Cultura. Da De André al “Diario di un fallito”: Eduard Limonov ultimo avanguardista

Limonov con dietro la bandiera di Limonka

Intro. Una nota tecnica

I voli pindarici sono un tentativo di lasciare libero l’inconscio di vagare nei meandri delle libere associazioni senza preoccuparsi di una qualsivoglia coerenza logica ed è la stessa sensazione che mi ha procurato una prima lettura del Diario di un fallito di Eduard Limonov (Odradek edizioni,2004) . Si tratta di una sensazione superficiale, la prima, quella che coglie di sorpresa il lettore quando incontra (e si scontra) con uno stile nuovo. Nello specifico, mentre leggevo il testo, ho tenuto in sottofondo l’ultimo album di Fabrizio De Andrè, Anime Salve. Del resto, anche nel Diario medesimo, il filo conduttore è l’inconscio, trascritto e redatto in tutti i suoi gorghi, estemporaneo ed istintivo. Mi sono chiesto, istintivamente, se Limonov potesse essere considerato a sua volta uno spirito libero (secondo l’accezione del cantautore genovese), visto che lui non solo ha sempre prediletto le posizioni fuori casta ma le ha anche coerentemente personificate.

Limonov, “Anima salva”

Emmanel Carrère con la biografia di Limonov ha contribuito, come accennato prima, a creare un’icona letteraria dalle molteplici sfaccettature, necessaria forse per un panorama occidentale depotenziato dall’epica. Limonov ha ammesso da più parti di non aver letto il libro di Carrère ma di essergli comunque grato per avergli dato ulteriore fama. Certo, Carrère ne parla da un punto di vista particolare e specifico. Giustissimo. Ascoltando l’ultimo album di Fabrizio De Andrè ho pensato a Limonov. Cosa c’entri De Andrè con Limonov può sembrare un assurdo pretesto di assemblare un patchwork postmoderno, ma i punti di contatto si possono ritrovare in quell’ardore anarcoide contrapposto a qualsiasi forma di dominio da parte dell’egemonia culturale (cassa di risonanza di quella politica) di gramsciana memoria. Era il 1996, Fabrizio De Andrè regalava alla galassia culturale il suo ultimo album, un testamento spirituale e artistico, “Anime Salve” dedicato alla ricerca interiore, agli spiriti liberi ai contatti tra culture, etimologicamente inteso come un concept album per tutti coloro i quali la società identifica come reietti ed emarginati. Chissà cosa avrebbe pensato Faber di Eduard Limonov, si sarebbero intrigati e osservati a distanza. Entrambi interiormente liberi, autonomi, solidi nelle loro viscerali contraddizioni. Soprattutto Limonov sarebbe stato il protagonista di una canzone di De Andrè.De Andrè parlava degli ultimi,ispirandosi a Brasseninsieme a Jacques Brel, i provenzali e Leo Ferrè, contornati l’anarchia di Stirner, l’esistenzialismo di Edgar Lee Masters unito a Malatesta ed ai Vangeli Apocrifi.Limonov, invece, ne parla lateralmente apparentemente distaccandosene per spirito d’elitè, ma in cuor suo vuole nobilitarli, attraverso lo strumento epico dell’avventura. Rigetta in qualsiasi maniera ogni punto di riferimento di legittimazione borghese o intellettuale. Parla da fuori casta, da reietto, da fuori asse, fuori classe, difficilmente incasellabile in etichette sfumate di conformismo. Smonta, seziona, destruttura, con un’istintività paurosa, le categorie politiche “destra” e “sinistra”, salvandone le ali estreme; colpisce al cuore la stessa avanguardia, scrivendo della propria vita, considerata dal principio magma incandescente ed intoccabile, avvincente materia letteraria.

Diario di un fallito o quaderno segreto

Il diario è lo strumento letterario migliore per chi parte dal presupposto che la propria vita sia un’opera d’arte. Eduard porta una nausea furoreggiante da dannunziano panslavista, un punk venuto dall’est mosso dalla voglia di incarnare l’avanguardia. Arrivato col flusso della terza ondata migratoria dall’Urss, in America si è prontamente relegato in un angolo, in fondo, tra gli emarginati, ma con più rabbia e più supponenza. I suoi non sono esercizi di stile, sono il megafono di pensieri, a loro volta radiografia di sensazioni che attraversano il suo corpo. Parla di sé, si autodefinisce “fallito”, si autodistrugge, srotola visioni apocalittiche, frustrazioni e umori in maniera disorganica e informale, seguendo il banale spunto del “così è, se vi pare”. Agitatore culturale, pirata della politica, scrittore (l’attributo è necessario) russo, Limonov è, nel bene o nel male, uno degli ultimi prodotti di ciò che un tempo poteva definirsi “avanguardia”, con tutta la sua forza dirompente. Gabriele D’Annunzio insegna.

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Stefano Sacchetti

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