In questa meravigliosa sede della Ambasciata di Francia in Italia si è illustrata alla Stampa quella che è la più importante rassegna nel nostro Paese rivolta alla cinematografia contemporanea d’Oltralpe e realizzata dall’Institut Français Italia, co-organizzata con UniFrance, e in collaborazione con l’Institut Français Centre Saint-Louis, con la direzione artistica affidata a Vanessa Tonnini. Trattasi di un festival aperto al pubblico, con ingresso gratuito, il quale sarà arricchito di nuovi eventi e ospiti, accolti, da quest’anno, nella prestigiosa cornice del Cinema Nuovo Sacher. Madrina della kermesse sarà Valeria Bruni Tedeschi, nel segno del legame artistico tra Francia e Italia, che ha visto per decenni un continuo scambiarsi di attori e registi; un qualcosa di “antico” potremmo persino dire, come ha confermato al momento della conferenza l’Ambasciatore Christian Masset, nel ricordare che la prima coproduzione al mondo nel Secondo Dopoguerra fu per l’appunto una tra i due Paesi.
Va da sé, che i transalpini vivono da sempre una sorta di fissazione per l’engagement, segnatamente per quanto concerne la Settima Arte. Difatti, tutti i relatori si sono esclusivamente concentrati sulla idea che l’unico cinema vero sia quello “d’autore”, rappresentato in questo festival da nomi come: Arnaud Desplechin (Les Fantômes d’Ismaël, 2017) e François Ozon (L’Amant double, 2017). Ozon gli intransigenti italici cinéphile lo conoscono benissimo, mentre Desplechin forse leggermente meno. Egli è ormai tra i più significativi e amati cineasti dell’ultimo ventennio francese, intrecciando con i suoi film invenzione e autobiografia; dramma e commedia. Ancora nel solco di quelli che in Francia non possono fare a meno di chiamare auteurs, torna a Roma Robert Guédiguian (La villa, 2017), a fianco della moglie e musa, Ariane Ascaride. Rendez-vous festeggia, come detto, l’ottava edizione, ampliando i confini del suo viaggio di esplorazione del nuovo cinema francese con più di 30 titoli, 4 focus, una sezione documentari, incontri speciali e masterclass.
Intendiamo terminare con due brevissime riflessioni che nulla c’entrano col cinema, visto che durante questo piacevole incontro si è parlato tanto di un idillio che però la storia non conosce tra Francia e Italia. Primo, nel 2035 scadranno i 99 anni di affitto di Palazzo Farnese: era il 1936, quando Mussolini improvvidamente decise di concedere l’Edificio al Governo Transalpino. Invero, crediamo che nessuna Nazione meriti una reggia quale sede di rappresentanza all’estero. Quindi, ci auguriamo che questo luogo torni all’Italia. Magari per farne un grande museo in comproprietà tra i due Stati, esponendovi quelle opere che ancora si trovano al Louvre e che il Congresso di Vienna (1º novembre 1814 – 9 giugno 1815) ne decretò la restituzione completa al nostro Paese; molto tornò, grazie all’operato di Antonio Canova, ma non tutto. Sarebbe un modo, ci riflettiamo da anni, per sanare definitivamente questa ferita e mostrare davvero un segno di amicizia da parte francese. Secondo, quello che noi francesisti siamo soliti chiamare anche l’Hexagone, tra Sarkozy e Macron, non sta attraversando il più felice dei momenti. Lo stato confusionale Oltralpe ci appare evidente. Allora, forse accorgersi che l’annunciare un rinfresco per la Stampa, nella sede istituzionale della propria ambasciata per giunta, e limitarsi a offrire dei succhi di frutta Santal; beh, non è irriguardoso, è proprio una brutta figura. Il tutto per dire, che talvolta noi italiani pensiamo stoltamente di essere i soli “cafonal” d’Occidente; ebbene non è affatto così.