Libri. “La cruna dell’ago” di Marano: la dittatura ecologica contro la malvagia anarchia 

Upper Lena plateau.
The mighty Lena River is yet a small stream near its source in the mountains above Lake Baikal/n
Baikalo-Lensky ZapovednikBaikalo-Lensky Zapovednik; Landscapes; Mountain; Forest; Lena River

Accanto alla figura del principe azzurro che renderebbe felice ogni fanciulla, che ha fatto scalpore per tanti secoli, si delinea, sulla traccia del Principe di Machiavelli, una nuova figura, quella del principe verde, di colui che restituirebbe l’equilibrio tra uomo e natura ormai compromesso. L’umanità deve cambiare, con le buone o le cattive, modi di produrre e linee di condotta, se vuole salvarsi e salvare l’ambiente in cui vive. Questo è il tema che emerge prepotentemente nel nuovo saggio dell’ambientalista Sandro Marano “La cruna dell’ago” (Tabula Fati, p. 87, € 9) nel quale l’autore sembra invocare accoratamente l’uomo non solo di astenersi dal commettere altri crimini contro la natura, ma anche di rimediare al male fatto finora. Dunque, non solo agire per “non sporcare”, ma anche per “ripulire”. L’autore «di fronte a questa sfida epocale che farebbe tremare le vene e i polsi a qualunque politico, di fronte a stravolgimenti duri, impopolari e dolorosi…» si pone la domanda se una democrazia sia in grado di «raccogliere il guanto della sfida…». Citando analisi e proposte di vari ambientalisti quali Giorgio Nebbia, Alex Langer, Paolo Colli, Arne Naess, Wendell Berry ed altri, il saggio esprime le linee di una visione dell’ecologia fondata su una lunga esperienza con la tutela dell’ambiente  e su uno studio approfondito delle attuali problematiche ecologiche. Marano, come dice Giancarlo Giuliani nella presentazione è «spinto da una forte coscienza ecologica», dalla preoccupazione che viviamo in «una civiltà che sfrutta intensivamente le risorse del pianeta, avviandosi in un processo senza  ritorno.» 

Il volumetto si legge volentieri grazie alla scrittura bella e comprensibile,  pone interrogativi, stimola la riflessione. Il che non sarebbe male in un periodo come quello che viviamo di malvagia anarchia, dove “gettar benzina in mare”  susciterebbe solo un interesse: quello di fare una foto e postarla sui social in attesa dei “mi piace”, disinteressandosi del veleno e dei danni cagionati al pianeta e ai suoi preziosi abitanti.

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Mariella Ceglie

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