Libri. “L’ultimo caffè della sera” di Galdino: il bivio tra l’amore e il legame con Roma

Lo scrittore Diego Galdino nel suo bar
Lo scrittore Diego Galdino nel suo bar

Ci vuole una generosa dose di ingegno ed inventiva per costruire un intero romanzo, seppur breve, intorno ad una tazzina di caffé. Diego Galdino riesce a farlo nel suo “L’ultimo caffè della sera” nel quale ogni personaggio ruota intorno al caffè, ed ogni evento sembra essere dal caffè suscitato. Nel bar Tiberi a Trastevere, lo storico barman Dario si licenzia improvvisamente e senza spiegazioni, arruolando come barista in sua vece uno sconosciuto idraulico Marcello che niente ha a che vedere con il caffè. Da qui prende avvio il racconto di due storie d’amore: da un lato tra il novizio barista Marcello e Carlotta, la cassiera-proprietaria del bar Tiberi e dall’altro quella tra il titolare Massimo ed un’affascinante cliente.

Nella Roma trasteverina raccontata da Galdino, i personaggi avventori del bar non sono semplicemente, Riccardo o Ale, ma “Riccardo (caffè ristretto al vetro)”e “Ale (caffè americano)” o “Buh (caffè normale)”. Lo spazio disegnato dal bancone del bar Tiberi è uno spazio multietnico nel quale scompaiono le differenze razziali, annullate dall’adesione incondizionata al romanesco degli ” anvedi”, “aho” o del “che te serve”.

Quando  “l’officina di Tonino, uno dei negozi storici di Trastevere, chiuse per sempre”,  è Ale (caffè americano) che la rileva: un “giovane cinoromano integrato a meraviglia con i clienti storici del bar Tiberi, divenendo per tutti l’omologo orientale di Tonino il meccanico”. Allo stesso modo il pachistano Bhu si aggrega al capannello di trasteverini stanziato nel locale:   Un altro straniero prese la civis Tiberis, un pachistano che per chiamarlo sembrava volessi mettere paura a qualcuno: Buh (caffè normale)

Questo è il contesto in cui si sviluppa la storia d’amore tormentata tra Massimo e una cliente. Una storia comune ma non per questo poco profonda. Massimo è ancora interiormente invischiato in una relazione troncata mesi prima con la francese Geneviève e ritrova il sorriso solo quando vede apparire al bancone del Tiber una ragazza dagli occhi blu che si chiama Mina, il maschile del suo nomignolo. Tuttavia i fantasmi del passato non sono dissolti e la francesina che gli spezzò il cuore si ripresenterà a Roma come un fulmine a ciel sereno.

L’incontro con Mina è comunque fatale: Massimo più tardi cercherà di descrivere l’apparizione dicendo che Mina si era materializzata come “un ninja che sbuca fuori da un fumo che profuma di zucchero filato”. 

Anche in questo caso entra in gioco il caffè che diventa il metro per valutare l’impatto emotivo dell’evento su Massimo: “quando confuse il caffè americano del tabaccaio cino-romano Alè- Oh-Oh con quello al vetro di Riccardo il parrucchiere, nipote del leggendario Pino il parrucchiere, tutti i presenti si guardarono gli uni con gli altri sconcertati”. 

Ed in effetti l’intuizione dei clienti è corretta. Scatta la scintilla della passione e la narrazione si colora di mille galanterie e invenzioni romantiche dell’innammorato che vuole conquistare la sua amata.

Tra le tante piccole-grandi imprese, Massimo creerà per la sua Beatrice il Caffè-Mina, un ginseng macchiato talmente buono da far dire a lei: “No, non mi piace: il piacere nel berlo è troppo poco per definirlo. In questo momento vorrei che mi scorresse nelle vene al posto del sangue. Ma come hai fatto? Così! Dal nulla, creare una simile magia. Tu hai un dono, anzi no, tu hai i poteri, come il dottor Strange”.

Senza voler anticipare la conclusione della storia diciamo che l’eroe del romanzo dovrà sciogliere molti nodi interiori prima di capire se la passione per Mina ha superato l’amore che nutriva per Geneviève. E per capirlo dovrà fare i conti con il suo legame viscerale per la città di Roma (vera, insostituibile amante di un romano doc) da cui non aveva mai voluto distaccarsi e che gli aveva impedito di proseguire la sua relazione con la parigina Geneviève. Ma la coscienza del vero amore smuove anche le montagne e Massimo arriverà a dire di una delle due:

“Lei … Ha preso in mano il mio cuore e l’ha riacceso. Con lei sono felice e lo sarò per sempre. Come faccio a esserne tanto sicuro? Perché per lei rinuncerei a Roma!” 

Quale delle due sarà più affascinante di Roma agli occhi di Massimo?

*L’ultimo caffè della sera di Diego Galdino, Sperling e Kupfer, pp.288 euro 16,90

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Amanda Incardona

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