Calcio. Anche i ricchi frignano: il caso Ancelotti, il Bayern e il povero Milan

Ancelotti-Carlo-mondoinformazione-comAbbiamo aspettato un po’ prima di parlare dell’esonero di Carlo Ancelotti. Perché di interessante, in tutta questa vicenda, non c’è proprio niente. Semmai, c’è da deprimersi.

Andiamo per ordine. Il Bayern (non il Borgorosso Fc) comunica, dopo la sconfitta patita al cospetto del Psg in Champions, il benservito al manager di Reggiolo. Tre pere sul groppone sono un po’ troppe.

Passano i giorni e dallo spogliatoio del Bayern (non quello del Cervia di Ciccio Graziani) cominciano a uscire indiscrezioni e veleni. A tramare contro il manager di Reggiolo sono stati in cinque: Hummels, Boateng, Ribery e Robben. Capitanati da Muller (non Speroni, quello della Longobarda). La società smentisce.

Passano le ore e il Bayern scapicolla male il turno di Bundesliga. Ci pensa Robben (non Margheritoni della Marchigiana) a deviare l’attenzione del mondo pallonaro: “Con Ancelotti ci allenevamo come manco tra i dilettanti, gli allenamenti di mio figlio sono più duri”. E pensare che il marchio di fabbrica del team leader di Reggiolo era proprio la bontà e la dolcezza.

In Italia, appena si diffonde la notizia, allo sconcerto si sostituisce subito la speranza. Se Ancelotti è libero, si può sognare. Lo spettro dell’ex mediano fragile campeggia a San Siro. Il gelo blocca Milan e Roma, impegnate in una delle partite più brutte degli ultimi tempi. La sblocca una fortunosa deviazione su conclusione di Dzeko, la partita. Poi i giallorossi raddoppiano. Due a zero, Di Francesco si salva, per ora. Montella no.

Il calcio è irrazionale, romantico e nostalgico per definizione. Il ritorno rossonero di Ancelotti è una chiave decisiva. Che porterebbe entusiasmo, e quindi soldini nelle casse sociali. Di una rentrée s’era già parlato in estate, proprio mentre Fassone (non il presidente Borlotti della Longobarda) confermava totale fiducia nel progetto di Vincenzo Montella. Nel frattempo si fa avanti la Cina, che accorcia le distanze geografiche e sportive (dicono) con un’offerta monstre. Quarantacinque milioni di euro per quello che sarebbe un pensionamento anticipato, per Ancelotti.

Staremo a vedere come andrà a finire, questa ridicola telenovela italotedesca. Un insegnamento, però, ricaviamolo (con buona pace degli affannati uffici stampa, spompati dal rincorrere a metter pezze a queste burlette): anche i ricchi e scintillanti protagonisti del pallone professionale ed etico dei professionisti piagnucolano, frignano, tramano, ricorrono alla maestra (o a Rummenigge), sbuffano, brigano.

Phil Masinga

Phil Masinga su Barbadillo.it

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