PalloneAnnoZero\6. Il Milan cinese paradigma della miopia del calcio italiano

MILANEppure ci aveva visto bene, Silvio Berlusconi. Ripartire dai giovani, meglio ancora se giovani-italiani. Stavolta non c’entra la politica, ma la maglia a bande rossonere. Questa l’idea-madre prima di lasciare la proprietà di un Milan un tempo grande, anzi grandissimo, ma nell’ultimo decennio anemico di soldi e risultati. Che bella idea, la sua. Un sogno. Fare di Milanello un campo dove nascono speranze. E si chiamano: Gigio Donnarumma, Manuel Locatelli, Davide Calabria.

E mettiamoci anche Patrick Cutrone e il beniamino di Max Allegri, Mattia De Sciglio. Nati e cresciuti in casa, come si faceva una volta. Già, perché – di necessità fatta virtù – quando i soldi non ce l’hai, i talenti te li fai in casa. Niente di più semplice. Se poi questi li accosti a due tipi come Jack Bonaventura e Alessio Romagnoli, figli di due cantere di lusso, quelle dell’Atalanta e della Roma, la ricetta è sul piatto. Mettici pure un allenatore che sa far giocare bene a calcio, Vincenzo Montella, ed il ritorno in Europa, benché nella League, è fatto.

Pareva un bel sogno, del Milan giovane e tricolore pensato da Silvio Berlusconi. Una volta tanto l’ex Cav aveva ragionato da padre nobile. Però i vizi sono sempre quelli, nel calcio come nella politica. Perché se alle promesse non segue il buon governo è tutto un rimpianto. Poteva l’arrivo dei cinesi salvare la patria? Certo che no. Nè tantomeno la pioggia di euro a fondo (d’investimento) perduto. Perché è difficile che dagli strumenti speculativi possano nascere delle prassi votate al bene collettivo del sistema calcio. E non ci vogliono né Marx, né Gentile, né Fusaro, per comprenderlo al meglio.

Basta guardare una campagna acquisti tanto esosa quanto inutile. I risultati complessivi, del resto, sono lo specchio sportivo di un quadro gestionale assai scomposto. La classifica distante dalle prime quattro e un allenatore, Montella, cacciato per colpe non sue – o almeno, non solo sue – ci dicono tantissimo. L’energia di Ringhio Gattuso, benché ultimamente pare aver ingranato la marcia giusta, possono fare qualcosa ma non tutto. In questo quadro, le speranze di agguantare la finale di Coppa Italia e di proseguire dignitosamente in quella che un tempo era meglio conosciuta come la coppa Uefa, non salverebbero di certo le pretese di salvare un progetto che non parla più italiano e non può tornare utile alla causa nazionale e della Nazionale.

Insomma, a Berlusconi il merito dell’intuizione. A Berlusconi anche il merito della disillusione. Fa tutto lui, come sempre. E intanto le spagnole continuano a macinare successi, la Premier a macinare fatturati mentre la nazionale inglese torna ad essere piacevole a vedersi. Il loro segreto? I giovani.

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Fernando M. Adonia

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