Anche Borsellino parla, e con il dolore nel cuore: «Io so che nel 1988 doveva prendere il posto di Caponnetto come consigliere istruttore e gli preferirono Meli. Poi tentò d’andare al Csm e non ce la fece. Non voglio parlare di nemici, però le cose sono andate in questo modo. Tragga lei le conseguenze».
Alla domanda di Andrea Purgatori “Giovanni Falcone è stato ammazzato per quello che aveva fatto o per quello che avrebbe potuto fare? Per le sue indagini o per la Superprocura?”, Borsellino risponde: «Per quello che aveva fatto, sicuro. Per la sua capacità, la sua volontà. Sarà pure un’osservazione elementare ma per il momento io proprio non riesco a fare che osservazioni elementari. Certo per le organizzazioni mafiose c’era anche qualcos’altro e di estremamente pericoloso che Falcone poteva fare. Lei sa benissimo che si era parlato di lui come candidato alla Superprocura ma era circolata intensamente anche una voce che lo dava candidato in una soluzione tecnica come ministro dell’Interno».
Falcone ministro dell’Interno, dunque. Riuscite a immaginare che effetto avrebbe fatto in certi ambienti? La Superprocura, poi. Martelli, ospite della trasmissione di Giuliano Ferrara “L’istruttoria”, della Superprocura nascente dice: «Bisogna riaprire i termini del concorso alla carica di superprocuratore. Ci sono decine di magistrati validi e capaci che non avevano presentato domanda per concorrere alla carica. Non lo avevano fatto perché davano per scontato che nessuno meglio di Falcone fosse adatto per quel ruolo».
Troppi intrecci, troppi interessi, troppe paure: ridurre Falcone a semplice omicidio di mafia diventa ogni giorno di più irreale.