Libri. Il sublime del doppio: D’annunzio, Marinetti e il Poema di Fiume

Presentazione alla Camera del Poema di Fiume e dello speciale speciale di Cultura Identità sull’Impresa.

«Il sublime del doppio. D’Annunzio e Marinetti. L’intreccio delle loro vite rappresenta un ulteriore aspetto di quella magnificenza che il loro vissuto già singolarmente incarna. Nei versi del poema a essa dedicato, Marinetti trasfigura l’esperienza umana rileggendola con le parole e gli strumenti futuristi a lui cari e consoni, riconoscendo indirettamente a D’Annunzio l’aver prefigurato quei temi propri al movimento futurista, che il poeta guerriero ha oltretutto incarnato con l’intera sua vita, essa stessa essenza visibile di quel pensiero artistico-culturale». Coglie così l’estrema forza di un’operazione editoriale da consumare tutta d’un fiato, il sociologo Nuccio Guerino Bovalino. Che con queste parole introduce il Poema di Fiume, l’inedito di Filippo Tommaso Marinetti portato alla luce dall’Eclettica di Alessandro Amorese con un progetto a cura di Emanuele Merlino. Ed è proprio a quest’ultimo che si deve il ritorno in vita di un oggetto che definire raro suona assai riduttivo. Proprio così. I dettagli dell’operazione li fa sapere lui stesso quando racconta che, a margine di una presentazione editoriale, gli si para davanti Francesca Barbi Marinetti, erede diretta del padre del futurismo. E gli dice ciò che qualsiasi amante di carta e calamaio vorrebbe sentirsi dire: il Poema esiste davvero! 

Che sostanza arriva dunque nelle mani di Merlino? Un testo che è «un insieme di prosa e poesia, in cui si ritrova lo stile marinettiano, senza punteggiatura, tutto d’un fiato, con le ripetizioni enfatiche, con le autocelebrazioni fatte anche con qualche errore voluto di tempistiche o di dettaglio». Ci spiega. Il resto è tra le pagine del Poema di Fiume. Inutile anticiparne il valore. 

C’è semmai da sottolineare il valore di un’impresa la cui freschezza mista a trasgressione resta intatta nonostante i cent’anni appena compiuti. «L’attualità di Fiume – spiega ancora Guerino Bovalino – è nella propria capacità comunicativa, nella costruzione della propria immagine: i video delle esercitazioni girati e promossi per scoraggiare i nemici della città sono un esempio archeologico delle modalità future di propaganda mediatica». E ancora: «Anche la Carta del Carnaro, nata come riflesso e guida di un’idea di società al di là delle categorie politiche di destra e sinistra, è un esempio di tale freschezza. Ma forse l’idea più ribelle e affascinante fu riuscire a immaginare la nascita di una Lega dei Popoli oppressi, che avrebbe dovuto fare da contraltare alla neonata Società delle Nazioni, attuale Onu. Quale visione – si interroga ancora Guerino Bovalino – può considerarsi più vicina allo spirito dei nostri tempi? L’antipolitica di oggi svilisce dinanzi a tale visionarietà». 

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Fernando M. Adonia

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