Aeronautica. ONFA: da Loreto ai nostri giorni. Breve storia di un ente antico

pic001Schierati, rinchiusi in cappotti più grandi di loro; spadino di lato e berretto ben ritto in testa perché, forse, troppo giovani per calarselo sulle “ventitré”. La foto pare uscita da un archivio polveroso, di quelli che conservano per decenni ricordi di un’Italia che, a colpi di guerre, cambi di governi, boom e crisi economiche cambia con la velocità del vento, pur non sempre riuscendo a somatizzare i cambiamenti stessi. Ragazzini abbigliati come adulti: sono i bimbi di ONFA, Opera Nazionale Figli Aviatori, un ente che esiste dagli Anni ’20 (la Regia Aeronautica nasce nel 1923) e che si occupa di un’infanzia che reca con sé due pesi, quello della perdita del genitore e quello, non meno duro per un bambino, di mostrarsi all’altezza del nome.

Alcune pagine del nostro passato prossimo sono state dimenticate, come i volti e le tragedie di migliaia di italiani portati via da conflitti lontani o da situazioni che, non sempre, ospitano le prime pagine dei giornali. Ma a distanza di 9 decenni dalla costituzione (fra le immagini che la raccontano anche una, suggestiva foto di Umberto Nobile, 1926),  ONFA continua ad esistere e ad operare… ma non più nella sua sede storica, lo splendido complesso di Loreto (fino al 1988 sede dell’Opera, oggi CenForAvEn), mantenendo tuttavia intatto lo spirito originario, cioé seguire fino alla maggiore età (o fino ai 27 anni nel caso di studenti universitari) i figli del personale dell’Arma Azzurra caduto o, si legge nello statuto, con grave invalidità.

Ed essendo, per fortuna, cambiato lo scenario geopolitico il numero di assistiti è chiaramente inferiore rispetto al passato, ma comunque importante poiché, all’aiuto materiale, affianca la profusione del senso di appartenenza alla Nazione e del rispetto per lo Stato e per le Istituzioni.

Esiste anche un’associazione degli ex ONFA, ANCEAO, molto attiva nel tramandare storia e funzione di una struttura sorta “in un’epoca in cui appartenere al mondo del volo significava far parte di un’elite” e capace di essere “sempre Ia prova della solidarietà  originale d’un ambiente di singolare omogeneità di cultura e modo d’intendere Ia ‘famiglia’ ” come ricorda un allievo.

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