Storie di boxe. L’addio di Miguel Cotto al pugilato

25129802_278044596053213_1471928967_o“L’unico pugile a cui non darei mai la rivincita? Miguel Cotto! Quell’uomo mi ha fatto pisciare sangue per una settimana”. Basterebbero queste parole del campionissimo Floyd Mayweather Jr. per descrivere sinteticamente quello che Miguel Angel “Junito” Cotto è stato per la boxe mondiale e quanto oggi pesi il suo addio al ring dopo averlo calpestato per ben quarantasette volte.

Campione del mondo in quattro diverse categorie di peso, Cotto è stato invincibile ad inizio carriera tra i superleggeri, arrivando in seguito a combattere per il titolo mondiale nei welter contro “Pac-Man” Paquiao, nei superwelter contro Mayweather e nei medi contro l’astro nascente del boxe “Canelo” Alvarez. Con il suo stile offensivo Cotto ha sempre dimostrato una particolare propensione al corpo a corpo, durante il quale subissava i malcapitati avversari con rapide combinazioni di ganci o con letali montanti al fegato che spesso decretavano la fine dell’incontro. Il suo volto solcato da cicatrici, segno indelebile degli anni con indosso i guantoni, è la testimonianza del suo spirito combattivo e del suo coraggio, quello che lo ha portato ad incassare senza mai indietreggiare, rispondendo sempre colpo su colpo.

Anche il giorno dell’addio alla boxe, Cotto non poteva che mostrarsi quale novello gladiatore, combattendo fino alla fine un match in cui aveva accusato dalla settima ripresa un infortunio muscolare al bicipite. La sfortuna e le trentasette primavere hanno quindi condotto il campione portoricano alla sconfitta contro il meno quotato Sadam Ali, ma poco importa: Miguel Cotto è ormai di diritto nella Hall of Fame del pugilato, ricordato anche per quel bacio sulla fronte del vittorioso enfant prodige “Canelo” che ha saputo tanto di sport, rispetto e benedizione per il futuro.

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