Calcio. L’insostenibile banalità del futbol moderno: Neymar e il cuore al Psg

NeymarPoi dice che uno li manda tutti al diavolo. Neymar si presenta a Parigi dicendo che la sua è stata una scelta di cuore. E ci svela, ancora una volta, che la comunicazione nel calcio è stantia, bassamente emozionale, triste perché già priva di ogni barlume di originalità diventa pure sfacciatamente ruffiana.

O Ney (già questo dovrebbe far riflettere: per soprannome gli hanno dato lo storpiamento del titolo concesso a Pelé, O Rey) s’è presentato in pompa magna. Da condottiero innamorato.

 A Barcellona, dice, è stato bene ma non vede l’ora di vincere trofei con i nuovi compagni; è stato il cuore a fargli accettare un ingaggio da trenta milioni di euro annui. Pagati direttamente dallo Stato del Qatar. Ah, c’è rimasto male se in Catalogna l’hanno riempito d’insulti. Perché lui mica s’è trasferito per soldi!

“Parigi è la mia nuova casa, sto vivendo un sogno”. E poi annuncia: “La sfida è la Champions ma voglio vincere tutti gli altri trofei”. Cioé la Ligue 1 e la Coppa nazionale, si presuppone.

Inutile sottolineare che sono queste le dichiarazioni che piacciono ai tifosi, che rassicurano i calciofili, che incendiano i cuori. Roba da guitti, da rockstar spennata che si autoincensa sul palco dell’ultimo oratorio delle Eolie. Dai, ma chi vuoi che ti creda?

Ecco, le dichiarazioni di Neymar sono la prima (attendibilissima) delusione. Varrà pure 250 milioni (e rotti) di euro ma resta un campione di banalità.

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Careca

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