Mondiali. Auf Wiedersehen, Germania: è crisi profonda (a partire dalla spocchia di Neuer)

Continua la maledizione che affligge il paese detentore del Mondiale, che perla quarta volta negli ultimi 5 Mondiali e, per la terza volta consecutiva, conclude ai gironi il proprio percorso. Dopo la Francia del 2002, Italia e Spagna, a farne le spese le spese, questa volta la tanto conclamata Germania.

Già il Messico aveva evidenziato l’involuzione tedesca

La squadra di Joachim Loew, partiva tra le favorite, vantando alcuni dei migliori sulla piazza: dalla difesa, considerata una garanzia, in virtù di giocatori del calibro di Neuer, Hummels, Boateng, Kimmich e Hector, al centrocampo e all’attacco, che vantano stelle del calibro di Khedira e Kroos, con tre tra Reus, Ozil, Muller, Draxler o il duttile Goretzka, alle spalle dell’unica punta Werner. Sulla carta una vera e propria corazzata, che però sin dalle prime battute ha registrato  una notevole involuzione sul piano dell’organizzazione e del gioco.

In principio fu il Messico, a mettere in luce le lacune difensive dei tedeschi e l’esposizione a pericolosi contropiedi, oltre all’assenza di una trama di gioco definita e la scarsa vena realizzativa di una squadra, che poneva nel reparto offensivo tante speranze, talmente tante da lasciare a casa uno come Sanè, autore di una grande stagione nel City campione d’Inghilterra. Decisivo fu il contropiede, nato da un rilancio difensivo, che ha colto impreparata la retroguardia tedesca, con il solo Boateng a fronteggiare un insidiosissimo 2 vs 1. In questa situazione Henandez ebbe gioco facile nel servire Lozano, abile nel dribblare, il rientrante e titubante Ozil ed infilare Neuer.

Dopo la vittoria sofferta ed in rimonta contro una Svezia, coriacea e catenacciara però, Loew sembrava aver raddrizzato la barra del timone ed invece la vittoria, ottenuta in rimonta grazie alla giocata del campione è stato semplice fumo negli occhi.

Il colpo di grazia della Corea (e del prodigio Son) 

Infatti, la squadra tedesca ha clamorosamente sprecato l’ultima possibilità di passare il turno, mettendo in campo un’altra prestazione mediocre: venendo fermata in attacco dagli interventi del portiere Kim-Seung-Gyu e da molta imprecisione, commettendo clamorose distrazioni difensive e soffrendo molto la velocità dei coreani.

Il primo è arrivato al ‘91 da un velenoso angolo di Son, che ha colto totalmente impreparata la difesa teutonica, che ha assistito inerme allo show dei difensori coreani prima con il tacco di Jang-Hyun-Soo, poi con il tunnel di  Park-Joo-Ho ai danni di Hummel. Un tunnel che ha aperto la strada al gol di Kim-Young-Gwon. Al 96’ a certificare il fallimento è arrivata la follia di Neuer, avventuratosi nella metà campo avversaria e portando al recupero-palla dei coreani e al raddoppio del fuoriclasse Son a porta sguarnita. Proprio lui che nella Germania ha avuto la sua patria calcistica, venendo svezzato dall’Amburgo, club con cui si è messo in luce, prima di esplodere , anche a livello internazionale col Leverkusen. Una serpe in seno, che non ha esitato a condannare la nazione che lo ha lanciato. I tedeschi, seppur a 13 ore di macchina da Volgograd, vivono la loro “Stalingrado” calcistica, tornando in patria spennati, dopo essere partiti col vento in poppa.

La squadra tedesca è andata incontro ad un fallimento epocale, fallendo per la prima volta nella propria storia la qualificazione alla fase a gironi. Se ne è reso conto anche Gary Lineker, celebre fuoriclasse inglese, che ha modificato il proprio omaggio alla Germania, incensata in passato per la sua capacità di mantenersi sempre ai vertici mondiali: “Il calcio è un gioco semplice: 22 uomini prendono a calci un pallone per 90 minuti, ma non sempre vincono i tedeschi”. Come l’Italia post 2006, anche la Germania campione in carica è sprofondata nel buio più totale, pur disponendo, al contrario degli azzurri del 2010, di una rosa di campioni ancora in fiore e non di vecchie glorie. Anche per questo le dimensioni della disfatta sono tali da richiedere non una rifondazione totale, ma un cambio di marcia basato soprattutto sulla creazione di un’identità di squadra.

Vista dall’Italia

Una reazione diametralmente opposta ha scatenato tra i tifosi italiani, orfani del Mondiale, ma ringalluzziti dalla figuraccia rimediata da una squadra, rappresentante un popolo come quello tedesco mai tenero nei confronti di quello italiano, forse per un atavica invidia o complesso d’inferiorità. Tale sentimento trova una perfetta incarnazione, oltre che nell’insopportabile arroganza della Merkel in politica, anche nello sport in Ballack e Schweinsteiger, autori di dichiarazioni al vetriolo nei confronti dell’Italia. Il primo, esultando neanche troppo pacatamente per l’estromissione dell’Italia ad opera della Svezia, sì proprio quella nazionale che ora conduce al primo posto il girone con i tedeschi fanalino di coda. Il secondo, etichettando l’Italia e l’Olanda, grandi escluse del mondiale come le favorite, evidentemente entrambi, come sottolineato dal mai tenero campione del mondo Marco Materazzi, ancora non hanno digerito lo smacco di Berlino 2006. Ora i tedeschi  hanno la loro Corea (per noi fu del Nord nella disfatta del ’66) quella del Sud, che ha aveva estromesso l’Italia nel 2002, con controversi errori arbitrali e non per una prestazione incolore, ora si redime del mondo del calcio italiano, buttando fuori i rivali più acerrimi.

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Giacomo Bonetti

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