Il caso (di G.Cappelli). L’infermiera che ha vinto la lotteria milionaria e i 5 minuti di popolarità

14741548_GMa quant’è allegra Mavis L. Wanczyk, nella foto sopra. E chi non lo sarebbe al posto suo? Infermiera al Mercy Medical Center di Chicope, in Massachusetts — uno dei posti più uncool d’America —, l’altro giorno uscendo dal lavoro con l’ amico pompiere, s’è fermata a una di quelle stazioni di servizio celebrate da Sam Shepard in Motel Chronicles, e a cinquantatré anni, età in cui tutti i sogni sembrano ormai sfumati, ha saputo d’aver vinto quasi ottocento milioni di dollari, ovvero la più grande vincita nella storia della lotteria Powerball, la più importante d’America.

Ma chi al posto di Mavis avrebbe fatto quello che lei ha fatto contravvenendo a ogni regola del vincitore perfetto, ed esponendosi dunque alle minacce di qualsiasi delinquente; anche quello più di bassa tacca?

Le regole

Ma vediamole queste regole. Regola A: mai farsi scoprire. Invece Mavis è in macchina col pompiere. Parlano proprio del Powerball e di come sarebbe fantastico vincere. Si fermano al motel per un caffè e lei, distrattamente, tira fuori la matrice e guarda sul tabellone i numeri estratti. Catatonica sillaba so-no-i-mie-ihh. Il pompiere la fissa. Là per là pensa alla tipica battuta di chi vuol far credere d’averla, alla fine, sfangata. Ma Mavis è come in trance. Allora le sfila il biglietto dalle mani. Fa’ vedere, dice. E vede. Vede che sì, Mavis ha vinto sul serio. Non solo: è l’unica vincitrice. Ha letteralmente sbancato la lotteria. Ed è un’emozione troppo forte per chiunque, figuriamoci per Mavis, infermiera al reparto maternità nel posto più sfigato d’America, che adesso è sotto choc e, come un automa, segue l’amico che la deposita a casa, ancora incredulo.

Regola B del vincitore perfetto: continuare la propria vita come se nulla fosse. Invece cosa fa l’infermiera Mavis appena il giorno dopo. Chiama il suo capo e trionfante annuncia: «Da oggi, non mi vedi più». Quello se la ride. Pensa al post che lei ha pubblicato qualche tempo prima su Facebook. «Ho bisogno di una vacanza. E per vacanza intendo: andare via e trovare un nuovo lavoro su una spiaggia. Con molto rum», ha scritto. È la solita pazza, pensa. Non sa il poveruomo, come presto saprà dai giornali che lei improvvidamente subito dopo avverte, della vincita immane e che presto il rum, potrà farselo versare da un maggiordomo personale sulla spiaggetta della sua isola privata, magari in Micronesia visto che, anche dopo aver pagato le tasse, la signora Wanczyk vale più del Prodotto interno lordo di tutta intera la Micronesia.

Regola C: farsi pagare la vincita spalmandola negli anni. Ma Mavis, nonostante il parere contrario del suo avvocato, vuole tutto e subito. E lo urla in tivvù. I delinquenti, soprattutto quelli di bassa tacca, alzano i calici, felici. Ma perché poi questa donna di più di cinquant’anni, vedova e madre di due figli, e dunque con una certa esperienza della vita e dei suoi pericoli, contravvenendo a queste regole basilari ha deciso di esporsi ai rischi che comporta il far saper al mondo che si è diventati immensamente ricchi? La risposta ce la dà il suo conterraneo Andrew Warhola, che era poi il vero nome di Andy Warhol, col suo teorema sui «quindici minuti di popolarità», che ancora illustra alla perfezione l’importanza di divenire famosi nell’epoca televisiva e che trova un’ulteriore esplicitazione nel dialoghetto tra Damien Hirst, forse l’artista più pagato e celebre al mondo, e il di lui figlioletto. «Vuoi sapere quanti soldi guadagno?». «No, dimmi come si diventa famosi». «A soli 9 anni» commenta Hirst, «mio figlio ha capito che la fama è un desiderio più potente del danaro». Divenire famosi è la cosa che più ti avvicina all’immortalità. Anche, se, come in questo caso, alzando di molto il rischio di mortalità. (dalla pagina Fb di Gaetano Cappelli)

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Gaetano Cappelli

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