Effemeridi. Il dramma del pittore Pio Solero (la cui moglie fu trucidata dai partigiani)

Pio Solero

EFFEMERIDI – 19 Aprile 1975. Dopo una vita trascorsa tre le montagne, si spegne a 94 anni il pittore Pio Solero, nato e morto a Sappada (Belluno).
E a Sappada alla fine di luglio del 1944 si verificò anche un dramma che stride con la serenità del luogo dove si svolse: una banda partigiana assaltò il piccolo presidio della Guardia Nazionale Repubblicana che, esaurite le munizioni si arrese. Dopo la soppressione dei militi, i partigiani se ne andarono portando con loro il Segretario della sezione del Partito fascista repubblicano del paese, la cuoca del presidio della GNR e …. Maria Teresa Treichl, nata a Monaco di Baviera ma a Sappada residente perché moglie del pittore Solero che in quel momento, stimato da tutti i suoi concittadini, era anche il Podestà locale.
L’abitazione dei Solero e altre case furono svaligiate; poi, poco fuori dal paese, due dei tre rapiti furono uccisi con i calci dei fucili mentre la signora Treichl in Solero fu trascinata via, come si saprà da testimonianze post guerra. Dopo essere stata ripetutamente violentata e seviziata fu uccisa dai partigiani che l’avevano rapita. Il suo corpo non fu più ritrovato.
Solero che era assente da Sappada quel giorno e che dopo la guerra dovette anche assaggiare il carcere di Baldenich, alla periferia di Belluno, proseguì il suo percorso da solo; l’unico figlio della coppia, aviatore, era morto in un incidente di volo. I suoi quadri, così sereni fino alla sconvolgente fine della moglie, divennero più cupi.
Solero dalla sua Sappada si era allontanato alla fine dell’800 per studiare all’Accademia di Belle Arti di Venezia.
Tra calli e campielli aveva potuto confrontarsi con la vivacità di un ambiente artistico nel quale erano di casa alle Biennali, Max Klinger, James Ensor e Arnold Böcklin. Dopo gli anni veneziani si era spostato a Roma in una stagione altrettanto fortunata per il mondo dell’arte, incrociandovi i Giacomo Balla e i Giuseppe Pellizza da Volpedo e associando la sua arte al mondo degli “ultimi”, a partire dal mondo operaio.
Per il tramite di un altro pittore del Cadore, dopo l’esperienza romana si era trasferito a Monaco di Baviera dove, oltre ad affinare la sua arte tra interesse per Preraffaelliti e Jugendstil conobbe anche quella che divenne sua moglie. Monaco fu solo la prima tappa delle sue esperienze internazionali, che lo portarono a partecipare all’Esposizione internazionale d’arte a Buenos Aires nel 1910 e poi a Vienna, a Parigi e a Il Cairo.
Rientrò in Italia con moglie e figlio allo scoppio della Prima guerra mondiale alla quale partecipò come alpino e che per lui si concluse in un campo di concentramento ungherese.

Un quadro di Pio Solero

Tornò a Sappada nel 1918 e si dedicò alle sue montagne, quasi dimentico delle esperienze artistiche europee, prediligendo alle avanguardie una pittura che ricorda quella di Giovanni Segantini, Affrescò anche alcune chiesette di montagna (anche a Cortina) e dipinse pale d’altare. Partecipò a varie mostre veneziane concentrando la sua pittura sulla natura, i boschi, le montagne, raramente soffermandosi sulla figura umana, prediligendo le Cime di Lavaredo, i laghi, le baite, il Piave, abeti e fiori. Un suo paesaggio alpino invernale si trova oggi a Palazzo Madama.

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Amerino Griffini

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