Formula 1. A Hamilton basta il quarto posto per aggiudicarsi il titolo mondiale

Quella del 28 ottobre 2018 è una data che per sempre resterà nella storia della F1.

Ad Hamilton infatti basta  un quarto posto in Messico, sebbene staccato di oltre un minuto e diciotto secondi dalla vetta, per aggiudicarsi il quinto campionato della sua straordinaria carriera cominciata nel 2007. Eguagliato il mito argentino Juan Manuel Fangio in questa graduatoria, proprio nel giorno in cui nel 1951 l’asso vinse il suo primo titolo, gli scenari che si aprono di fronte all’anglo-caraibico sono potenzialmente ricchi di altre immense soddisfazioni.

Allo sfidante Vettel e alla stessa Ferrari non resta che congratularsi con gli avversari, in virtù della maggior costanza della scuderia tedesca, in grado di  attendere, abile a sfruttare i tanti errori della “Rossa” e soprattutto costantemente in grado di limitare i danni quando non disponeva del mezzo più veloce.

Non che manchino le polemiche ma obiettivamente questo sembra esser stato il risultato più giusto. In particolare, a far storcere il naso  sono stati i particolari cerchi introdotti dalla Mercedes già in Belgio, cerchi che presentavano dei micro fori all’attacco del mozzo e dei vorticatori lungo la corona interna –il tutto per permettere un miglior smaltimento del calore ed evitare fastidi sugli pneumatici- e che, sebbene al limite della legalità, sono stati fatti “chiudere” solo nel precedente gran premio di Austin.

La Mercedes, tanto quanto negli USA, anche in Messico si ritrova così a dover “litigare” con le coperture  fin dal venerdì mattina. Intanto, agli oltre 2800 metri di altitudine della pista dedicata ai Fratelli Rodriguez, chi da subito si trova a meraviglia è la Red Bull, già vincitrice l’anno scorso con Max Verstappen.

Dominate con l’olandese tutte le sessioni di libere ( rispettivamente in 1’16″656, 1’16″720 e 1’16″284), le qualifiche sembrerebbero non aver storia. Invece, nel momento decisivo, dal cilindro spunta si una Red Bull, ma è quella di Daniel Ricciardo che, da separato in casa, strappa al compagno di squadra la pole per ventisei millesimi, prendendosela con tanta, tanta rabbia in 1’14″759. Per la Red Bull è la prima fila completa: non gli succedeva  dal Gran Premio degli USA del 2013. Dietro di loro Hamilton, Vettel, Bottas e Raikkonen. I primi sei si qualificano con gomme UltraSoft, qui “compound” medio.

Al via Hamilton ha uno scatto potente, sopravanza il poleman Ricciardo scattato malissimo e sembra poter star davanti anche a Verstappen. Tuttavia, non avendo preso rischi inutili, il n.44 si lascia sfilare dall’olandese e si mette secondo. Dietro intanto è battaglia Bottas-Vettel che inizialmente perde, salvo poi riconquistarla, la sua quarta posizione. Peggio fa Raikkonen che nello scatto al via si fa  sopravanzare da Sainz, riprendendosi tuttavia la sesta posizione già all’inizio del secondo giro. Nella pancia del gruppo non mancano i contatti: ne fa le spese Alonso, cui prima si incastra un pezzo di Ocon in mezzo ad un deviatore di flusso, poi, complice anche un problema (motore) sulla sua vettura, già al quarto passaggio deve abbandonare.

L’olandesino si mette da subito a fare il ritmo, sfruttando la pista libera, conscio di quanto siano importante le strategie su questo circuito. Al giro 12 e 13 rientrano Hamilton e Bottas, seguiti nei due giri successivi dagli alfieri Red Bull. Per loro, gomme SuperSoft.  La Ferrari, invece, tenta una strategia diversa, lasciando fuori fino al diciottesimo giro entrambi i piloti, con Raikkonen che è costretto a perdere oltre undici secondi; perdita dovuta in parte anche per le battaglie con Verstappen, Hamilton e Ricciardo che lo vedono coinvolto tra il giro 15 e il 17.

Tornato in pista, Seb riesce a mantenere un ritmo molto veloce e, grazie anche alla Virtual SafetyCar dovuta al ritiro di Sainz , in una quindicina di giri si riporta su Ricciardo, passandolo al giro 34 e replicando la manovra,  cinque giri dopo, su di un Hamilton che inizia a soffrire del “graining” (strisce marcate) che si forma sulle proprie coperture.

I problemi per Hamilton diventano, giro dopo giro, sempre più gravi e al giro 47, ormai braccato da Ricciardo, viene portato all’errore e si fa passare.  Stessa identica dinamica per Bottas, passato nel giro successivo da Raikkonen, autore di una parte centrale di gara regolare e unico, alla fine, che adotta la strategia della sosta unica. Intanto, al giro 40, si era fermato l’idolo locale Perez.

Tra il giro 48 e il 49, riparano ai box per la seconda sosta Vettel, Hamilton, Bottas e Verstappen, quest’ultimo, unico a montare delle SuperSoft nuove, a fronte delle UltraSoft altrui.

Il motivo chiave di questa sezione di gara è la rinnovata rincorsa da parte di Vettel a Ricciardo; Ricciardo che, non fermatosi, a questo punto si ritrova secondo. L’australiano mai seriamente impensierito per quasi quindici giri, deve invece arrendersi al giro 62 per un ennesimo, sconcertante guasto sulla propria vettura. Un finale davvero triste per uno dei talenti più puri di questo sport.

Bottas si riferma al giro 63 montando le HyperSoft e certificando così la crisi gomme Merceds: il finlandese finisce addirittura doppiato, sorte che per pochi metri non tocca ad Hamilton conservatore che bada soltanto a portare l’auto al traguardo.

Davanti, un solido e splendido Verstappen va a vincere davanti a Vettel e Raikkonen.

Al quarto posto Lewis Hamilton che si laurea con questi dodici punti Campione del Mondo, davanti a Bottas, Hulkenberg, Leclerc, un buon Vandoorne, Ericsson e Gasly, a punti per la Toro Rosso.

Giù il cappello di fronte a Lewis per il quale, a questo punto, mancano davvero le parole, entrato di diritto nel gotha del Motor sport. A quello che senza dubbio è il campione più cristallino della Formula 1 moderna –perlomeno per quanto riguarda la velocità pura- (senza nulla voler togliere ai suoi tanti avversari), coadiuvato certo da una vettura perfetta, ma sempre in grado di metterci tanto del suo, non si può che fare un convinto e sincero applauso, rafforzato dalla consapevolezza di quanto  tanto il pilota, quanto il personaggio, abbiano contribuito, nel bene e nel male, al rafforzamento del mito di questo sport.

Prossimo appuntamento  tra due settimane in Brasile, per una gara che pur senza importanza di classifca, potrà rivelarsi come ricca di motivi d’interesse.

@barbadilloit

Lorenzo Proietti

Lorenzo Proietti su Barbadillo.it

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