Calcio. Calcio Catania, quella Serie B che ogni colpa porta via

Le prime pagine con "I Treni dei goal"

Si dimentica in fretta, troppo in fretta. Nessun memento in quel di Catania. Anzi: baci, abbracci e ancora baci. Il presidente Nino Pulvirenti torna al Massimino dopo il lungo esilio di espiazione e viene accolto come una santa in processione. Una torsione da circo, da schiena tutt’altro che dritta. Basta il ripescaggio inaspettato in Serie B e la vergogna è presto lavata. Benché virtualmente, in attesa che la Fgci possa parlare ufficialmente e dare il via libera al sorteggio dei calendari, i “Treni del gol” sembrano cancellati definitivamente dalla coscienza comune, svaniti in un oblio da ventre molle. 

E allora baci, abbracci, e ancora baci. Ci pensiamo dunque noi a rispolverare la vicenda. Era l’estate 2015 e l’Italia fu scossa dall’ennesimo scandalo pallonaro. Partite truccate, intercettazioni, linguaggio in codice. Stavolta i vertici del Calcio Catania sono protagonisti di quelle vergognose telefonate: dall’altro lato della cornetta c’era il patron Nino Pulvirenti. Addirittura. Il risultato delle inchieste sportive? I rossoazzurri scaraventati tra i gironi infernali della Lega Pro. La Catania sportiva scende in piazza al grido di “Pulvirenti vattene”, mentre i perbenisti vedono in quell’inchiesta sportiva l’ennesima conferma dell’inferiorità morale di tutto l’ambiente calcio. Poi arrivano i campionati da disputare, anni deludenti, con la tifoseria gonfia di livore ripensando ai recenti anni in Seria A, quando gli eroi in rossoazzuro si chiamavano Gomez, Vargas, Castro, Bizzarri o Maxi Lopez. Nostalgia canaglia.

Arriviamo a quest’anno. L’agonia sembra finita. Invece no, un’altra delusione: il Catania arriva in semifinale play-off per poi essere buttato fuori ai rigori dal Siena, proprio al Massimino. La Serie B svanisce nuovamente mentre la consapevolezza di dover disputare l’ennesima stagione nella terza serie è realtà. “Se siamo qui è tutta colpa di Pulvirenti”, una perla di saggezza. Poi però arriva l’estate e apre il campionato delle procure. Tutto cambia, si torna in cadetteria e chi prima era maledetto viene portato in spalla quasi fosse un’eroe senza macchia. Vero è che i soldi anche in questi ultimi anni di nascondimento penitenziale li ha continuati a mettere lui, Pulvirenti. Vero è che di acquirenti realmente interessati a comprare il club, manco a parlarne. E francamente, c’era da aspettarselo che i tifosi  prima o poi avrebbero dimenticato. Se lo hanno fatto a Genova con Enrico Preziosi, perché non a Catania. Stessa razza, stessa panza. In fondo è così che vanno le cose. È il calcio, bellezza!

Poi però ci sono gli uomini e lì dovrebbe essere tutta un’altra storia. Pulvirenti ha sì pagato il suo debito; ma dall’altra, tuttavia, un po’ di sobrietà e compostezza in più non avrebbero fatto sfigurare nessuno. Senza baci né tantomeno abbracci. Una stretta di mano, un semplice gesto del capo, sarebbero bastati. La dignità, questa sconosciuta. Poi ci si chiede perché certi territori facciano fatica a prendere il volo. Se manca la memoria, manca anche lo stile. Dello sviluppo poi, manco a parlarne. Il resto – va da sé – è tutto palude. 

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