Il commento. Contro il Black Friday, simbolo dell’ideologia del consumo e dello sfruttamento

black firdayIl Black Friday c’è stato venerdì (Venerdì Nero) poi è stato prolungato a domenica e stamane, lunedì mattina, la radio e i cartelloni alle vetrine dei centri commerciali fanno sapere che il BF (Venerdì nero) prosegue per un altro giorno. Da Venerdì nero diventa la “Quattro giornate nere”. Effetto trascinamento? Spremere il limone in tempo di crisi? Dare date ravvicinate, ma un po’ per volta, per spingere la gente ad affrettarsi ogni volta temendo che possa essere l’ultima occasione? Questa invenzione del consumismo statunitense (importiamo sempre il peggio dagli Usa, anche se non c’è molto di buono lì…) ha lo scopo di arricchire le grandi catene commerciali, ottenere margini di guadagno maggiore, svuotare i depositi di tanta merce la cui conservazione e stoccaggio costa alle aziende e dare l’impressione che comprare non solo serva a soddisfare un bisogno ma che sia soprattutto un’occasione da non perdere.

Offerte speciali, sconti notevoli, gare all’acquisto dopo appostamenti fin dall’alba, che cominciano dietro i cancelli dei centri commerciali o dietro le vetrine dei megamagazzini, ore e ore prima che i battenti aprano. I maggiori acquisti sono fatti senza freni in centri commerciali, negli ipermercati e nei siti e commerce (specie in quelli che non pagano le tasse nel paese dell’acquirente realizzando un guadagno sul guadagno, grazie alle tasse che non pagano).

Situazione differente per i piccoli negozi: non garantiscono una grande offerta e per loro il BF non è un grande affare perché non possono fare forti sconti o possono offrire poca merce. Magari riesumano avanzi di magazzino e qualcosa vendono ma gli affari non vanno come per i grandi, ricchi e organizzati concorrenti… Inoltre, nelle grandi catene – come nei piccoli negozi – molti lavoratori dipendenti non hanno guadagnato di più nonostante le aperture anticipate, le chiusure posticipate, le giornate prolungate con orario unico.

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Nel 2016 il BF ha registrato solo su Amazon la media di 12 acquisti al secondo. Grandi guadagni e ritmi di lavoro bestiali per i dipendenti: del resto, le proteste dei lavoratori di Amazon sono note. Non mancano le accuse al management. Inoltre, molti grandi marchi di moda, fra i più diffusi, non rispettano i diritti sindacali e umani dei lavoratori che non sono difesi da nessuno, in qualunque parte del mondo sia la produzione. E’ la società capitalista, progressista e democratica, bellezza! I grandi marchi incassano circa il 70 per cento del prezzo finale e anche più. Il resto finisce nella filiera di acquisto materiali, imballi, produzione, “paghette” per i lavoratori. Uno sfruttamento senza fine, tipico del capitalismo liberal-liberale e progressista di sinistra, fatto realizzando sproporzioni enormi fra prezzi e valore reale dei beni. Un bene di lusso che alla produzione costa 1 è venduto a un prezzo 30-40 volte superiore. Se realizzare una borsa di lusso costa 100 euro di spesa viva, verrà messa sul mercato a 4mila euro. E’ il brand (marchio) bellezza! Se poi la stessa borsa si vende col BF a 2.900 euro, a tutti sembrerà l’occasione della vita per acquistare con quel forte sconto un bene di lusso inarrivabile. Si democratizza il lusso, lo si fa circolare per i percorsi consueti, anche con l’e commerce. E con il BF le aziende raggiungono anche fasce di consumatori che mai acquisterebbero quei beni al prezzo originario. Tutto studiato, è il progresso, bellezza!

E la gente poi è anche convinta di aver fatto un affare! E’ un meccanismo tipico del capitalismo Usa che si basa su scontistica da richiamo, pubblicità massiva, coinvolgimento di quanti più marchi , negozi, e commerce e scadenze brevi dell’offerta seguite subito da “prolungamenti dell’offerta” ecc. Intanto questa politica, a medio termine, fa chiudere i piccoli e medi negozi creando disoccupazione. Grandi sconti, tutti spendono, magari mettendo mano ai piccoli risparmi (“quando capita un’altra occasione così?”), i piccoli negozi chiudono e la disoccupazione aumenta. Inoltre, far partire il BF alla fine di novembre ha anche un effetto ulteriore: si avvicina Natale? meglio fare incetta di regali ora. Proprio quando piccoli e medi negozi non hanno ricevuto ancora tutta la merce per la vendita natalizia.

Bisogna evitare di servire queste dinamiche! Comprare solo ciò che serve e contrastare le dinamiche del consumo fine a se stesso. Infatti l’ideologia capitalista del consumo spinge a comprare ciò che non serve. Spinge all’acquisto fine a se stesso, solo per “fare l’affare” che si rivela poi un affare solo per le grandi catene commerciali. I sindacati e i progressisti sono complici di questa ideologia che “democratizzerebbe” spesa e risparmio garantendo grande guadagno alle megaimprese e sfruttamento ai lavoratori.

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Manlio Triggiani

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