Formula 1. In Germania, al gran premio dell’imprevedibilità Vettel salva la Ferrari

Il Gran Premio di Germania 2019, tenutosi sulla pista di Hockenheim, è caratterizzato da una grande certezza, fin dal venerdì mattina: la grandissima forza della Scuderia Ferrari.

I tempi infatti, tanto quanto le prestazioni, stanno lì a dimostrarlo. In questo senso, le prove libere sono dominate dalle rosse con Vettel primo al venerdì mattina e Leclerc nelle due successive sessioni (1’14″013, 1’13″449 e 1’12″380, i rispettivi primati).

Da segnalare, sempre al venerdì, le difficoltà Red Bull, con Gasly a muro in FP2 e Verstappen alle prese con la messa appunto non ottimale del suo propulsore Honda.

Nota a parte per le Mercedes: presentatesi con una livrea particolare -con più bianco- per festeggiare i 125 di presenza nel motorsport (la prima apparizione avviene alla Parigi-Rouen del 1894) e la duecentesima apparizione nella massima formula, le Frecce d’Argento appaiono assolutamente raggiungibili, soprattutto sulla base del venerdì.

E invece, il sabato pomeriggio (che si era aperto con la commovente passerella di Mick Schumacher sulla dominante Ferrari F2004 che fu del papà) per la Ferrari si trasforma in una vera e propria Caporetto.

Vettel va fuori nel Q1 per un problema all’intercooler (sistema che permette il raffreddamento del turbo), senza aver fatto segnare un tempo cronometrato.

Stesso spiacevole e incredibile risultato nel Q3 per Leclerc (che con 1’12″229 aveva primeggiato nella prima manche di qualifica), a causa di un malfunzionamento della pompa della benzina.

Risultato: le due Ferrari si ritrovano a dover partire dalla decima e dalla ventesima posizione.

Senza più i principali avversari, ad Hamilton (primo anche nel Q2 con 1’12″149) basta l’iniziale tentativo per prendersi la pole – la numero 87 della carriera- con un 1’11”767, staccando Verstappen di 346 millesimi, Bottas di 362 e Gasly, alla miglior qualifica in carriera, di 755. Ottima quinta posizione per Kimi Raikkonen, a soli 16 millesimi dalla Red Bull del francese.

Per i tifosi, divisi in massima parte tra i sostenitori di Vettel e della Ferrari, quelli della Mercedes e la miriade che supporta Verstappen, si prospetta una domenica di fuoco.

Per Maranello, la certezza che la forza più grande può nascere solo quando si è toccato il fondo.

Anche perché, alla domenica, sulla pista tedesca, si abbatte un vero e proprio diluvio che, almeno sulla carta, potrebbe rimescolare le carte.

Nel pre-gara, c’è ancora tempo per mischiare le lacrime alla pioggia, viene in mente una delle più famose citazioni di Jim Morrison “alcuni dicono che la pioggia è brutta, ma non sanno che permette di girare a testa alta con il viso coperto dalle lacrime “, visto che viene nuovamente ripetuta la sfilata di Mick Schumacher sulla vettura 2004 di Michael.

Appena sceso, il giovane pilota, presosi il boato della folla locale, fatica a rispondere all’intervista di routine della F1… in cuor suo deve essersi scatenato un tumulto difficilmente controllabile.

Dopo la memoria e la nostalgia, arriva l’ora dell’attualità che si presenta, come detto, piena di incognite, prima su tutte la bassa visibilità.

Tutti i piloti si schierano con gomme da bagnato estremo.

La gara, sotto forma di un reiterato giro di formazione, parte dietro la vettura di sicurezza, anche se il via avviene regolarmente da fermo.

 

Al via parte bene Hamilton, mentre Verstappen pattina e si lascia sfilare da Bottas e Raikkonen. Male anche Gasly che alla fine del primo giro è ottavo. Verstappen si riprende la terza posizione già al secondo giro, poco prima dell’incidente di Perez che comporta una nuova entrata della Safety Car, che diventerà una delle protagoniste della domenica.

Ne approfitta Vettel – quattordicesimo alla fine della prima tornata- per riparare ai box  e montare le intermedie. Al giro successivo rientrano praticamente tutti.

La gara riprende nella sua valenza agonistica alla fine del quarto passaggio.

Vettel, alla fine dell’ottavo giro, è risalito al settimo posto.

Davanti, Hamilton va del suo passo e inizia a costruire un piccolo vantaggio. Al giro 11 grandissimo rischio per Leclerc: il monegasco è bravissimo a riprendere la sua vettura, dopo averne perso il controllo a causa dell’acqua su un cordolo.

Dopo quattordici giri finisce la gara di Riccardo che rompe il motore: istituito il regime di neutralizzazione virtuale, Leclerc e Hulkenberg ne approfittano per montare intermedie nuove, proprio mentre Verstappen comincia a mettere forte pressione a Bottas.

Intanto, il ferrarista classe 1997 con le gomme fresche comincia una serie di tempi rapidissimi che lo portano, almeno inizialmente, a rosicchiare decimi, se non secondi, rispetto ai battistrada.

Al giro 22 arriva un momento fondamentale: Magnussen è il primo a montare pneumatici da asciutto.

Vettel stesso prova l’azzardo e mette pneumatici da asciutto al giro successivo.

Stessa opzione per Verstappen alla tornata 25. A differenza dei precedenti concorrenti, l’olandese opta per le medie e non per le morbide. Il 33 è anche fortunato, visto che nel primo giro dopo la sosta si gira. L’olandese è però abilissimo a non far spegnere la vettura, potendo così ripartire. Nel mentre, si rompe anche l’unità motrice di Norris, la seconda per Renault oggi.

E di nuovo, ne approfittano per rientrare un po’ tutti, con Leclerc che riesce a rientrare secondo, proprio quando la pioggia torna a scagliarsi sul circuito.

L’ultimo tra i primi a fermarsi è Hamilton al giro ventotto, proprio prima dell’incredibile: come già per due volte in precedenza, nella sequenza finale di curve, Leclerc perde la macchina ma stavolta non riesce a riprenderla e si stampa sul muro.

Deve dunque rientrare la Safety ma non finisce qui: un giro dopo, nello stesso punto, va a sbattere Hamilton, proprio a pochi centimetri dalla macchina ferma del monegasco.

Il campione del mondo però, pur avendo rotto l’ala, è più fortunato e riesce a ripartire, rientrando così ai box.

L’operazione comunque, avviene tagliando la linea che segna l’ingresso della corsia, azione vietata dal regolamento.

Arrivato alla sua piazzola, i meccanici sono in totale confusione e l’inglese perde oltre un minuto, tornando in pista comunque quinto, pur tuttavia pendendo sul suo capo la spada di Damocle dei commissari.

La gara ricomincia al giro 34, con annesso comunicato dei 5” di penalità comminata ad Hamilton, da subito impegnato nella battaglia per la quarta posizione col sorprendente Albon.

Intanto, dopo il sorpasso sul pilota della Toro Rosso, all’inglese viene comunicata una nuova investigazione per una presunta infrazione di velocità commessa durante il regime di neutralizzazione, che però si risolve in un nulla di fatto.

Alla tornata 37, Bottas si prende la seconda piazza su Hulkenberg, poi subito braccato da Hamilton viene passato da questi al tornante.

Il tedesco poi, poco dopo l’errore di Raikkonen, commette lo stesso errore fatto in precedenza da altri e nello stesso punto di Leclerc ed Hamilton, arriva largo e va anche lui a muro. E’ la tornata 40.

Deve così tornare dentro la vettura di sicurezza e c’è una ennesima girandola di cambi gomme, con intermedie nuove per Verstappen e Vettel.

La nuova ripartenza avviene alla tornata 46: poco prima, Bottas viene fortemente motivato via radio per andare subito a caccia del capo gruppo Verstappen, che però è bravo ad andarsene.

Nemmeno il tempo di ripartire, che tutti tornano ai box per montare per ancora le slick.

Al rientro, dopo che tutti hanno ultimato le soste, l’olandese si prende subito la prima posizione al giro 48 su un incredibile Stroll, bravo ad aver anticipato tutti per mettere l’ultimo treno di gomme d’asciutto e ritrovatosi per questo davanti.

A questo punto, alle spalle del canadese arriva Kvyat e i due si ritrovano in battaglia tra loro.

Il russo però, molto lesto, è bravo a passare e a mettersi secondo.

Dopo i pit, Hamilton, anche per la penalità, si ritrova incredibilmente dodicesimo, dietro Raikkonen e Vettel che ancora un’altra volta resta bloccato in mezzo al gruppo.

Al 53 Hamilton commette un altro errore, perdendo il mezzo alla prima curva e facendo un 360 gradi che lo ricaccia al tredicesimo posto. Per l’inglese arriva subito un altro pit.

Davanti, il pilota più in palla sembra essere Bottas che va a caccia di Stroll e del podio ma

al giro 57 ecco un altro colpo di scena: proprio Bottas va a fare lo stesso errore di Hamilton alla prima curva, toccando il cordolo, girandosi e andandosi a schiantare. Manco a dirlo, la gara viene per l’ennesima volta neutralizzata.

 

Si riparte per una mini gara di cinque giri al giro 60. Vettel subito al tornante si prende la quarta posizione su Sainz. Al 62 poi, il tedesco passa anche Stroll.

Poco dopo Gasly ci prova su Albon ma lo tampona e deve ritirarsi anche lui.

Al penultimo giro, Vettel passa anche Kvyat e si prende di forza la piazza d’onore, tra le urla della folla che viene letteralmente giù. Il tedesco, va detto, in una veste piuttosto attendista oggi, alla fine ottiene un risultato forse casuale ma che, almeno nel suo caso, fa morale.

Purtroppo per lui, Verstappen è ormai troppo lontano e dopo 64 giri di incredibili emozioni va a vincere.

Sul podio poi Vettel, davanti ad un incredibile Kvyat, che così festeggia la venuta al mondo della prima figlia, la piccola Penelope, avvenuta nella notte di sabato. Per il “Russo di Roma” (visto che ha la principale abitazione nei pressi di Piazza Barberini), è il terzo podio in carriera, dopo i due conquistati quando era in Red Bull.

In casa Toro Rosso è festa grande: arriva infatti il primo podio e il miglior risultato dalla vittoria proprio di Vettel, in quel di Monza nel 2008.

Un successo anche per la Honda, che si ritrova così con due posti sul podio. Va a Verstappen anche il punto extra della tornata più rapida, con un 1’16”645 fatto segnare al giro 61.

Dietro i primi tre, un enorme Stroll, bravo a sfruttare la strategia dopo esser partito dalla quindicesima posizione. Seguono Sainz, un eccelso Albon, Raikkonen, Giovinazzi (forse qualche rimpianto per l’Alfa Sauber ci può stare, visto come sono andate le cose oggi) e le due Haas di Grosjean e Magnussen, arrivate a contatto anche oggi, giusto per non farsi mancare nulla, durante una delle fasi piuttosto concitate nel finale.

Al traguardo Hamilton, che aveva vinto consecutivamente le ultime otto gare caratterizzate da rovesci piovosi, è solo undicesimo.

Per le Frecce d’Argento, quella di oggi, è una vera e propria Stalingrado che comunque non influirà direttamente sugli esiti della classifica.

In casa Maranello comunque, inutile nasconderlo, non è che vi sia molto da gioire: è vero che la piazza d’onore ringalluzzirà, e anche molto, Sebastian Vettel ma l’errore di Leclerc, frutto dell’inesperienza e soprattutto il fatto che la vittoria non sia arrivata, nonostante le due Mercedes di fatto fuori gioco, sarà motivo di grande rammarico.

Alle ore 21 però, ecco l’ennesimo, incredibile episodio: alle due Alfa viene comminata una penalità di 30” per non aver rispettato l’articolo 27.1 del regolamento sportivo.

La norma in questione prevede che i piloti debbano guidare soli e senza aiuti, mentre Raikkonen e Giovinazzi hanno usato al via una mappatura che sul bagnato va al limitare il pattinamento della frizione.

I due sono così sbalzati in dodicesima e tredicesima posizione, perdendo così i punti conquistati.

Settima e ottava passano così i due Haas, mentre Hamilton afferra i due punticini del nono posto. Decimo, per l’ultimo punto, è così la Williams dell’incredulo Kubica che così salva la propria stagione, oltreché quella della squadra.

Il polacco è di nuovo a punti per la prima volta da Abu Dhabi 2010 ma soprattutto dopo il ritorno in F1, avvenuto a distanza di otto anni dall’incidente in un rally del 2011 che lo ha lasciato  menomato al braccio destro.

Visto anche l’ultima appendice, è inutile spendere ulteriori parole sul Gran Premio, uno tra i più emozionante, anzi, forse il più emozionante degli ultimi dieci anni. Una gara pienissima di colpi di scena, come quelle di una volta, con quell’imprevedibilità che oggi è sempre meno presente.

Vedremo se già domenica prossima, in Ungheria, i valori abituali torneranno alla ribalta.

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

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