Il caso. “Le consapevolezze ultime” di Aldo Busi: lampi gaddiani in un contesto debolissimo

Se è vero che pur di scrivere si è ridotto a vivere è anche vero che vive male, Aldo Busi, sobbarcandosi orrende cene pur di scorgere un poco di quella odiosa realtà italiana di cui si nutre. ‘’Le consapevolezze ultime’’ (Einaudi) si riducono a poco, strette come stanno nella provincia lombarda che fattura in nero, investe all’ estero e non compra i suoi libri.

Tra una chiamata di prostata e la solita tirata sulle bestemmie che ormai scandalizzano solo Michele Serra viene fuori tutta la voglia di Busi di processare l’Italia, solo che sembra Forum un attacco a salve; tutta la voglia di radiografare piccolezze e vanti, solo che non diventa mai Giordano Bruno, ma rimane un arrabbiato ragazzo con una ingenuità che fa tenerezza. Se la sua scrittura conserva un ritmo gaddiano con lunghe inutili finestre radicaleggianti arricchite da rimpianti sessuali, il suo pensiero è debolissimo, come tutto il libro.

Frammenti di discorsi più o meno autobiografici, con sfoggio d’ atletismo su pagina, lunghi salti borbottanti con consapevolezza da soubrette.

Non c’ è la ricerca dell’ effimero, ma la lezione di un moralista barbaro che interpreta un ruolo da colto selvaggio che massacra tutto, rivendicando purezza e scelte comuni a molti e sbandierate da pochi.

ALDO BUSI

Insomma: una gran noia, un valzer di parole e parole e parole. Nel 1963 Pasolini intervistato da Alberto Arbasino la risolveva brevemente: «Sai cosa mi sembra l’ Italia? Un tugurio i cui proprietari sono riusciti a comprarsi la televisione».

Ecco, ora c’ è anche il wi-fi.

@barbadilloit

Marco Ciriello

Marco Ciriello su Barbadillo.it

Exit mobile version