Isotta a Radio Tre: “La poesia prima della scienza aveva compreso gli animali”

Paolo Isotta

“La poesia, prima della scienza, ha scoperto che gli animali hanno pensiero e sentimenti e ha saputo esprimere questa verità”. La lezione di Paolo Isotta, scrittore e storico della musica, nell’intervista al programma Zazà di Radio Tre in cui spiega le ragioni alla base del suo ultimo libro, “Il Canto degli Animali” edito da Marsilio.

Isotta presenta la sua ultima opera come “un’antologia di cui la parte scritta da me è il filo connettivo, dedicata all’espressione dei sentimenti degli animali”. Un tema che non è per niente banale e che anzi riporta al centro del dibattito, in una chiave originale e tradizionale, il tema del rapporto dell’uomo con gli animali e la natura.

“Soltanto adesso la scienza – afferma Paolo Isotta – si è resa conto non solo che gli animali hanno  sentimenti e che sono capaci di esprimerli. Ha capito che hanno pensiero e che in certi casi, straordinariamente, può essere pensiero estratto. Io però mi sono accorto che sin dai tempi più antichi, la poesia aveva capito questo e lo aveva rappresentato in maniera altissima”.

Perciò il riferimento obbligato di Isotta è al mondo classico: “Vari capitoli del libro sono incentrati su Omero, Aristofane, Lucrezio, Virgilio e Ovidio. Tra i moderni, Borges. Poi vengono tutti gli altri. Ho voluto raccontare, con le parole di questi sommi poeti e attraverso le note musicali di tanti compositori il modo in cui gli animali esprimono i loro sentimenti. Vorrei aggiungere poi che io sento fortemente la sofferenza che noi infliggiamo agli animali. Che però sono i nostri fratelli, perché la natura è una. La scienza è arrivata a capirlo adesso. La poesia aveva sempre saputo esprimere questa verità di cui si rende conto chiunque abbia una religione panteista della natura, come gli antichi”.

Paolo Isotta, poi, racconta la genesi dell’opera. Che deve a due “fratelli maggiori”, il professor Ortensio Zecchino e l’editore Cesare De Michelis. “Ortensio Zecchino presiede il Biogem di Ariano Irpino, istituto di ricerche genetiche all’avanguardia nel mondo. Ogni anno organizza un convegno “Le due culture” a cui chiama a confronto scienziati e umanisti. Ho il privilegio di essere chiamato, dal 2013, a tenere una lezione al convegno. Nel 2016 il tema del convegno era Tutti gli animali, anche noi, si esprimono. Cesare De Michelis, il mio editore, mi ha pregato di inviargli ogni cosa che scrivo. Avevo scritto la lezione di Ariano e gliela ho mandata. Mi ha chiesto di farne un libro, l’idea m’è piaciuta e ho iniziato a scriverlo”.

Poi una gustosa curiosità sulla copertina del libro: “L’immagine è l’illustrazione di una giovane pittrice per i Musicanti di Brema, la fiaba di Grimm. L’ho scelta io, ma come seconda possibilità: il primo quadro che avevo scelto era il bellissimo Arione e il Delfino di William-Adolphe Bouguereau, pittore francese dell’Ottocento. Immagine molto dotta. Allora De Michelis mi ha detto: ti avevo chiesto un libro di 150 pagine e me lo fai 450; ti avevo chiesto un libro facile e ci seppellisci sotto la tua dottrina: almeno la copertina non facciamola troppo difficile!”.

Il tema del dolore è centrale. Proprio perché è comune e dimostra l’unicità della natura umana e animale: “Con Leopardi: il dolore ci affratella tutti. Sono molto fiero, nella biografia che faccio pubblicare, di dichiarare che sono membro dell’associazione Luca Coscioni. E questo perché per la libertà della ricerca scientifica e la lotta contro il dolore è forse l’obiettivo politico principale per noi uomini del terzo millennio. Ritengo che i cristiani hanno diritto di sostenere che il dolore sia un dono di Dio fatto per redimere l’anima. Però non possono pretendere che questa sia una legge valevole per tutti. E io vorrei che, soprattutto gli ammalati che soffrono, siano liberi di soffrire di meno”.

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