Formula 1. In Ungheria vince Hamilton che eguaglia Schumacher anche in pista

Il gran premio ungherese, giunto alla trentaquattresima edizione, viene accolto sempre da una calorosissima accoglienza: primo GP a corrersi oltre cortina (correva l’anno 1986), famoso per la conformazione tortuosa della pista, è stato nel tempo teatro di tanti storici duelli,  sapendo allo stesso tempo alternare corse assolutamente piatte, ad altre elettriche e tesissime. Per altro, l’annuale appuntamento nasce con un compito gravoso: non far rimpiangere il surplus di adrenalina e l’imprevedibilità dell’ultima gara tedesca. Già dal venerdì insomma, i motivi d’interesse non mancano.

Le prime prove, caratterizzate da una pioggerella intermittente, vedono il primato di Hamilton e di Gasly. Da sottolineare una Red Bull subito in palla, in grado di duellare alla pari con le Frecce d’Argento. Più indietro sono le Ferrari. Per i due piloti, i tempi dei rispettivi primati sono 1’17”233 e 1’17”854. Al sabato mattina, sull’asciutto, primo si conferma Hamilton in 1’16”084.

Le aspettative molto alte si confermano al massimo durante le qualifiche, quando addirittura si fa la storia. Finalmente infatti, a quattro anni dal debutto, arriva la prima pole in carriera per Max Verstappen che è anche il centesimo poleman nella storia dello sport. Esulta anche la Honda, che –in quanto motorista- torna a conquistare una partenza al palo per la prima volta dall’Australia nel 2006, quando toccò a Jenson Button. Per l’olandese, il  sabato è splendido fin dalla Q1 che infatti viene primeggiata in 1’15”817, mentre la Q2 va ad Hamilton in 1’15”548. Da segnalare, sempre nel Q1, un testacoda di Leclerc senza grosse conseguenze (solo leggeri danni all’ala posteriori) ma soprattutto la splendida prestazione di Russell sulla Williams, rimasto escluso dalla seconda fase per soli 53 millesimi. Nella manche finale, Verstappen si piazza davanti fin dal primo tentativo in 1’14”958, poi abbassato col definitivo e spettacoloso 1’14”572 che gli vale la pole. Dietro di lui Bottas, staccato di 18 millesimi e Hamilton, di 197. Solo quarte e quinte le Ferrari, rispettivamente con Leclerc e Vettel, a oltre quattro decimi dalla vetta.

Alla domenica splende il sole, come nella migliore tradizione dei fine settimana ungheresi. La luce nell’atmosfera sembra confondersi con quella dei cinque semafori che, una volta spentisi, fanno da sfondo alla grande partenza di Verstappen, bravo a difendere la pole. Dietro di lui non parte benissimo Bottas, ritrovatosi in battaglia con Hamilton che lo passa subito, tra la curva 2 e la 3. Dopo un leggero sfregamento col compagno di squadra, il finlandese è passato anche da Leclerc, con il quale è nuovamente coinvolto in un contatto, questa volta meno leggero, che gli costa la bandella destra dell’ala anteriore. Il carico che viene meno gli causa un forte squilibrio aereodinamico. Ne approfitta subito Vettel, che si prende la quarta posizione all’inizio del secondo giro. La Mercedes ripara ai box solo al quinto giro: musetto nuovo e gomme dure. Con queste specifiche, Bottas ritorna in pista. Per lui, ventesimo ed ultimo, si profila così un pomeriggio di rimonta. Davanti c’è sempre Verstappen, che prova a costruire un piccolo vantaggio sui più immediati inseguitori. Il tutto mentre al giro 16 Bottas passa Russell e, in piena rimonta, si prende la sedicesima posizione. Alla fine per il finlandese arriverà  soltanto l’ottava posizione, ad un giro dalla vetta.

Intorno al ventiquattresimo giro, quando le gomme cominciano a deteriorarsi, Hamilton è bravo a riportarsi fino ad otto decimi rispetto al suo avversario, aumentando progressivamente  la pressione. Al giro 25 Verstappen si ferma per la sosta e monta gomme dure. Due giri dopo tocca a Leclerc, per la medesima strategia. Al giro 31 è il turno di Hamilton che, tornato in pista, comincia ad inanellare giri velocissimi,  incalzando il leader Verstappen.

Al giro 39, Hamilton rompe gli indugi e ci prova all’esterno della curva 4. Verstappen però non si scompone, resiste ed Hamilton, dopo una piccola escursione, resta dietro. Al termine della suddetta tornata, Vettel si ferma e mette pneumatici morbidi.  Al 47 seconda sosta per Bottas che monta gomme medie, seguito al successivo dal compagno Hamilton: anche per lui, medie. Così facendo, la Red Bull viene messa di fronte ad un interessante interrogativo tattico.  Per l’inglese il cambio di strategia nasce dalla probabile impossibilità di effettuare il sorpasso in pista, almeno in quel momento. Tornato in pista, Lewis Hamilton è ad oltre venti secondi dal capofila Verstappen. Dopo cinquanta giri si ritira Grosjean, per un problema tecnico sulla sua Haas. E così, tra un doppiaggio e l’altro, dopo una durissima battaglia Magnussen-Ricciardo per la quattordicesima posizione, si arriva agli ultimi venti giri. La parte finale di gara consiste essenzialmente in una “cronometro ciclistica” di un Hamilton in versione Tony Martin che, giro dopo giro e a suon di tornate record, rosicchia tutto lo svantaggio.  Alla sessantaseiesima tornata, Verstappen ha ormai solo otto decimi di vantaggio e quando al giro successivo Hamilton ne prende la scia per poi spostarsi all’esterno di curva 1,  compiendo così il sorpasso, l’olandese è impotente. La manovra è poi perfezionata nel tratto successivo, grazie alla perfetta uscita dalla curva, possibile grazie alla grandissima trazione che la Mercedes possiede oltreché, ovviamente, alle gomme più soffici e meno usurate. Al numero 33 non resta che fermarsi al box al termine del medesimo giro per montare pneumatici morbidi, andando a caccia del giro più veloce. Caccia questa, che porterà i suoi frutti al sessantanovesimo ed ultimo giro, quando Max si prende il punto bonus con 1’17”103. Nel mentre, appena inquadrato dalla regia F1, al giro 68 e sempre in curva 1 ma all’interno, Vettel aveva coronato la sua rimonta personale, sfruttando al massimo la strategia diversificata. Il tedesco, infatti, si prende con una manovra non certa priva di durezza, anche nella difesa, il terzo posto ai danni di Charles Leclerc. Per la Ferrari comunque un brodino, visto che entrambe le sue vetture arrivano al traguardo staccate di oltre un minuto dai primi due, pur con una sosta in meno.  Una pista così lenta e guidata, lo si sapeva, non avrebbe fatto altro che lasciar emergere tutte le deficienze aereodinamiche delle Rosse. Certo però che un distacco del genere fa davvero impressione; ancora più impressionante è il fatto che solo i primi quattro abbiano terminato il gran premio a pieni giri. A parziale discolpa di questa situazione così particolare, c’è però la conformazione della pista, tanto breve, quanto sinuosa.

Dopo settanta giri, la vittoria va dunque a Lewis Hamilton, al settimo successo personale sulla pista magiara, eguagliando in questo senso Michael Schumacher. E non è un caso se la versione odierna di Hamilton sia stata probabilmente la più schumacheriana della sua carriera: stint brevi e ravvicinati ma soprattutto la capacità di saper ascoltare il box e di fermarsi –di fatto- una volta in più. Schumacheriano è anche l’aver tirato il mezzo fino a prendersi di misura, da cannibale, il successo nel finale. A qualcuno, tra i più oculati degli spettatori, non deve esser scappata una qualche piccola anzi piccolissima, quasi infinitesimale, analogia con la condotta di gara che il Kaiser tenne proprio su questa pista nel 1998.

Certo, detta così, il tutto sa di bestemmia. A maggior ragione visto che la Mercedes 2019 sembra esser un’astronave –tutt’altra vettura era invece la Ferrari F300. Senza barcamenarsi nei confronti tra ere, l’inglese intanto arriva ad 81 vittorie, a – 10 proprio da Schumi nella classifica di tutti i tempi. Dopo la scorsa gara, nerissima, il 44 è tornato l’alieno in versione martello che mette paura e si prende quello che vuole.

Un convinto applauso va anche a Verstappen: fenomenale al sabato, l’olandese questa volta ha perso per una leggerezza del box ma è innegabile che, con il suo stato di forma, saprà essere ancora un osso durissimo.

Solo note amare per la Ferrari. A Maranello, la speranza resta quella finalmente di farsi valere sulle prossime due piste, quelle di Spa e soprattutto di Monza, dove solitamente il motore la fa da padrona.

Quinto un bravissimo Carlos Sainz sulla McLaren, bravo a tenersi dietro Gasly, altro grande deluso di giornata. Gran settimo Raikkonen, poi (per la zona punti) Bottas, Norris ed un concretissimo Albon sulla Toro Rosso.

Per la Formula 1 arriva ora la classica pausa di agosto. Vedremo se al ristorno in pista, durante il primo fine settimana di settembre, sulla leggendaria pista belga di Spa, cambieranno i valori e soprattutto quali saranno le novità.

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

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