Festival. “Rendez-vous. Nuovo Cinema Francese”: una rassegna di pellicole d’autore

event_fb_romaUno dei più bei palazzi esistenti, Palazzo Farnese a Roma, ha ospitato lunedì 26 marzo, nella sua sala interna dedicata al cinema e intitolata ad Anna Magnani, la presentazione della VIII edizione di RENDEZ-VOUS. Nuovo Cinema Francese, che si terrà sempre nella Capitale dal 4 al 10 aprile, per toccare però anche altre città come: Napoli, Palermo, Bologna, Torino, Firenze, Milano.

In questa meravigliosa sede della Ambasciata di Francia in Italia si è illustrata alla Stampa quella che è la più importante rassegna nel nostro Paese rivolta alla cinematografia contemporanea d’Oltralpe e realizzata dall’Institut Français Italia, co-organizzata con UniFrance, e in collaborazione con l’Institut Français Centre Saint-Louis, con la direzione artistica affidata a Vanessa Tonnini. Trattasi di un festival aperto al pubblico, con ingresso gratuito, il quale sarà arricchito di nuovi eventi e ospiti, accolti, da quest’anno, nella prestigiosa cornice del Cinema Nuovo Sacher. Madrina della kermesse sarà Valeria Bruni Tedeschi, nel segno del legame artistico tra Francia e Italia, che ha visto per decenni un continuo scambiarsi di attori e registi; un qualcosa di “antico” potremmo persino dire, come ha confermato al momento della conferenza l’Ambasciatore Christian Masset, nel ricordare che la prima coproduzione al mondo nel Secondo Dopoguerra fu per l’appunto una tra i due Paesi.

Va da sé, che i transalpini vivono da sempre una sorta di fissazione per l’engagement, segnatamente per quanto concerne la Settima Arte. Difatti, tutti i relatori si sono esclusivamente concentrati sulla idea che l’unico cinema vero sia quello “d’autore”, rappresentato in questo festival da nomi come: Arnaud Desplechin (Les Fantômes d’Ismaël, 2017) e François Ozon (L’Amant double, 2017). Ozon gli intransigenti italici cinéphile lo conoscono benissimo, mentre Desplechin forse leggermente meno. Egli è ormai tra i più significativi e amati cineasti dell’ultimo ventennio francese, intrecciando con i suoi film invenzione e autobiografia; dramma e commedia. Ancora nel solco di quelli che in Francia non possono fare a meno di chiamare auteurs, torna a Roma Robert Guédiguian (La villa, 2017), a fianco della moglie e musa, Ariane Ascaride. Rendez-vous festeggia, come detto, l’ottava edizione, ampliando i confini del suo viaggio di esplorazione del nuovo cinema francese con più di 30 titoli, 4 focus, una sezione documentari, incontri speciali e masterclass.

Una ultima iniziativa che vale la pena segnalare rientra nella sezione Rendez-vous | CINEMA RESTAURATO, ideata per celebrare il cinema del passato. Il 26 marzo all’Institut Français – Centre Saint-Louis vi sarà la proiezione de Il delitto del Signor Lange (“Le Crime de Monsieur Lange”, 1936) di Jean Renoir, opera restaurata dalla Cineteca di Bologna, la quale, sentiamo di doverlo puntualmente rammentare a un pubblico italiano sovente incline alla esterofilia, possiede la più importante collezione di pellicole cinematografiche al mondo, assieme a quella del romano Istituto Luce. La Cinémathèque Française, da tutti forse troppo decantata, viene dopo. Del resto, i francesi hanno avuto bisogno di Bologna per restaurare Renoir, il dato, quello che è linfa per lo Studio, non lascia allora dubbi. Parlando di storiografia della Settima Arte, Serge Toubiana, già Direttore proprio della Cinémathèque e di Cahiers du Cinéma, e attuale Presidente di UniFrance, ci ha tenuto a dire che Luchino Visconti è stato assistente del suddetto Renoir, alludendo a una “paternità” del Realismo Francese sul Neorealismo. Non siamo molto d’accordo con lui, poiché Vittorio De Sica, il maggiore esponente di questa corrente cinematografica, non vediamo cosa abbia mai preso dal cineasta francese. Sempre la solita storia, di De Sica non si parla, malgrado sia a nostro avviso da considerarsi tra i primi cinque registi di ogni tempo… lui fa poco “artista”, mentre Fellini e Rossellini sono quel cliché che alla fine non ha fatto poi così bene al cinema italiano, oscurando decine di altri fondamentali registi.

Intendiamo terminare con due brevissime riflessioni che nulla c’entrano col cinema, visto che durante questo piacevole incontro si è parlato tanto di un idillio che però la storia non conosce tra Francia e Italia. Primo, nel 2035 scadranno i 99 anni di affitto di Palazzo Farnese: era il 1936, quando Mussolini improvvidamente decise di concedere l’Edificio al Governo Transalpino. Invero, crediamo che nessuna Nazione meriti una reggia quale sede di rappresentanza all’estero. Quindi, ci auguriamo che questo luogo torni all’Italia. Magari per farne un grande museo in comproprietà tra i due Stati, esponendovi quelle opere che ancora si trovano al Louvre e che il Congresso di Vienna (1º novembre 1814 – 9 giugno 1815) ne decretò la restituzione completa al nostro Paese; molto tornò, grazie all’operato di Antonio Canova, ma non tutto. Sarebbe un modo, ci riflettiamo da anni, per sanare definitivamente questa ferita e mostrare davvero un segno di amicizia da parte francese. Secondo, quello che noi francesisti siamo soliti chiamare anche l’Hexagone, tra Sarkozy e Macron, non sta attraversando il più felice dei momenti. Lo stato confusionale Oltralpe ci appare evidente. Allora, forse accorgersi che l’annunciare un rinfresco per la Stampa, nella sede istituzionale della propria ambasciata per giunta, e limitarsi a offrire dei succhi di frutta Santal; beh, non è irriguardoso, è proprio una brutta figura. Il tutto per dire, che talvolta noi italiani pensiamo stoltamente di essere i soli “cafonal” d’Occidente; ebbene non è affatto così.

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Riccardo Rosati

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