Effemeridi. Il giornalista controcorrente Attilio Giulio Schettini, allievo di Attilio Mordini

EFFEMERIDI – 27 Settembre 1968. Muore a Zurigo, a soli 31 anni, Giulio Attilio Schettini.

Era nato a Firenze nel maggio 1937.

Il nonno paterno, Alfredo Schettini era stato un avvocato noto soprattutto per la sua militanza socialista, mentre invece il nonno materno, Giuseppe Cangiano, Commissario di Polizia, decorato di Medaglia d’argento alla memoria, era stato ucciso a bastonate e colpi di pistola nell’agosto 1920 a Firenze in piazza Vittorio Emanuele (oggi Piazza della Repubblica) da manifestanti socialisti.

Quest’ultimo precedente familiare e le storie di famiglia (il padre era stato militare di carriera e mutilato di guerra) erano state quasi sicuramente all’origine del suo impegno politico nelle organizzazioni giovanili del MSI fiorentino e della riflessione intellettuale nell’ambiente cattolico che ruotava attorno ad un altro ghibellino fiorentino, il filosofo e mistico Attilio Mordini.

E sulla rivista “Il Ghibellino” nella quale comparivano le firme anche di Mordini e di Julius Evola, scrisse i suoi primi articoli, per passare poi alle pagine culturali de “Il Secolo d’Italia”, dapprima nella redazione fiorentina del quotidiano missino.

Nello stesso periodo nella redazione romana del “Secolo” si stava formando un’altra delle penne migliori del giornalismo italiano, quel Gaspare Barbiellini Amidei, in seguito destinato ad entrare negli anni ‘60 nella direzione del “Corriere della Sera” ed esere responsabile delle pagine culturali di quel quotidiano.

Schettini prima di spiccare il salto nel giornalismo della Capitale, oltre alle collaborazioni culturali al “Secolo” e al “Ghibellino” si fece le ossa nel giornalismo fiorentino lavorando nel quotidiano locale, “La Nazione” e per l’Orbis, un’agenzia di stampa nata a Firenze nell’immediato dopoguerra per iniziativa di Umberto Foti, con l’intento di diffondere le notizie italiane ed estere normalmente passate sotto silenzio dalla stampa allineata nel conformismo politico italiano dell’epoca.

Contemporaneamente Schettini dava i suoi articoli anche ai fogli giovanili missini fiorentini della fine degli anni ’50: da “Giovane Italia”, diretta da Gabriele Truci, organo locale dell’omonima Associazione Studentesca di Azione Nazionale, a “Rinascita Nazionale”, diretta da Mario Storni, a “Panorami”, una rivista che si vendeva nelle edicole di Firenze, diretta da Giuseppe Chidichimo nella quale comparivano articoli anche di altri giovani intellettuali fiorentini come Piero Biraghi, Mauro Majonchi e Mario Graziano Parri.

Ci va di citare un episodio di quegli anni, quando un allora studente liceale destinato a diventare docente universitario e uno dei maggiori medievisti italiani (oltre che molte altre cose), Franco Cardini, nell’anno scolastico 1956-’57 (quello delle manifestazioni di solidarietà con il popolo ungherese insorto) fu bocciato (già aveva perso un anno in prima media) in prima liceo classico.

Fu proprio grazie allo spirito di cameratismo e di solidarietà che contraddistingueva gli ambienti militanti dell’epoca, che il giovane Cardini – di famiglia non abbiente – poté recuperare l’anno come privatista portando due anni in uno all’esame, preparato in Storia e Filosofia da Gabriele Truci, allora studente universitario e dirigente del FUAN (anche lui destinato a morire a soli 25 anni, nel 1961, Sottotenente pilota, cadendo con il suo aereo Starfighter) e in Letteratura e Storia dell’Arte da Giulio Attilio Schettini.

In uno dei suoi libri Cardini lo ricorderà così: “… in un freddo e nevoso dicembre, con Giulio affrontai a piedi il Casentino innevato fino al monte della Verna: e lì, nel gelido ma ospitale convento francescano riscaldato da fumosi camini a legna, passammo insieme con altri un indimenticabile Capodanno”.

In quegli anni ‘50 a Firenze si era formato un cenacolo, una sorta di polo “tradizionalista” con figure di spicco e particolare valore intellettuale che ruotava attorno al magistero di Attilio Mordini (che morirà a 43 anni nel 1966, conseguenza della detenzione e dei maltrattamenti nel dopoguerra); tra i più noti sodali c’erano lo scrittore Adolfo Oxilia, Girolamo Guicciardini Strozzi, docente di Diritto internazionale, il conte Neri Capponi e, tra i giovanissimi il già citato Cardini, il futuro scrittore e docente universitario Marco Barsacchi e appunto Giulio Attilio Schettini.

Dopo la laurea in Giurisprudenza Schettini si trasferì a Roma per lavorare al settimanale “Lo Specchio”, rivista di destra diretta dall’americano Giorgio Nelson Page (giornalista della Virginia – nipote di un Ammiraglio della Confederazione Sudista – messo in campo di concentramento in Italia dai suoi connazionali al termine della guerra, per la sua adesione al fascismo italiano ed aver lavorato al Ministero della Cultura Popolare), rivista settimanale della quale Schettini divenne in breve capo redattore e vice direttore.

Si sposò con una aristocratica fiorentina (ebbero tre figli).

Il suo futuro pareva pieno di promesse professionali ma la sorte gli fu avversa: morì trentenne durante un difficile intervento chirurgico in una clinica di Zurigo.

Amerino Griffini

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