti –  in questo 2013 “terribile”, una vera via crucis per ciò che riguarda il suo iter giudiziario – il 30 luglio spetterà l’udienza che la Cassazione ha convocato per decidere in merito alla sentenza Mediaset: una tempistica definita “anomala”, perché sarebbe prassi far trascorrere almeno sei mesi dalla sentenza della Corte d’Appello. Andrà diversamente invece, in un modo che nemmeno l’esperto difensore del Cavaliere, il professor Franco Coppi, si aspettava. E tutto ciò potrebbe voler dire il fatto che Berlusconi possa finire ai servizi sociali  (perché in tanti sostengono che la sentenza di colpevolezza «sia già scritta») se non addirittura come accadde a Previti, finire prima in cella. In ogni modo è chiaro, ciò significherebbe l’uscita di scena politica dell’ex premier.

A contribuire alla tensione vi è poi il giallo dell’“avviso”, pubblicato ieri sul Corriere della Sera. In un articolo infatti si teorizzava come Berlusconi “rischiasse” di non subire la pena (sarebbe scattata la prescrizione) tramite un complicato calcolo qualora si fosse proceduto con i tempi prestabiliti. Questo – secondo diversi esponenti di centrodestra – ha avuto tutte le sembianze di un avvertimento: visto che poche ore dopo è arrivata la decisione della Suprema Corte. Questa scelta, come era prevedibile, ha suscitato – dopo la sorpresa – reazioni diverse e contrastanti. Se l’ala giustizialista del centrosinistra ha esultato, l’ala governativa vicina al premier Letta non ha nascosto tutte le preoccupazioni per le ricadute politiche di questo appuntamento.

Dall’altra parte la reazione dei parlamentari del Pdl è stata tutta contro la decisione della Corte definita da molti «un golpe». In queste ore, addirittura, si è arrivati a chiedere la sospensione dei lavori parlamentari: giustificata in nome di una direzione nazionale del Pdl, in realtà un messaggio chiaro del partito di Berlusconi al governo. E adesso? Per il momento la war room del Cavaliere è in seduta permanente: a quanto pare i falchi sono decisi a forzare la mano, dato che la pressione giudiziaria nei confronti del leader del Pdl non dà tregua. Le stesse colombe Alfano e Quagliariello sembrano intenzionate alle barricate in difesa del leader. Tutto questo nel giorno in cui le agenzie di rating tornano all’attacco del sistema Paese e da Fmi e altri organismi sovranazionali arrivano diktat sulle riforme e sulla tassazione. Eppure Enrico Letta, da parte sua, ostenta sicurezza per le sorti del governo. O almeno ci prova.

Antonio Rapisarda

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