Ciclismo. Peter Sagan trionfa a Bergen ed entra nella storia (senza tv)

saganNon c’è due senza tre si diceva. Dopo gli allori di Richmond 2015 e Doha 2016, ecco Bergen 2017. Li dove non erano riusciti campioni del calibro di Merckx, Binda, Freire, Argentin, è riuscito questo giovane slovacco. Ventisette anni, assolutamente straripante nello stile ma campione vero, sia dentro che fuori le strade. Dentro perchè vince, con una maestosa volata, grazie al proverbiale colpo di reni, battendo l’idolo locale Alexander Kristoff. Fuori, perchè il primo pensiero è andato subito a Michele Scarponi, cui ha dedicato l’alloro appena conquistato. Sebbene Peter Sagan partisse da favorito, indiscusso, il suo successo non è stato affatto facile. A rendergli più difficile l’impresa, una condizione non eccellente e soprattutto, una squadra non certo irresistibile; e infatti, come spesso accade, lo slovacco ha dovuto fare tutto da solo, sgomitando nel prendere le ruote giuste al momento dello sprint finale.

La cronaca
Buona parte dei 267.5 km totali, sono apparsi piuttosto sonnacchiosi. Sin da subito era apparsa chiaramente l’impossibilità di fare corsa dura. Già un anno fa il Ct della nazionale azzurra, Davide Cassani, aveva predetto l’arrivo in volata di un gruppo composto da una cinquantina di unità. Ripresa la classica fuga iniziale, della quale l’elemento più noto era il costaricano Amador, la miccia si è accesa ai meno settanta dal traguardo con una serie di scatti e controscatti. Protagonisti Wellens (Belgio), il nostro De Marchi, De La Cruz (Spagna), Pantano (Colombia), Boom (Olanda), Haig (Australia), Eiking (Norvegia) e Haller (Austria). Terminato in un nulla di fatto anche questo tentativo, ci ha provato un altro olandese, Dumoulin, fresco campione a cronometro. Anche questo tentativo, nonostante abbia decimato il gruppo, si è rivelato subito vano. Alla fine, l’unico momento, in realtà, in cui sembrava che si potesse scongiurare la volata, è avvenuto ai meno dieci. Tra uno scatto velletario ed un altro, ecco formarsi una coppia al comando: Alaphilippe e Moscon. Peccato che la mancata collaborazione tra il francese e l’italiano, non abbia portato a risultati sperati perchè, questqa sembrava davvero l’azione giusta. Alla fine, con il gruppo compatto e l’inevitabile volata, vince Sagan su Kristoff. Terzo arriva l’australiano Michael Matthews. Solo quarto iol nostro capitano Matteo Trentin.

Gli azzurri
Un capitolo a parte merita la nazionale di Cassani, la più forte degli ultimi quattro anni. Azzurri che tornano da Bergen con un brodino, un quarto posto che non interrompe il digiuno di medaglie che dura ormai dallo storico mondiale 2008. Peccato perchè gli azzurri avevano corso in modo accorto, controllando nel gruppo e muovendosi (forse però un pò tardivamente) in contropiede, nel tentativo ai meno dieci dal traguardo con Moscon che, nonostante una caduta, aveva ancora la giusta gamba. Ottima condizione sulla quale poteva far affidamento anche il nostro capitano Matteo Trentin, uscito fortissimo dal Giro di Spagna. Proprio per questo, alla fine, non possiamo essere minimamente soddisfatti.

Conclusioni
Tutto sommato, comunque, è stato un bel mondiale. C’è da dire, tuttavia, che il percorso non era certo impossibile: l’unico strappo serio, la salitella di Salmon Hill, non poteva bastare per  rendere la corsa dura. Gli spettatori poi, sempre numerosi e calorosi, in una cornice pittoresca e caratteristica come la città di Bergen. Cattedrali nel deserto come Dohna, sembrano ormai un lontano ricordo. Peccato solo che ai meno tre dall’arrivo sia saltato il circuito televisivo internazionale: una grave lacuna, che non può però oscurare una perfetta organizzazione.
Arrivederci dunque, all’anno prossimo: Innbruck 2018

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Lorenzo Proietti

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