Calcio. All’armi, Soldatini: da Di Livio a Giaccherini, calciatori in trincea

Nel mondo del calcio, il più delle volte, a prendersi la scena sono bomber, fantasisti, ali velocissime e dallo sterminato repertorio di finte e dribbling, seguiti per ordine di importanza da portieri e dai centrali di difesa.

Passano invece in secondo piano altri ruoli, essenziali per dare equilibrio alla squadra: equilibrio che è alla base di ogni successo nel mondo del calcio, dalle squadre di provincia ai top club.

In questo campo spiccano per importanza, oltre a centrocampisti settepolmoni alla Kanté o alla Furino, quei numeri “7” che non amano perdersi in leziosità e si distinguono per abnegazione, resistenza e intelligenza tattica. Esterni che non rischiano quasi mai il numero, affidandosi a gesti tecnici semplici ed immediati, ma sempre efficaci, registrando così una percentuale bassissima di errori.

Questi giocatori sono molto amati tra gli appassionati della categoria “romantici” , quelli che si nutrono di storie straordinarie scritte da uomini, che, pur partendo da condizioni di svantaggio, riescono a raggiungere traguardi impensabili. Un esempio è la vicenda di Albrighton, centrocampista nel Leicester di Ranieri, un pendolino che garantiva una spinta costante sulla fascia, combinata a rapidi ripiegamenti difensivi, e risultava così decisivo nel garantire equilibrio alle Foxes, bilanciando lo squilibrio provocato da un giocatore come Mahrez, fortemente votato all’attacco.

Tuttavia l’icona rappresentativa di questo modo di giocare è senza dubbio Angelo di Livio, professione “soldatino”. Un soprannome, questo, affibbiatogli da Baggio ai tempi della Juve a causa del suo modo di correre, ma che sintetizza anche alla perfezione il modo di intendere il calcio del giocatore romano.

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Angelo corre come un disperato sulla fascia dal primo al novantesimo minuto, senza mai fermarsi. Non prima almeno di aver effettuato un cross o guadagnato un fallo,  o di aver dato una mano in fase difensiva al compagno di fascia (il generosissimo Pessotto alla Juventus).

Come ogni lavoratore esemplare, Di Livio nutre un profondo rispetto per il proprio allenatore ed è pronto a seguirlo in ogni esperimento tattico come il più fedele dei pretoriani. Cresciuto nelle giovanili della Roma, si fa strada in un campionato definito allora il migliore del mondo, divenendo l’ago della bilancia della squadra più forte del momento: la Vecchia Signora. Diventa in breve tempo un idolo della tifoseria, onorando la maglia bianconera con grinta e carisma, tanto da essere perdonato per il suo passaggio agli acerrimi rivali della Fiorentina nel ‘99.

Sulle sue orme si è  mosso Giaccherini. Nato a Talla, un’oasi di pace isolata dal mondo e destinato ad una vita in fabbrica, come nelle favole riesce a ribaltare in poco tempo il proprio destino, approdando al Cesena e trascinandolo fino in A nella stagione 2009/2010.

Qui, dopo un’altra grande stagione tra le fila del Cesena, attira l’attenzione della Juventus. Approdato a Torino diventa il pupillo del suo allenatore Conte, che vede in lui vocazione al sacrificio e abnegazione, caratteristiche simili a quelle del suo ex compagno Di Livio.

Inoltre, pur avendo abilità tecniche migliori rispetto al predecessore, Giak non ama strafare, ma sfrutta la sua rapidità ed utilizza un repertorio di finte semplici ed efficaci per disorientare il marcatore.

In bianconero disputa due ottime stagioni, risultando spesso decisivo, come nel caso del gol scudetto contro il Catania ed entra subito, come Angelo prima di lui,  nel cuore dei tifosi, innamorati di chi, come lui, dà tutto per la maglia che indossa .

Nel 2013, nonostante una Confederations Cup da protagonista, è costretto a scendere dal treno dei desideri e si trova ad affrontare l’ignoto: la Premier con la maglia del Sunderland. Dopo due stagioni tra alti e bassi Giak torna a dare il meglio di sé nel Bologna, attirando l’attenzione del vecchio maestro Conte che lo richiama in Nazionale. Questa scelta suscita, come già accaduto con Prandelli, reazioni contrastanti tra i tifosi.

Alcuni ammirano la caparbietà e l’efficienza del centrocampista di Talla, altri da esteti del calcio storcono il naso di fronte a un calciatore che, a loro parere, non ha le doti tecniche per meritare la maglia azzurra.

Giak riesce ancora una volta a mettere a tacere gli scettici e dà un contributo importante, risultando decisivo nella gara contro il Belgio, che, nell’estate 2016, lancerà la Nazionale operaia di Conte ad un passo dal raggiungimento di una clamorosa quanto inattesa semifinale europea.

Dopo aver fallito la grande occasione di rilancio col Napoli, Giaccherini approda in questa stagione nel Chievo. Qui diviene da subito la stella, nonché la prima scelta nei calci piazzati, specialità della casa.

 

Giak parte subito col botto, mettendo in crisi nella prima giornata di campionato la Juventus di Cristiano Ronaldo con un gol ed un assist.

Che sia il Chievo la giusta dimensione per l’ormai non più giovane calciatore? O forse ha ancora gamba e possibilità per riconquistare un posto in una grande squadra? Lo scopriremo solo a fine stagione: quel che è certo è che anche partendo da giocatori come Di Livio e Giaccherini si costruiscono le basi per i grandi successi.

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Giacomo Bonetti

Giacomo Bonetti su Barbadillo.it

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