Libri. “Pranzo di magro per il cardinale”: per scoprire Andreotti scrittore

Sul Concordato fra Regno d’Italia e Santa Sede, firmato esattamente 90 anni fa, si sa molto. Meno noti al pubblico sono alcuni episodi che portarono all’avvicinamento fra le due entità , uno dei quali venne narrato da un giovane Giulio Andreotti in un volume velatamente ironico dal titolo “Pranzo di magro per il cardinale”, scritto nel 1954.

Il futuro Divo racconta della vicenda intercorsa fra il cardinale di Bologna, Domenico Svampa, il Re Vittorio Emanuele III e papa Pio X nel 1904, quando il sovrano si recò in visita nel capoluogo emiliano. Fra gli invitati al pranzo di gala vi era il prelato che ricevette però il permesso dal Papa di andare in visita al Re, senza compromettersi troppo. Il cardinale Svampa dunque declinò l’invito a pranzo adducendo la scusa che questo si sarebbe tenuto di venerdì, giorno appunto di magro (notare la finezza dell’epoca). La sorpresa colse lo sfortunato quando gli venne risposto che il Re aveva predisposto un menù di magro apposta per non imbarazzarlo! Non potendo contattare in fretta Roma, lo Svampa si recò al pranzo e in una serie di sfortunati eventi si ritrovò ad uscire sul balcone al fianco del Re. Da notare l’importanza del balcone nella storia d’Italia.

Questa uscita provocò al povero cardinale un bel po’ di problemi. Il Papa lo riprese con forza, provocando nel malcapitato una vera afflizione, perché egli non aveva agito, stando ad Andreotti, in malafede, ma portato dall’onda dell’entusiasmo piazzaiolo. Interessante in effetti quanto scrive l’autore, sull’attesa trepidante del popolo bolognese, che sia da parte cattolica che da parte filo sabauda attendeva un segnale di riconciliazione, che in effetti avvenne.
Il caso divenne internazionale, in quanto all’epoca il Vaticano si stava scontrando anche con la Francia e i cattolici d’oltralpe si risentirono. Sui giornali francofoni, ampiamente riportati dall’Andreotti, San Pio X venne tirato per la giacchetta non poco, per chiedere conto di questa differenza di trattamento.

Giulio Andreotti

In mezzo il povero Svampa, che suo malgrado si ritrovò in una situazione che non riuscì a gestire, ma che fu tutto sommato un passaggio importante per il disgelo fra Regno e Santa Sede. Il povero porporato ne ebbe grande scorno lui che, oltre ad aver avuto rapporti con Don Bosco, avrebbe potuto essere Papa, se non fosse stato colto da un ictus poco prima del conclave che elesse Giuseppe Sarto.

Che dire? Un pranzo di magro un po’ indigesto, che dimostra come la storia molto spesso venga decisa da episodi estemporanei.

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Francesco Filipazzi

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