Anticonformisti. Se aprile è il mese dell’addio a Gentile, Volpe, Giano Accame e Bordonali

Giovanni Gentile
Giovanni Gentile

“Aprile è il mese più crudele” ci ammonisce T.S.Eliot, ma non perché, come sostiene il Poeta, finito l’inverno, siamo costretti a uscire dal letargo per affrontare la vita, bensì per il fatto che, per un certo mondo, umano più che politico, in questo mese si ricorda l’anniversario della morte di persone care, la cui mancanza si fa sempre più dolorosa man mano che passa il tempo. 

 Ha già provveduto, su questo blog, Mario Bozzi Sentieri a ricordare l’assordante silenzio seguito alla denuncia fatta da Marcello Veneziani sull’assenza di qualsiasi iniziativa culturale da parte del cosiddetto “governo del cambiamento” che, almeno in questo campo, non ha sicuramente cambiato proprio nulla. Eppure, basterebbe davvero poco per ravvivare le moltissime fiammelle che covano sotto la cenere: sarebbe sufficiente, come appunto suggeriva Bozzi Sentieri, guardare cosa hanno fatto gli intellettuali, i politici e gli amministratori che, in anni davvero difficili, hanno saputo coraggiosamente e intelligentemente opporsi alla trionfante “cultura del piagnisteo”, come si chiamava allora, oggi più scientificamente chiamata “dittatura del politicamente corretto”. 

 Per una coincidenza che Jung chiamerebbe “significativa”, alcuni protagonisti di quella resistenza al conformismo sono mancati, in anni diversi, nella stessa data: il 15 aprile, nel bel mezzo, quindi, di una primavera piena, oltre che “di bellezza” anche di morte. Quel giorno, 75 anni fa veniva vilmente assassinato il filosofo Giovanni Gentile, 35 anni fa veniva colpito da infarto fulminante  l’editore ingegnere Giovanni Volpe e, dieci anni fa, si spegneva, tra le braccia dei suoi cari, Giano Accame, poche ore prima che morisse anche il libraio-editore Renato Bordonali, conosciuto soprattutto nell’ambiente milanese per il marchio Nuovi Orizzonti. 

 Riprendere il pensiero e l’opera di questi padri e fratelli maggiori sarebbe ben più che sufficiente a ridare un’anima a un mondo inspiegabilmente svanito quasi nel nulla, pronto a seguire qualsiasi sirena, purché superficiale e ad assecondare qualunque moda, purché passeggera. Eppure basterebbe l’esempio di Gentile, che ha coraggiosamente accettato il triste destino, che sapeva sarebbe stato mortale, per rimanere fedele a se stesso. Oppure riprendere il catalogo delle edizioni fondate e dirette da Volpe, un vero e proprio giacimento culturale che ha nutrito in modo semiclandestino un mondo vivace e appassionato, idee seppellite profondamente proprio quando, finalmente sdoganate, avrebbero potuto essere diffuse e discusse. “Non solo fu il più importante editore anticonformista e di destra nel dopoguerra italiano – come ricorda Gennaro Malgieri – ma è stato anche uno straordinario organizzatore di cultura se si pone mente ai seminari che organizzava soprattutto per giovani intellettuali ogni estate a Monteleone in Romagna e agli incontri della Fondazione Gioacchino Volpe che tutti le primavere riuniva i maggiori studiosi non progressisti di tutto il mondo, tra cui lo storico James Gregor, le cui analisi sul fascismo comparvero proprio sul suo catalogo, o pensatori del calibro di Augusto Del Noce”. Proprio grazie ai suoi seminari e alla sua generosa disponibilità a finanziare riviste, tra le quali “La Torre” e “Intervento”, poterono incontrarsi e pubblicare i loro primi contributi firme, oggi di punta del giornalismo culturale italiano, come Veneziani, Solinas, Tarchi, Romualdi, Nistri, Del Ninno, de Turris, Malgieri e tantissimi altri.  

Di Giano Accame, per fortuna, oggi è rimasto più che un semplice ricordo, anche se la sua figura meriterebbe maggiore attenzione, visto che le sue opere sarebbero un arsenale formidabile a cui attingere munizioni intellettuali, se solo ci fosse intenzione di combattere una battaglia ideale. Dalle intuizioni sul Socialismo Tricolore alle suggestioni de il Fascismo immenso e rosso passando per le teorie eretiche di Pound economista fino agli –inutili- spunti per una Destra sociale per giungere all’acuta analisi contenuta nella sua Storia della Repubblica ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, se si volesse oltre il chiacchiericcio da talk show e le copertine dei rorocalchi.

Renato Bordonali, infine, è stato uno dei pochissimi librai di riferimento in un ambiente, quello milanese, dove la sola presenza di una libreria assumeva il significato di una provocazione, a cui rispondere col fuoco, come purtroppo troppe volte è successo negli ultimi decenni. Burbero, generoso, appassionato e leale, Bordonali ha lasciato una testimonianza di impegno e militanza che, oggi, purtroppo, sembra lontana anni luce dall’attuale realtà politica, fatta di compromessi, egocentrismi e vantaggi personali.

 In suffragio di Renato Bordonali e, idealmente, di tutti gli altri defunti, verrà celebrata una S. Messa  nella chiesa di San Sebastiano /Tempio civico (via Torino 28)  lunedì 15 aprile, alle ore 17,30. 

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Luca Gallesi

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