Sport (di R.Perrone). Il pagellone del 2019 tra calcio, tennis, nuoto e Ferrari

Roberto Mancini

Come ogni anno a fine anno, torna il mio pagellone sportivo sulla Gazzetta di Parma, diretta da Claudio Rinaldi. Lo pubblico qui per la gioia di chi non ha potuto goderselo sul giornale uscito il 31 dicembre.

10 PELLEGRINI

Divina forever. Da otto edizioni, Fede sale sul podio nella sua distanza, i 200 stile libero, ai Mondiali di nuoto. A 31 anni, in un fine luglio coreano, ha conquistato la sua quarta medaglia d’oro della carriera. Negli anni ha cambiato look, allenatori, nemici, ma non il carattere vincente. Sia benedetta.

5 EL SHAARAWY

Il voto è la media (8 più 2) tra lo stipendio, 16 milioni all’anno, e la scelta di andare a pre-pensionarsi in Cina a 27 anni. Ma si può? Va bene la grana, ma un ragazzo giovane, dopo aver disputato la sua migliore stagione, dai tempi del Milan, non può esiliarsi in un paese calcisticamente irrilevante solo per soldi.

9 BERRETTINI

Ha capovolto l’idea romantica, ma scema, che i tennisti italiani, per vincere, debbano essere belli e dannati, spreconi e pigri. Di tutte queste, sicuramente la prima: Matteo è bello, ma tutto il resto no. Vince applicandosi, allenandosi senza spaccare racchette e insultare i giudici.

4 AUTOSCONTRO FERRARI

Vettel vs Leclerc o Leclerc vs Vettel, dove finisce la caramella e dove comincia il chewing-gum? La domanda è retorica, come quella della pubblicità anni ’80. La Ferrari resta uno dei punti di riferimento di questo Paese, ma purtroppo ha dimostrato di avere gli stessi difetti: litigiosa e inconcludente.

10 SANTA WATERPOLO

Lo sport di squadra italiano più medagliato e meno mediatico. Nessuna disciplina può vantare (solo per citare i più rilevanti) tre titoli all’Olimpiade e tre ai Mondiali, l’ultimo ottenuto a luglio in Corea. Fatica, sacrificio, spirito di gruppo. La “Santa” dimostra che uniti e preparati si vince. Bisognerebbe seguirne l’esempio.

4 RUGBY

Lo sport di squadra italiano meno medagliato e più mediatico. I mezzi di informazione ne seguono le avventure con una copertura vasta ed entusiasta, ma non raccatta mai nulla. Alimenta speranze che non diventano realtà. Come la Santa Waterpolo è fisico ma rispettoso, però non riesce mai a decollare.

4 MILAN

Inteso come club, nel suo complesso. L’anno si chiude con l’arrivo dei nostri, inteso come lo squadrone di cavalleria che viene a salvare la diligenza inseguita dagli Apache. Uno squadrone di un uomo solo, Ibra. Speriamo che se la cavi, perché finora tutte le scelte del dopo Berlusconi sono risultate un flop. 

3 LEGA CALCIO

Della serie enti inutili. La vicenda che ha portato alle dimissioni del presidente Gaetano Micicchè è surreale. Lo so, queste vicende di politica sportiva interessano zero al grande pubblico. Ma interessano ancora meno ai presidenti che siedono in Lega. Solo il denaro dei diritti tv li fa uscire dal torpore.

8 MALAGO’

Nemo propheta in patria. Colpito dal “noismo” Cinque Stelle a Roma, con la sindaca Raggi che neanche gli fece spiegare il progetto, il presidente del Coni si prende la sua rivincita al Nord, con l’Olimpiade tra Milano e Cortina. Un colpo d’ala in un momento di grande difficoltà a causa della riforma dello sport.

2 DOPING RUSSO

Non se ne può più. L’ennesima punizione alla Russia espulsa (vediamo poi nel dettaglio, però) da tutte le competizioni sportive, riporta l’attenzione sul doping di Stato. Forse è in corso una guerra internazionale di cui non conosciamo tutti i dettagli. Il voto va all’interesse per la vicenda.

9 CONTE

E’ stato via, ma è tornato. Cinque anni dopo la sua ultima panchina di club in Italia, rieccolo. Votantonio porta l’Inter in testa alla classifica e supera pure la tradizionale crisi di Natale. Il suo stile, i suoi metodi, la sua grinta non cambiano. Per questo brucia in fretta, ma è un incendio gioioso.

6 COMMISSO

Un po’ zio d’America, ha fatto irruzione con la trasparenza di un altro pianeta in un mondo opaco, quello del calcio italiano. Si è accorto in fretta, ahilui, che qui nulla è quello che sembra. Ha confermato l’allenatore precedente e la stella della squadra, e invece doveva mandare via tutti e due. 

10 ATALANTA

Sia lodato messer Gasperson da Grugliasco, torinese di cintura, né falso, né cortese, ma diretto come il suo gioco, come l’Atalanta, una squadra che attacca su ogni zolla del prato e non lascia requie all’avversario. In un periodo diverso della storia, la Dea avrebbe potuto competere per lo scudetto.

8 GIORGI

Si chiama Eleonora, come uno dei miti erotici della mia generazione. Di mestiere marcia per 50 chilometri, disciplina antica e in via di estinzione. Ha conquistato l’unico bronzo dell’atletica azzurra ai Mondiali di atletica di Doha, rendendo meno miserevole una spedizione da anni miserevole.

9 SINNER

Confesso, ero indeciso se inserire Jannik il rosso, ennesima speranza del tennis italiano. Se Berrettini è un buon giocatore, arrivato con un lavoro certosino e un’applicazione mirabile, Jan è apparso con le stigmate del fenomeno, del predestinato. E proprio per questo bisogna stare molto calmi. Però esiste.

4 CASSANO

Dopo tutte le mancate convocazioni (in Nazionale), anche i c.t. di Mediaset hanno deciso di non convocarlo più. Il 4 è per il lato grottesco della vicenda. Se prendi Cassano sai cosa ti aspetti. E comunque, se come giocatore potevamo discuterlo come opinionista non paludato ha il suo senso.

9 PARIS

C’è tanta neve sui monti e pure degli sciatori italiani che hanno trovato le curve giuste. Citiamo Dominik Paris, discesista di fine anno che sta andando fortissimo, come simbolo di una disciplina che è diventata di massa negli anni ’70 e da cui aspettiamo, come per il tennis, il nuovo messia.

s.v PREZIOSI

Da quando Zamparini ci ha abbandonato, è rimasto lui a tenere calda un’abitudine nazionale molto diffusa, “l’esonerite”. Dall’addio di Gasperini nel 2016 il suo Genoa cambia tre panchine all’anno. Il bello è che, di palo in frasca, riesce sempre a salvare la ghirba. La domanda epocale: ce la farà di nuovo?

7 CALCIO FEMMINILE

Il 2019 è stato l’anno della grande esplosione del football rosa. Unanime entusiasmo, ma senza distinguo che, invece, andavano fatti: sulla tecnica, sul gioco, sul cammino da percorrere. Insomma è stato il trionfo del politicamente corretto e dell’interesse creato dall’alto. Attenzione al rischio disinteresse che sale dal basso.

9 MANCINI

Non ha fatto nulla, ha fatto tantissimo. Più che portare l’Italia alla fase finale dell’Europeo (il minimo) ha riportato entusiasmo e concretezza. Come quando l’hanno paragonato a Vittorio Pozzo, di cui ha battuto il record di successi in fila: “Fate il favore. Il record di Pozzo è che ha vinto due Mondiali”. Applausi.

Roberto Perrone

Roberto Perrone su Barbadillo.it

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