Libri. “Il lavoro ombra” di Lambert e i mestieri che facciamo gratis (senza saperlo)

Il lavoro ombra
Il lavoro ombra

Tra i tanti paradossi della nostra società, come la povertà in mezzo alla ricchezza, l’illegalità diffusa nell’abbondanza di leggi, la felicità apparente di un mondo depresso, spicca l’aumento del carico di lavoro imposto ai fortunati che hanno un impiego ordinario in tempi di straordinaria disoccupazione. Non parliamo solo del mancato turn-over di personale, per cui, quando un lavoratore va in pensione si distribuisce il suo lavoro ai superstiti, ma ci riferiamo alla mole crescente di lavoro “invisibile”. Probabilmente non ce ne rendiamo conto, ma, quando facciamo benzina a un distributore self-service o utilizziamo le casse automatiche di un supermercato e di un bancomat, oppure se, invece di un taxi, ci rivolgiamo a Uber, stiamo partecipando attivamente all’eliminazione dei posti di lavoro che spettavano rispettivamente al benzinaio, alla cassiera, all’impiegato di banca e al tassista. Lo stesso accade quando ci dobbiamo districare nell’intricato labirinto automatico dei servizi clienti telefonici che hanno sostituito la voce umana, oppure quando svolgiamo online quelle operazioni bancarie e postali che fino a pochi anni fa erano di esclusiva competenza degli impiegati delle poste o dei bancari, e ancora in tante altre occasioni quotidiane, ormai tanto diffuse che non ci facciamo più neanche caso. Ben venga, allora, la lettura di un libro provocatorio e brillante come Il lavoro ombra, di Craig Lambert (traduzione di Elena Vozzi, Baldini&Castoldi pp. 318 €18), che svela questo vero e proprio sfruttamento della classe media, tanto invisibile quanto dannoso per ogni singolo individuo e per la società nel suo complesso.  L’autore, giornalista americano di formazione sociologica, ci guida nel mondo dell’automazione dilagante, dove il concetto stesso di “lavoro” è diventato ambiguo: chi penserebbe mai, ad esempio, come a un vero “lavoro”, montare un mobile Ikea, o fare la raccolta differenziata, oppure sparecchiare dopo aver mangiato a un fast-food? Eppure, sostiene Lambert, stiamo svolgendo un’attività non retribuita, dalla quale ci sarà qualcuno che ne trarrà vantaggio senza dover pagare un operaio, un cameriere o uno spazzino. Allo stesso modo, e qui è ancora più difficile rendersene conto, forniamo gratuitamente un servizio a qualcuno che ci guadagnerà anche tutte le volte che usiamo i social o permettiamo a qualcuno di utilizzare i nostri dati, condizione spesso imprescindibile per firmare un contratto o attivare una garanzia. In quel preciso momento stiamo cedendo delle informazioni preziose, che si tramutano immediatamente in un guadagno per le società di servizi, sondaggi e statistica. Il pericolo maggiore, però, non è costituito dalla possibile, e in alcuni casi inevitabile, violazione della privacy, ma, come acutamente osserva l’autore, nell’inesorabile avanzata di una società atomizzata, costituita da singoli individui sciolti da ogni legame di appartenenza familiare, politico o generazionale per diventare docili strumenti nelle mani dei più forti, il cui unico scopo è il profitto: infinito, inesauribile, inesorabile.

Come reagire a questi soprusi? Ricette facili non ce ne sono, ma anche solo rendersi conto di quale sia la pervasiva realtà che ha invaso la nostra esistenza è una mossa efficace, un primo passo verso la consapevolezza che ognuno di noi ha una straordinaria ricchezza a disposizione, una ricchezza non negoziabile e non trasferibile: la propria vita e il proprio tempo che non è denaro, ma è quasi tutto il resto.

*Il lavoro ombra, di Craig Lambert (traduzione di Elena Vozzi, Baldini&Castoldi pp. 318 €18)

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Luca Gallesi

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