Il punto è che la sua vita intercetta delle traiettorie che in un modo o nell’altro ci dicono qualcosa d’importante su di una una generazione ormai matura (quella dei quarantenni) e che ha vissuto a cavallo di epoche assai diverse e in competizione tra loro. Che ha attraversato gli Ottanta, i Novanta, i Duemila, Umberto Bossi (ma è solo un fatto accidentale o poco più) e la Crisi. Il racconto del 2013, ad esempio, con l’ascesa – la caduta arriverà dopo – di Matteo Renzi, anticipa con intelligenza una pagina di storia ancora da tutta da inquadrare.
Sesso, musica, ricerca religiosa nel campo dell’eterodossia e qualche interrogativo sul futuro. Vigliaturo la questione del reddito di cittadinanza la prende estremamente sul serio, reimpostando tutta la faccenda a partire da una visione del futuro con la quale, quanto prima, dovremmo fare i conti: l’intelligenza artificiale, la robotizzazione e l’impossibilità di poter collocare le persone in un mercato del lavoro sovraffollato dalle macchine. Scenari inquietanti rispetto ai quali bisogna farsi trovare preparati. Dalla parte opposta getta un seme, annaffiarlo può soltanto aiutare a non eludere il problema e a trattarlo in maniera assai più preparata rispetto al bla-bla-bla di politici o giornalisti mainstream: «Per coesistere con le macchine pensanti, se non vogliamo che diventino i nostri eredi, bisognerà essere alla loro altezza, collaborare, perché non ci sarà possibilità di competizione».