58 giorni. Provenzano e l’ok a Don Vito: tutto pronto per il primo incontro

ciancimino

7 giugno 1992. La settimana si conclude con un lavoro svolto: Don Vito Ciancimino si è incontrato con Provenzano, gli riferisce della richiesta di De Donno e gli chiede consigli sul da farsi. Provenzano dà il via libera a “parlare” coi carabinieri, ma rimarrà sempre aggiornato. Don Vito proverà a essere mediatore tra i Riina, Cinà e i carabinieri.

È una domenica elettorale, quella. Si vota in 161 comuni, tra cui Trieste e Napoli. Nel pieno della formazione di un governo che non vede la luce. Scrive Il Giornale di Montanelli: «questa votazione può essere considerata una prova d’appello, per quanto piccola, delle elezioni politiche del 5 aprile. In questi due mesi è esploso lo scandalo delle tangenti a Milano,  e a Palermo il giudice Falcone è stato assassinato dalla mafia: fatti che potrebbero ritorcersi sui due maggiori partiti di governo. Ma anche il Pds, ugualmente punito dagli elettori due mesi or sono, potrebbe risentirne perché uomini di Occhetto sono coinvolti, con democristiani e socialisti nell’affaire ambrosiana. Il risultato del voto odierno potrebbe avere qualche conseguenza anche sulle decisioni del presidente della Repubblica Scalfaro per il governo».

Le parole del giorno prima di Di Pietro non sono andate giù né ad Abete, presidente di Confindustria, né a Cesare Romiti di Fiat. “Non si processa l’impresa”, tuonano i due.

Intanto, attorno al nome di Craxi si “battaglia”, con i socialisti che fanno quadrato attorno al loro leader. Ma lo scandalo tangenti dilaga: Lombardia, Veneto, Piemonte, il Nord è “contagiato”.

 

Giovanni Marinetti

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