Serie A. Un pugno di (buone) ragioni per stare dalla parte del Benevento

benevento tifosiÈ giunto il momento di tifare Benevento. Non è più tempo di pavidi, giù la maschera. Forza Streghe.

Vogliamo sostenere i giallorossi campani perché sulle Streghe si sta abbattendo la scure dell’inevitabile. Le buscano malamente a ogni incontro, qualche burlone ha fatto già notare che sei sconfitte di fila nelle prime sei giornate è roba da Longobarda. E, magari, lo è anche la conferma dell’allenatore Baroni e il ritiro. Un solo gol segnato, un colpo di genio del folletto addormentato Ciciretti.

Le gesta balbettanti dei sanniti fanno tremare i record poco edificanti della Serie A. Le (appena) tre vittorie del Treviso nello sciagurato campionato 2005-06, le ventotto partite senza tre punti dell’Ancona disastrata del 2003-04, i soli undici gol fatti dal Bari nel 1969-70. Roba da piangere. Già sono spacciati, già sono finiti.

Dal momento che il Benevento è già stato scelto a priori come squadra materasso, non si può non tifare per la sua pronta riscossa. Poiché diventa il simbolo della vergogna di una serie A a venti squadre, ebbene noi sosteniamo la massima serie a 16 squadre con dentro il Benevento. Facile prendersela con una società piccola e di provincia. Non si sono sentite mica le stesse voci quando rischiavano (e zoppicavano vistosamente) altre squadre-simpatia.

C’è da dire che a differenza di altre squadre nate in laboratorio e coltivate in provetta – che non c’hanno manco uno stadio – il Benevento viene da una storia recente fatta di passione e incazzature che avrebbe fatto perdere la pazienza pure ai santi, figurarsi alle Streghe. Per dieci anni i sanniti hanno lottato per salire dalla C alla B, per cogliere un successo mai provato in ottanta e più anni di sport. Quando ci sono finalmente riusciti, c’hanno preso gusto e hanno centrato pure la serie A. La gente di Benevento, solo per la pazienza che ha tenuto, meritava (e merita) di vedere un po’ di pallone vero.

È poi insopportabile l’atteggiamento accondiscendente e caritatevole nei confronti dei sanniti. Li trattano come delle mascotte, come dei fratelli minori perché lì ci si vanno a pigliare i punti e poi bisogna ringraziarli per fare bella figura, giurano di tifare per loro, promuovono gemellaggi perché sanno di non dover temere nulla da una squadretta. O presunta tale. Non si possono leggere le decine di commenti di persone che hanno sempre e solo visto la serie A, che si son ricordati di fare il tifo “a testa alta” solo dopo la qualificazione in Champions League e che dall’alto della sapienza tastierista da Facebook danno consigli di vita e di sport agli altri. Ma questo, nell’era del trombonismo ascetico, della tuttologia marciapiedistica trasbordata sulla strada virtuale del webbe, sarebbe pure un dettaglio. Una bazzecola. Il peggio è altrove.

Si è arrivati al punto che gli ultras del Benevento, gente che seguiva la squadra sui campi scalcagnati della C2, deve alzare la voce per conservarsi la curva per sé. Sissignori. Tutto succede perché nel fine settimana, i giallorossi ospitano l’Inter. I biglietti sono andati letteralmente a ruba e adesso non sanno più dove mettere i tifosi nerazzurri. Quindi la genialata: diamogli anche la curva Sud.

Gli ultras hanno già promesso reazioni “spropositate” se qualcuno oserà farsi vedere lì con sciarpe, maglie e vessilli nerazzurri. “A Benevento c’è solo il Benevento”, dicono. E c’hanno ragione: che direste se, a causa del troppo affollamento al San Paolo, decidessero di ospitare tifosi della Juve nella curva del Napoli?

Loro, i tifosi, dopo otto decadi di pallone paesano c’hanno creduto, sono in A ma continuano a mangiare pane e veleno (non è che perdere sei volte dicesi sei di fila sia un orgoglio, eh). Però dato che seguono una piccola materassaia debbono cedere la loro curva ai clienti occasionali del pallone che, una volta tanto, spegneranno la tv per vedere dal vivo i loro campioni di celluloide.

Giusto per inciso: se non lo sapete, il Benevento non è una società inventata a tavolino, come tante microscopiche e senza pubblico che spadroneggiano (anche) in A. Vi basti sapere il nome della loro bandiera, Carmelo Imbriani.

Ultimo, ma non peggiore, motivo per il quale sosteniamo il Benevento. La gaffe del capitano Lucioni, sbertucciata in lungo e in largo come l’unico “risultato positivo” dei sanniti in A. Ricordiamo ai lettori che il signor Lucioni rischia di passare un guaio serio perché ha usato una pomata. Non è tollerabile il trattamento cui è stato sottoposto dai soloni e dai buontemponi. I soliti forti con i deboli e deboli con i forti, garantisti con i grandi, giustizialisti con i piccoli.

Voler rinfrescare l’immagine frustra del pallone pigliandosela col capitano di una squadretta risultato positivo a un principio attivo che non usano più manco gli atleti della Ddr che l’hanno inventato è da volgari sciacalli, lasciatevelo dire. Pigliatevela, se avete il coraggio, con quelle multinazionali dribblomani del pallone che c’hanno le scritte di beneficenza sulla maglia (pagate da chi?) e il vezzo di non pagare le tasse.

Perciò chiediamo ufficialmente alla Cenerentola del campionato di strozzare in gola a tutti i principini dello sportivamente corretto i loro bei proclami, i loro curiosi vezzi, le loro interessanti sentenze. Regalaci una salvezza tiratissima, all’ultimo minuto, all’ultimo secondo. Falli incazzare tutti. Strega, sei. E Strega torna a essere: malvagia e implacabile.

@barbadilloit

Alemao

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