Cultura. Da Julius Evola a Cristo passando per le visioni di Elias de Tejada

Iconos de Carlismo en la Guerra Civil Española

La casa editrice Solfanelli ha da alcuni mesi ripubblicato un testo forse dimenticato ma di notevole importanza per il ruolo forse inconsapevole che svolse: il libro in questione è “Il Carlismo”. Si tratta di una esposizione organica della dottrina giuridico-politica del movimento politico tradizionalista ispanico. “Ispanico” e non semplicemente spagnolo, poiché le Spagne hanno pretesa di universalità e sono anzitutto un modo di essere, un modo di intendere la vita, un universo composito e sovranazionale ordinato attorno a due assi principali: la fede cattolica e la fedeltà ad un Re.

Pochi sanno che uno dei principali autori del libro, il filosofo del diritto e della politica Francisco Elias de Tejada (1917-1978), svolse una funzione importantissima nel far approdare un segmento del variegato mondo del MSI di inizi anni ʻ60, proveniente dall’esperienza di Ordine Nuovo e plasmatosi sino ad allora sulle letture di Evola e Guenon, al tradizionalismo cattolico sotto quella particolare visuale che ha rappresentato il tradizionalismo – come dicevo pocanzi – di matrice ispanica.

Julius Evola

Julius Evola (1898-1974), nell’immediato dopoguerra, aveva avuto il merito di fornire le coordinate essenziali per una lotta che ridestasse i cuori e le menti di una intera generazione di reduci, di sconfitti e di nuove leve che “non avevano fatto in tempo a perdere la guerra”, come ripeteva Giano Accame.

Da quella maestosa, autorevole e grigia palazzina romana di Corso Vittorio Emanuele, il “il nostro Marcuse” – come lo definì Giorgio Almirante – insegnava a quei ragazzi “maledetti” da tutto e da tutti – il cui capofila era un giovanissimo Pino Rauti – che il riscatto che andava cercato era anzitutto di natura interiore ed esistenziale.

Il mondo lì fuori apparteneva al “divenire”, un labile ed opaco riflesso del sovra mondo, quello che contava veramente e che investiva il piano dell’ “essere”. Essere e divenire, la cui differenza viene introdotta sin dalla prima pagina del suo testo di riferimento: Rivolta contro il mondo moderno.

Il pensatore romano mette da parte stilemi arcaici e ritualità ormai vetuste per presentare a quei ragazzi assetati di assoluto e volontà di riscatto una visione del mondo che coincide in larghissima parte con la “teologia della storia” della scuola contro-rivoluzionaria (di cui pure a suo modo faceva parte, seppur da una prospettiva “di sinistra”, dichiaratamente estranea alla tradizione cattolica, assieme a Guenon ed a Maurras).

Ma dopo qualche anno i primi dissapori iniziarono a registrarsi; l’Assoluto metafisico indicato da Evola era oscuro e di non facile presa; inoltre la realizzazione spirituale dei singoli era impedita dalle catene iniziatiche interrotte; infine, la condotta esistenziale indicata dal maestro talvolta era contraddittoria e spesso condita da pruriti anticristiani esageratamente marcati che denotavano spesso una conflittualità latente frutto della formazione giovanile nietzchiana

Quell’Assoluto doveva toccarsi con mano, doveva passare attraverso quell’istinto carnale che spinse san Tommaso apostolo a sincerarsi, dal tocco delle piaghe, che il Cristo fosse effettivamente risorto. Quel compito di “imporre le mani” e di disvelare Cristo lo assolse un altro grande autore, spesso dimenticato, che è Attilio Mordini di Selva (1923-1966) con il suo libro Il Tempio del Cristianesimo, dedicato al beato Carlo d’Asburgo, ultimo Imperatore d’Austria, in cui propone una visione organica della storia secondo gli assi portanti della metafisica classica cristiana. L’Assoluto adesso ha un nome ed un corpo preciso incarnato nella Seconda Persona della Trinità: Gesù Cristo.

Attilio Mordini

Attilio Mordini convoglierà un gruppo composito di giovani proveniente dagli scritti evoliani verso un approdo, seppur non ancora del tutto formalizzato e con qualche zona d’ombra, alla tradizione cattolica, come ricorda Pino Tosca nel suo Il cammino della tradizione (Il Cerchio). Tra i protagonisti di questa pagina di storia vi sono intellettuali come «Piero Vassallo, Giano Accame, Tommaso Romano, Silvio Vitale, Stefano Mangiante» (Il cammino della tradizione, Il Cerchio, p. 94) oltre ai già citati Pino Tosca e Fausto Gianfranceschi.

L’incontro con Francisco Elias de Tejada avverrà per merito di Silvio Vitale fondatore della storica rivista – tutt’ora in vita – L’Alfiere,pubblicazione napoletana tradizionalista”, il cui primo numero risale al luglio 1960.

Silvio Vitale assieme alla sua rivista organizzò il primo congresso dei tradizionalisti italiani, svoltosi a Napoli nel maggio del 1962. Tra i relatori fece la sua comparsa proprio Elias de Tejada oltre ad Attilio Mordini, Giovanni Cantoni, Savatore Ruta ecc; e nel gennaio dello stesso anno L’Alfiere fa conoscere al pubblico l’opera monumentale, ripubblicata in cinque volumi da Controcorrente, Napoli spagnola scritta dallo stesso Elias de Tejada. Nel 1966 sarà la volta dell’opera più nota del pensatore ispanico: La monarchia tradizionale (edizioni dell’Albero, Torino).

La monarchia tradizionale introduce l’ambiente tradizionalista italiano all’interno di una prospettiva solida ed organica, plasmatasi dalla ricchezza del pensiero dei classici del Siglo de Oro e fortificatosi dal sangue di quattro guerre civili – tra cui la Cruzada del ʻ36spesi in nome della fedeltà alla tradizione cattolica e del Re legittimo.

Il Carlismo, scrive Paolo Caucci von Saucken nell’introduzione al testo omonimo, è «espressione ultima e attuale della missione spirituale dei popoli ispanici», che vedeva affratellati su di un unico fronte di lotta – aggiunge Elias de Tejada – «il posato commerciante catalano, il duro sardo, il sognatore napoletano, l’indifferente andaluso, il basco semplicemente valoroso e il gagliego o il portoghese di stirpe celtica».

È questa l’affascinante varietà geopolitica “spiritualmente sovrana”, frutto di una civilizzazione “altra”, alternativa all’Europa – che inizia con i secoli XV-XVI –, e che affonda le radici nella Cristianità medievale, la Cristianitas maior. Tale civilizzazione, definita adesso Cristianitas minor, sopravvive e si perpetua «nei regni ispanici, dentro e fuori della Penisola Iberica – da Manila a Dole, da Cagliari a Lima, da Napoli a Lisbona» trincerandosi idealmente e simbolicamente dietro la catena dei Pirenei, dai quali combatte irriducibilmente la battaglia per l’instaurazione della civiltà cristiana.

Battaglia che continua tutt’ora e che ha come insegne quattro parole, dietro cui si disvela la vera “rivolta contro il mondo moderno”: Dios, Patria, Fueros, Rey.

Pino Tosca a Civitella del Tronto

Pino Tosca farà notare diversi anni dopo, quanto importante fosse aver fatto scoprire loro l’affascinante realtà dei Fueros, «che assume il valore di un comandamento universale» (Il cammino della tradizione, p. 98). I fueros sono norme giuridiche caratterizzate dalla loro pre-esistenza consuetudinaria, che ogni regno ispanico possiede, poste a presidio delle libertà concrete dei popoli contro ogni indebita ingerenza del sovrano e contro ogni spinta disgregatrice individuale. Il riconoscimento delle libertà dei popoli garantisce la pacifica convivenza tra popoli diversi, all’interno della cornice della Patria comune, il cui custode è il sovrano che non è assoluto, ma limitato nel suo esercizio dal rispetto delle consuetudini dei regni e dal rispetto della legge naturale e divina di cui è il primo tra i sudditi (in proposito si consiglia vivamente il testo curato dal prof. Giovanni Turco, Europa, Tradizione, Libertà, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2005).

L’incontro con Elias de Tejada rappresentò, dunque, una tappa fondamentale per il giovane tradizionalismo italiano. Cristo da persona si dispiegava in dottrina e il sangue dei requetés carlisti diveniva tutt’uno con quello degli insorgenti antigiacobini vandeani e dei lazzari napoletani, nella fedeltà a quel Cuore sofferente e circondato di spine, cui ancor oggi ogni erede al trono carlista pone sul proprio stemma araldico, ritto e immobile all’ombra dei Pirenei.

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Diego B. Panetta

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