L’anniversario. Quando le bombe degli angloamericani distrussero Isernia nel ’43

La statua che commemora il bombardamento che distrusse Isernia (da wikipedia)
La statua che commemora il bombardamento che distrusse Isernia (da wikipedia)

Il 10 settembre 1943 doveva essere un giorno di festa per la città di Isernia. Due giorni prima, infatti, il maresciallo Badoglio, rappresentante del Regno d’Italia (o di ciò che ne rimaneva), aveva firmato un armistizio con gli anglo-americani. Fu invece il giorno più terribile della storia isernina.

Quel dieci settembre di 74 anni fa. 

Quando a Isernia si scrive o si pronuncia il 10 settembre, un brivido percorre la schiena dei suoi abitanti. Anche se sono passati decenni e le vecchie generazioni hanno lasciato il posto alle nuove, il ricordo personale e familiare del tragico bombardamento di Isernia è ancora vivo. Tante famiglie hanno subito gravi perdite, sia materiali che affettive. Per una piccola cittadina certe ferite lentamente guariscono. Un monumento alle vittime di quel tragico giorno consacra la loro memoria e ogni anno la città si stringe nelle celebrazioni civili e religiose.

Una pioggia di bombe

Il 10 settembre del 1943 a Isernia piovve, ma non acqua bensì bombe. La notizia dell’armistizio di due giorni prima aveva rincuorato gli isernini: finalmente la guerra era finita e gli anglo-americani avrebbero riportato la serenità in città e nelle campagne circostanti. Al contrario gli aerei inglesi e americani portarono morte e distruzione. Gli abitanti sventolavano fazzoletti bianchi e acclamavano i liberatori, vedendo gli aeroplani all’orizzonte: gli aerei erano invece in assetto da guerra, ma gli abitanti di Isernia non compresero cosa stesse accadendo. Dalle 10.20 alle 10.25, in soli cinque minuti, i bombardieri sganciarono sulla città 384 bombe da 500 libbre. Il lettore può immaginare cosa accadde. Due terzi della città vennero distrutti e le vittime si contarono a migliaia. Fu il caos e per giorni la situazione rimase in stallo.

Le ragioni di un massacro

Gli anglo-americani, in fatto di stragi, non furono da meno dei tedeschi. C’è da dire che Isernia occupava una posizione strategica fondamentale: era a pochi chilometri dalla linea Gustav e le sue infrastrutture (viadotti, la linea ferroviaria…) permetteva rapidi spostamenti dal Mar Adriatico al Mar Tirreno e viceversa. Si spiegò l’accaduto con la strategia militare: era necessario tagliare le vie comunicazioni che passavano per Isernia, sabotando la ritirata tedesca. Paradossalmente il centro abitato fu distrutto e il viadotto Cardarelli, il principale ponte isernino, rimase in piedi.

Gli isernini hanno sempre voluto ricordare e conservare la memoria di ciò che avvenne. La speranza è che altri episodi simili possano essere un giorno ricordati degnamente.

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Alfredo Incollingo

Alfredo Incollingo su Barbadillo.it

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