La provocazione. Povero Diavolo, e se la retrocessione fosse un bene pur di risollevare il Milan?

Prima di imbracciare i forconi e di scatenare gli algoritmi dell’indignazione, provate solo a leggere le seguenti dieci righe.

Forse sarebbe un bene se il Milan retrocedesse, così – una volta e per tutte – si potrebbe far pulizia di tutto ciò che non va e fondare un nuovo ciclo che riporti i rossoneri ai fasti di un tempo, nemmeno troppo lontano.

Forse sarebbe un bene se il Diavolo scendesse in B, così – incrociando i tacchetti contro Cosenza ed Entella – ci si renderebbe conto che nel calcio non c’è niente di dovuto e che la fame è imprescindibile condizione di chi voglia vincere qualcosa, fosse pure la cadetteria. Come è successo alla Juve post-Calciopoli.

 

Ecco, spero che la bestemmia sia spiegata e, perciò, suoni meno blasfema ai milanisti. Quello che si vive sulla sponda rossonera del Lambro è un delitto che grida vendetta, ogni anno, da diverse stagioni a questa parte. Ci si è accontentati di un galleggiamento, di toppe tardive che contrabbandano qualificazioni (centrate, sfiorate o revocate) nelle serie minori dell’Europa calcistica come mali minori, piccoli successi in attesa di un riscatto vagheggiato ogni estate e già sfumato a ogni novembre.

 

Retrocedere, o rischiare seriamente il tracollo come accade ora, non sarebbe che premere il tasto reset. E per farlo occorre che la piazza sia scossa da un trauma, che sia chiamata subito a far qualcosa di importante, a riscattare il proprio orgoglio. Che magari scatti anche alla società un allarme: ma se a stento ci si salva, come si venderanno mai le magliette di Paquetà a Hong Kong?

Intanto in rete si leggono cose che solo fino a poco tempo fa sarebbero suonate come bestemmie, queste sì. Perdere contro la Lazio (non quella di Vieri e Salas ma la più rimpicciolita versione lotitiana) accontentandosi di aver visto almeno una reazione. I tifosi hanno già fatto i conti. Mancano ventisette punti alla salvezza. Forse sarebbe un male centrarla se a Milanello, dopo l’avvio horror di questa stagione, non cambiassero le cose. Se non si costruisse (altro che lo stadio nuovo…) un progetto avvitato su ambizioni più consone alla squadra che ha vinto più Champions in Italia e che da troppo tempo è costretta, di mercoledì, a incupirsi seguendo le repliche di Don Matteo.

A volte, per guarire, c’è bisogno di inghiottire medicine amarissime. Ovvio, nessuno (tranne qualche interista arrabbiato) spera che il Milan retroceda. Ma se servisse una gita in cadetteria a riportare i rossoneri sul tetto d’Europa, forse, non sarebbe così male.

Wim Kieft

Wim Kieft su Barbadillo.it

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