Col passare del tempo il canadese arricchì il suo bagaglio tecnico con tecniche pugilistiche, divenendo particolarmente abile con i jab ed i ganci destri in avanzamento, ed anche con il grappling, fondamentale per proiettare l’avversario e dominarlo nella lotta a terra. Con una preparazione simile George Saint-Pierre non poteva che eccellere nelle MMA, divenendo campione per cinque anni di fila nei pesi welter e detronizzando nei medi il “Conte” Michael Bisping. Il tutto mantenendo saldi i principi, oltre che le efficacissime tecniche di calcio, della sua prima esperienza marziale, entrando in gabbia bardato di kimono e hachimaki, la tipica fascia nipponica con tanto di sol levante.
Per Saint-Pierre il karma ha agito in maniera ineccepibile: infatti quando dopo anni ha rincontrato uno dei bulli che lo perseguitavano a scuola quest’ultimo versava in gravi difficoltà economiche mentre George era ormai un campione affermato in UFC, capace addirittura di perdonare l’ex carnefice. Chissà se in quel momento nella mente del mixed martial artist non saranno riecheggiate le parole di Hojo Nagauji, che raccomandava ad ogni vero samurai di essere sempre educato, in ogni circostanza.