Libri. “Ipotesi di una sconfitta” di Falco: quando l’autobiografia non è letteratura

Ipotesi di una sconfitta di Giorgio Falco
Ipotesi di una sconfitta di Giorgio Falco

Non è un romanzo, “Ipotesi di una sconfitta” (Einaudi), ma un lungo elenco di cose che conoscevamo già, e che Giorgio Falco ha pensato di farci ripassare. Una biografia che diventa l’ennesima lezione di come eravamo (nemmeno tanto belli, pare). Immaginate Luca Carboni più Marco Tullio Giordana, un po’ di Renato Pozzetto, aggiungete documentari Rai Storia sulla Milano operaia, ghiaccioli marrone dal retrogusto alla cola, spillette degli Spandau Ballet e di papa Wojtyła, un concerto di Springsteen col sindaco Tognoli, e molta, troppa, malinconia. Pagine virate seppia, direbbe Francesco De Gregori, che saltano da un lavoro all’altro e suonano come vecchie poesie. In quarta di copertina si scomodano Bianciardi, Volponi e Ottieri. Ma Bianciardi aveva una eversione allegra che manca, Volponi un risentimento ideologico che diventava estraneità aristocratica che qua nemmeno a parlarle e Ottieri raccontò l’unica fabbrica diversa nel capitalismo italiano: l’Olivetti, luce nel buio meridionale. È un Historia angusta quella di Falco che non appassiona né stupisce. Si viene sommersi da descrizioni, con una scrittura piana che ad ogni giro di pista ci fa urlare: Basta, o almeno dacci qualcosa che non sappiamo, anche solo un angolo. Tutto per arrivare a farci sapere che cosa c’era prima della sua attività letteraria, del suo immettersi «nel flusso invisibile, che esiste, la letteratura è questa cosa negli oggetti, nella materia che testimonia la consunzione del mondo». Ecco, per noi è altro. (da il messaggero)

@barbadilloit

Marco Ciriello

Marco Ciriello su Barbadillo.it

Exit mobile version