“Il Grigiocrate”: la fenomenologia di Mario Monti in un saggio appena uscito

Arriva nelle librerie “Il grigiocrate” (Edizioni Fuori Onda), un saggio controcorrente su Mario Monti, curato da  Augusto Grandi, Daniele Lazzeri, Andrea Marcigliano.

Ecco una sintesi dei temi trattati nel volume.

C’era chi invitava i sudditi a mangiare brioches in mancanza di pane e chi, di fronte all’incremento di suicidi per disperazione economica, non trova niente di meglio che riportare sul quotidiano degli Elkann la dotta citazione di Ulisse che sacrifica sei suoi compagni pur di salvare la nave. In altri tempi lo si sarebbe definito come un esempio di intollerabile cinismo, ma ormai è il caso di abituarsi. Perché nei salotti che contano, o nelle sale da pranzo a partire da quelle torinesi, si è tornati all’aria di sovrano disprezzo nei confronti di un popolo fastidioso che avrebbe pure la pretesa di sopravvivere.

E infatti il grigiocrate ha scelto proprio La Stampa per una lunga intervista concessa al direttore del quotidiano torinese. In fondo alle due paginate di Monti-pensiero (in fondo, per non inastidire il premier con sciocchezzuole), arriva finalmente la domanda relativa ai suicidi di imprenditori ed artigiani. Pensionati, lavoratori dipendenti e disoccupati sono esclusi, sono già stati inseriti nella categoria dei subumani, secondo i criteri degli illuminati poteri forti. Ovviamente Monti non si scompone, ammette che si tratta di «cose drammatiche», ma il suo coinvolgimento emotivo si ferma lì. Stiamo parlando di merce che deperisce, mica di esseri umani ammessi a far parte dell’élite.

«Anche in Grecia i suicidi sono molto aumentati», precisa il grigio. E allora, per i tecnocrati, se si suicidano in massa i greci, perché non voler condere agli italiani il diritto all’emulazione? Potremmo organizzare un campionato, sponsorizzato dall’Inps, che così rispamierebbe e potrebbe utilizzare le risorse aggiuntive per pagare gli interessi ai “mercati”. Un punto di spread per il Paese con il suicidio più curioso e spettacolare.

La vera casta, quella che si considera l’élite del Paese (vietato parlare di Nazione), è proprio questa. Spocchiosa, arrogante, indisponente. Competente? Macché. Solo autoreferenziale. Tutti si conoscono, tutti si frequentano, tutti si raccontano realtà inesistenti. E di fronte alle difficoltà scaricano sul popolo fastidioso tutte le responsabilità.

Da bravi genitori tutelano i propri figli, magari facendoli lavorare sotto casa, vicini a mamma e papà, possibilmente nella stessa università dove insegnano i genitori e magari anche il marito della piccina. Ma per gli italiani, questi fastidiosi impicci in un mondo di grigi tecnocrati, il percorso indicato è totalmente diverso. Andate all’estero, spiegano i tecnocrati ai giovani italiani. In realtà non lo spiegano, lo ordinano. Bamboccioni, sfigati, mammoni, noiosi: le definizioni si sprecano nelle cene dei tecnocrati. Tutte caratterizzate dal disprezzo nei confronti di chi è rimasto fuori dalla porta. E così nelle parrocchie italiane si raccolgono le elemosine da destinare a giovani che frequentano corsi di formazione.

Loro, invece, i figli dei tecnocrati, possono spaziare dalla Morgan Stanley alle Università, dalle Authority a Mediobanca, dalle assicurazioni alle banche. Senza annoiarsi, loro.

Ma guai a parlare di raccomandazioni, loro sono l’élite ed è normale che l’élite si perpetui attraverso la cooptazione.

Come è normale che le regole che impongono agli altri non valgano per loro. Corrado Passera, da ministro, chiede «sanzioni sociali» contro gli evasori? Ma Corrado Passera, da banchiere, era ai vertici di Intesa Sanpaolo, cioé una delle banche condannate per evasione fiscale. «Dal bilancio 2010 – ricorda l’avvocato Sandro Del Mastro – emergeva che il contenzioso dell’istituto con il Fisco ammontava a 1,65 miliardi, cui si sommano 119 milioni come evidenziato nella relazione al 30 settembre 2011. Intesa sborsò 270 milioni».

Particolari irrilevanti. D’altronde è stato spiegato dai vertici del Paese che gli italiani comprendono e non drammatizzano. E se, disperati, si lanciano da un balcone, si danno fuoco o si impiccano, i grigiocrati invitano ad abbassare i toni e consigliano di mettere a disposizione dei nuovi poveri qualche esercito di psicologi o psichiatri. Non è chiaro chi li debba pagare, ma si sorvola. Come si sorvola sui favori alle banche («non siamo al servizio degli istituti di credito», avevano assicurato i girigiocrati) e sull’Imu che le fondazioni bancarie non pagano perché enti di beneficienza.

È un mondo difficile, il loro. Impegnato a spiegare al volgo i nuovi stili di comportamento. Il fascino della schiscetta e del baracchino, la meraviglia del cibo riciclato, i vantaggi della spesa fatta nel cassonetto dell’immondizia. Un sano pauperismo per (quasi) tutti. Così i tecnocrati non avranno l’affanno di dover prenotare per andare a cena in un ristorante di livello. Finalmente rimarranno a casa i fastidiosi esemplari di un’Italietta di cafoni arricchiti.

E basta con le code in aeroporto o con l’affollamento nei porti dove l’élite ormeggia gli yacht. Un nuovo stile di vita, sobrio e rassegnato, non potrà che far bene al popolo. Certo, tutte le persone che vivono di turismo avranno qualche piccolo problema, in attesa che i nuovi padroni mondiali si degnino di posare le loro terga su una sdraio italica o su una sedia di un ristorante.

De minimis non curat praetor, non è che un premier possa occuparsi della sopravvivenza di un intero settore dell’economia italiana. L’Europa deve essersi dimenticata di chiederglielo. E poi si risolvono tanti problemi, in questo modo. Se nessuno può permettersi la vacanza, diventa inutile concedere le ferie ai lavoratori. Con un netto miglioramento della produttività. Ci sarebbero, probabilmente, alcuni piccoli inconvenienti sul fronte della salute e degli infortuni sul lavoro. Ma l’amico Marchionne ha già chiarito che, se non si abbattono le assenze per malattia, i lavoratori devono essere pagati meno. Nel peggiore dei casi si possono sempre abbattere i lavoratori, creando nuove opportunità di occupazione.

D’altronde in Grecia la sanità, in prospettiva, sarà sempre più affidata ad organismi come Medici senza frontiere. E nelle scuole greche aumentano i bambini che svengono perché malnutriti. Paria d’Europa, noi e la Grecia. In attesa di imporre lo stesso modello alla Penisola Iberica. Ma non c’è da preoccuparsi più di tanto: l’élite racchiusa nei salotti organizzerà cene per raccogliere qualche fondo da distribuire ai più bisognosi. Magari accompagnato da qualche nuova tassa, tanto per far contribuire anche il popolo a queste nobili iniziative. In attesa che l’Europa ci chieda di reintrodurre la schiavitù.

Leo Junior

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