Segnalibro. “Communists”, quando l’intelligence Usa “comandava” la resistenza italiana

corbis - sacchi -Con il passare del tempo e con la desecretazione di documenti, emergono le tessere del composito mosaico della storia del Novecento, soprattutto per quanto riguarda la seconda guerra mondiale. E’ il caso della desecretazione, cominciata in Usa dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, dei documenti dell’Oss (Office of stategic services), l’antenato della Cia. Un ricercatore di storia italiano, Luca Tadolini, ha studiato gli incartamenti sulla campagna d’Italia, scoprendo dati di particolare interesse sulla resistenza.

Nel volume Communists (dal nome con il quale era stata catalogata una cartella dell’archivio dell’Oss) da poco pubblicato, l’autore affronta un argomento in passato solo sfiorato dalla storiografia: l’accordo segreto fra i servizi Usa e il Partito comunista italiano. Un argomento che qui e là era stato accennato, anche da storici e ricercatori, ma pareva fosse solo un generico aiuto dell’Intelligence Usa ai partigiani comunisti, come avveniva nei confronti dei partigiani bianchi. Communists chiarisce, offrendo una ricostruzione completa con tanto di nomi, dinamiche, accordi fra l’Oss e i britannici, i contatti con Palmiro Togliatti, indiscusso leader del Pci.

Tadolini ha incrociato i dati desecretati con quelli della storiografia resistenziale che coincidono, dando forma a un quadro completo di una “operazione coperta” degli Usa, decisiva per comprendere appieno le dinamiche della guerriglia partigiana. Non solo: emerge anche la psicologia dei dirigenti dell’Oss nell’approccio ai comunisti italiani, che l’esercito Usa fece operare dietro le linee italo-tedesche. Il vertice di questa struttura statunitense era composto da comunisti Usa, che spesso avevano combattuto nella guerra di Spagna contro i fascisti. L’Oss utilizzò con i propri vertici comunisti, i comunisti italiani selezionati e indicati dal Pci stesso.

I servizi Usa realizzarono così una struttura segreta al cui vertice c’era Wild Bill Donovan, che aveva contatti e relazioni quotidiane con i comunisti. I partigiani eseguivano missioni per conto degli Usa nelle retrovie e richiedevano e ottenevano dall’esercito Usa materiale bellico oltre che l’utilizzo di ponti radio per comunicare fra loro e con chiunque volevano (è molto probabile che ci siano stati contatti anche con l’Urss).

L’Oss forniva ampi margini di manovra e assicurava spazi di collaborazione contrariamente a quanto la memorialistica resistenziale ha sempre sostenuto di avere avuto sporadici appoggi. Si trattò di una iniziativa portata avanti in silenzio e che costò cara ai graduati Usa che a Washington, a livello politico, denunciarono l’esistenza di questa struttura comunista. Non è un caso, come mostra Tadolini nel suo libro, che proprio nelle aree dove i partigiani comunisti colpirono più duramente c’erano i gruppi organizzati e finanziati dagli Usa. Non mancarono anche richieste da parte di partigiani all’aeronautica Usa di bombardare centri abitati e paesi limitrofi alle grandi città dove ovviamente fu colpita pesantemente la popolazione civile.

Nel dopoguerra questa struttura fu inquisita davanti al Congresso Usa ma non emerse molto in quanto i servizi riuscirono a non far trapelare dati sensibili. Tadolini ripercorre le alleanze, con tanto di nomi e decisioni, e sottolinea che i nemici acerrimi del fascismo furono la Mafia al Sud (che permise con azioni locali lo sbarco in Sicilia) e i comunisti al Centro-Nord. Comunisti al Nord e mafiosi al Sud colpirono in maniera mirata, con l’appoggio degli Usa. Un libro interessante che rimette in gioco la lettura solitamente fatta della resistenza e dei rapporti fra Usa e comunisti italiani. Un contributo per riscrivere, come già avviene da alcuni anni, la storia di uno dei periodi più difficili per l’Italia.

Luca Tadolini, Communists, Edizioni all’Insegna del Veltro, pagg. 260; euro 26,00

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Manlio Triggiani

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