Zacapa&Scavetto. Pif, icona dell’intellettuale conformista nella parrocchia a sinistra

Pif, Pierfrancesco Diliberto

Pierfrancesco Diliberto, ex inviato delle Iene, è stato celebrato dall’inserto culturale Robinson di Repubblica come nuova icona intellettuale del progressismo. “Regista, sceneggiatore, attore, mattatore alla tv e alla radio”: ha libero accesso a media e grande schermo. E usa questi spazi sostanzialmente per difendere lo status quo con l’espediente di autodefinirsi come un esponente della “tradizione del cazzaro della commedia italiana”, in memoria di Ettore Scola.

Coerente con le linee della parrocchia conformista

Come si fa ad essere à la page a sinistra? Basta tirare una legnata a Matteo Salvini. Originale? No, sulla scia di Roberto Saviano. Insomma un colpo al nemico consolida la popolarità nell’opposizione rossa. E così sul frontespizio del suo nuovo romanzo (presto nelle classifiche vendite, nelle zone alte), c’è un frase sui vescovi del vicepremier leghista (sui vescovi che non devono “rompere le palle ai sindaci”). Almeno dovrebbe rivendicare la sua posizione politica, Pif. Invece preferisce “annacare”. Leggiamo insieme: “Non ce l’ho con lui personalmente: come tutti i candidati premier alle ultime politiche l’ho pure incontrato per il mio programma tv, è stato gentilissimo. E’ la contraddizione di fondo comune a tanti cattolici, che non va: da un lato imporre il crocifisso, dall’altro sparare agli immigrati. Mettersi contro il ministro dell’Interno, specie per chi fa il mio lavoro, è quanto di più stupido si possa fare, ma cerco di essere coerente. Almeno un po’”.

Ora immaginate il coraggio civile dei grandi dissidenti del Novecento – pensiamo a Aleksandr Solzhenitsyn – e poi compariamolo con l’astuzia di Pif, che dopo aver avuto spazio e opportunità nel cinema, nell’editoria con il romanzo, alla radio e sui giornali, sottintende (addirittura!)  il timore di possibili svantaggi schierandosi contro il leader leghista…

Contro i cattolici reazionari da agnostico

Fa sorridere l’intemerata di Pif contro chi si professa di destra ma contro l’immigrazione. “Sparare agli immigrati”, “imporre il crocifisso”: in che Italia vive Pif? Intanto però spiega la il suo rapporto con il cattolicesimo e dice già tutto: “Anch’io ho avuto un’educazione cattolica media: diciamo una religione facile, in cui non si deve per forza essere coerenti o prendere posizione. Io al momento sono agnostico, però spero che Dio ci sia, tifo perché ci sia”. Cosa significa una educazione cattolica media, senza prendere posizione? Una religione senza regole o liturgie. Fai da te, fino a sprofondare inevitabilmente nel nichilismo del nostro tempo.

In politica? Sì ma con il tappeto rosso da senatore a vita…

Allora c’è da immaginarsi un Pif in prima linea nelle battaglie civili e nell’impegno politico? No. Il regista-sceneggiatore-romanziere-autore tv-cinema-radio, dopo tutti i giri di parole si scopre e poi si ricopre: “Sulle mie opinioni sono estremista. Certo, chi sta in silenzio campa meglio, ma se io mi espongo è sempre in buona fede. In vecchiaia magari potrei fare il senatore a vita, senza nemmeno lo sforzo di farmi eleggere”.

Furbizia filo rosso dei nuovi intellettuali

Pif è l’espressione proteiforme di un mondo intellettuale italiano che vive di conformismo, di professione felpata di schieramento antimafia (Dio solo sa quanto l’Italia abbia bisogno di una lotta serrata, repressiva e culturale contro i clan) unita a un rinnovato credo progressista, che trova nello screditare Salvini la formula assicurata per “lavarsi la coscienza”. Per tornare subito dopo, come durante l’intervista a Repubblica, al perfetto “mood” che lo fa definire “il più eclettico tra i personaggi dello showbiz, : “ai tavolini all’aperto di un caffè romano, tra lo struscio dei passanti”.

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Geronimo Barbadillo

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