C’è stato un tempo in cui l’Italia aveva un posto nel mondo. Proprio l’Italia, non l’impero romano o le repubbliche marinare o gli Stati rinascimentali che prosperavano nello Stivale. Un’Italia che scopriva il mondo dimenticato, che era all’avanguardia nelle ricerche archeologiche non solo nel nostro Paese o in Egitto ma anche nei luoghi più impervi dell’Asia. A raccontare quegli anni è Enrica Garzilli con i due volumi dedicati a Giuseppe Tucci e pubblicati da Asiatica Association con il titolo “L’esploratore del Duce”. Un totale di 1.500 pagine per seguire la vita avventurosa di un uomo di grandissima cultura che, con il sostegno dell’Italia fascista e soprattutto di Giovanni Gentile, aveva seguito scavi archeologici ed incontrato Gandhi, Tagore, il Dalai Lama, accompagnandola sua attività di studioso con quella diplomatica, dal Tibet al Giappone, dall’Iran all’Afghanistan. Personaggio anche discusso, Tucci. Ma fondamentale per garantire all’Italia la qualità indiscussa nella comprensione e della divulgazione di un Oriente ancora misterioso. Non a caso tutti gli studi di Tucci, tutta la sua attività culturale è stata abbandonata e dispersa. Non per l’immancabile opera di qualche sezione dell’Anpi, perché Tucci ha continuato a lavorare nel dopoguerra con l’appoggio di Andreotti. Dunque non è stato qualche antesignano di Fiano, piuttosto qualche predecessore di Fedeli. L’Italia che era stata grande con un ministro come Gentile era diventata piccina piccina con i nuovi responsabili di cultura ed istruzione. Si poteva quindi cancellare tutto, dimenticando e cancellando la grande apertura internazionale dell’Italia che fu.
LibriDiNatale (di A.Grandi). “L’esploratore dei Duce”: perché riscoprire Giuseppe Tucci
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